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Taranto

“Pensavo mi avrebbe ucciso. Non so quante mazzate mi ha dato", il video shock dell'operatore 118 aggredito

Le parole dell'uomo che ha rischiato la vita per salvare un paziente. Il documento della Cgil

Ambulanze del 118 - archivio

Ambulanze del 118 - archivio

Parla l'operatore del 118 aggredito. Il video della Cgil di Taranto

TARANTO  - “Pensavo mi avrebbe ucciso. Non so quante mazzate mi ha dato. Siamo soli. Siamo troppo soli. E ora non ce la faccio più, mi dispiace.” È il racconto agghiacciante, affidato con voce rotta alla Funzione Pubblica CGIL di Taranto, dell’operatore del 118 aggredito a Palagiano mentre tentava di soccorrere una persona coinvolta in una lite familiare.

L’episodio è avvenuto nel tardo pomeriggio di ieri, intorno alle 17.30, in una zona rurale del territorio comunale. Il soccorritore, insieme a una collega, era intervenuto su richiesta dei familiari dell’uomo, che, secondo quanto riferito, avevano allertato anche le forze dell’ordine. Ma l’aggressione è esplosa prima che gli agenti potessero raggiungere il luogo. A colpire con violenza brutale è stato proprio l’uomo che l’equipaggio era giunto ad aiutare.

Il lavoratore del 118 ha riportato fratture al cranio, al naso e al costato, ed è in stato di shock. L’ambulanza è stata devastata. Per paura di ulteriori ritorsioni, ha scelto l’anonimato, ma le sue parole, riportate dal segretario della FP CGIL Taranto Mimmo Sardelli, raccontano un dramma che va ben oltre le ferite fisiche.

Solo 48 ore prima, a Taranto, un altro equipaggio del 118 era stato aggredito con un coltello. Una sequenza inquietante di episodi violenti, che mette in luce la fragilità di un sistema che, proprio mentre dovrebbe garantire sicurezza e soccorso, espone i suoi operatori a rischi crescenti.

Chi lavora ogni giorno per salvare vite non può farlo temendo per la propria – ha dichiarato Sardelli –. Questi episodi sono la prova di una realtà ormai fuori controllo. Non possiamo più accettare che i nostri iscritti siano mandati allo sbaraglio senza protezioni, senza garanzie, senza supporto.”

Alla denuncia si unisce Alessio D’Alberto, segretario provinciale della categoria, che rilancia la richiesta di un intervento immediato da parte delle istituzioni. “Serve un tavolo di crisi aziendale con la ASL Taranto e una convocazione urgente in Prefettura – spiega – che coinvolga forze dell’ordine, autorità sanitarie e organizzazioni sindacali. È impensabile continuare a operare in queste condizioni”.

La FP CGIL Taranto sottolinea che sempre più spesso gli equipaggi si trovano a operare in contesti ad altissimo rischio senza personale medico a bordo, come previsto da molti modelli organizzativi dell’emergenza, e in totale solitudine davanti a situazioni potenzialmente pericolose.

L’aggressione di Palagiano riaccende i riflettori su una piaga che non può più essere ignorata. “Non bastano parole di circostanza e attestati di solidarietà – ribadiscono i due segretari –. Occorrono protocolli certi, presidi di sicurezza e strumenti efficaci. È in gioco non solo l’incolumità fisica, ma anche la dignità professionale di lavoratrici e lavoratori che ogni giorno sono in prima linea.”

Il sistema dell’emergenza territoriale rischia di implodere, non solo per mancanza di risorse o personale, ma anche per l’abbandono istituzionale in cui versa chi, quotidianamente, garantisce il primo anello dell’assistenza sanitaria. Le aggressioni, dicono i sindacati, sono solo la punta dell’iceberg di un malessere strutturale che richiede una risposta forte, decisa, coordinata.

Intanto, tra i corridoi degli ospedali e nei piazzali delle postazioni 118, cresce la paura. Ma anche la rabbia. “Non possiamo restare in silenzio mentre i nostri colleghi vengono picchiati, minacciati, insultati” – si legge in una nota interna della FP CGIL –. “Vogliamo risposte. Vogliamo tutele. Vogliamo lavorare senza dover temere per la nostra vita”.

La richiesta è chiara: rendere sicuro il lavoro di chi soccorre, affinché nessuno debba più sentirsi solo di fronte alla violenza.

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