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Taranto

«Senza Accordo di Programma sfuma la decarbonizzazione»

Acciaierie d'Italia, l'allarme dell'associazione Aigi

L'ex Ilva

L'ex Ilva

"La de-carbonizzazione della fabbrica siderurgica e la sostenibilità economica della stessa sono le due facce della stessa medaglia. I due punti di una medesima retta. Senza l’uno non può esserci l’altro. E viceversa. L’Accordo di Programma sull’ex Ilva, varato dal Governo nelle ultime ore, vagliato dagli enti locali, dovrà avere questo come presupposto. Come principio fondante. La ritrovata pace sociale tra tutti gli attori coinvolti: i diversi livelli istituzionali, le associazioni di categorie, le organizzazioni ambientaliste. Un coinvolgimento ampio – e plurale – nel processo decisionale, insomma, senza fughe in avanti da parte di nessuno".

E' quanto si legge in una nota dell'associazione Aigi, che raggruppa diverse imprese dell'indotto siderurgico tarantino.

"Si abbandonino speculazioni e temporeggiamenti da campagna elettorale: quelle già celebrate; e quelle che dovranno tenersi nel prossimo autunno. Si sleghi la vicenda di Taranto dai meri interessi di parte. Si prenda atto del fatto che, diversamente da quanto registrato nel passato, non si parte certo dall’anno zero per quel che concerne gli interventi di sostenibilità ambientale effettuati nella fabbrica. Che tanto è stato fatto; che molto altro dovrà ancora essere portato a compimento. E che nessun serio processo di de-carbonizzazione potrà mai realizzarsi dall’oggi al domani" continua l'associazione.

Per Aigi, "chiamarsi fuori dall’Accordo di Programma da parte di qualcuno dei soggetti interessati, come alcuni rumors giornalistici vanno rilanciando in queste ore, significa ritardare ancora una volta la soluzione del problema. Destinarlo ad un immobilismo pericoloso. E spegnere sul nasce il sogno prossimo venturo di una fabbrica de-carbonizzata. I grandi processi industriali, specie quelli che attraversano una cruciale fase di transizione, di trasformazione dei meccanismi di processo e di prodotto, necessitano di programmazione. Di valutazioni compiute con i piedi ben saldi per terra. Di un approccio improntato alla serietà. Siamo stanchi dell’improvvisazione, dei repentini – e umorali – cambi di passo. Di un’impresa tirata per la giacchetta perché a vincere sia, sempre e comunque, il caos. Il disfattismo parolaio. Siamo stufi delle navi-rigassificatrici che un giorno dobbiamo farle arrivare e l’altro bisogna mandarle vie. Della produzione che oscilla sui milioni di tonnellate di acciaio da realizzare ogni due per tre. Delle imprese dell’indotto trattati come i partenti poveri della compagnia. Se non siamo in grado di mantenere, sull’argomento, la più volte invocata pace sociale si cambi registro. Si guardi altrove. Lo Stato faccia lo Stato. Si vari una legge speciale per Taranto. Dotando il decisore di poteri eccezionali. La nostra zona rossa di pericolosità è stata abbondantemente oltrepassata".

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