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Bari

Xylella e scarsa informazione: la protesta dei "Consumatori Italiani"

Il portavoce dell'associazione dei consumatori: “Diritti calpestati, nessuna comunicazione reale, procedura opaca e lesiva”

Gli ulivi colpiti da xylella a Minervino Murge

Gli ulivi colpiti da xylella a Minervino Murge

BARI – È ufficiale l’istituzione da parte della Regione Puglia di una nuova area delimitata per contrastare la diffusione della Xylella fastidiosa sottospecie pauca. Il nuovo focolaio, di natura puntiforme, è stato individuato in agro di Minervino Murge, nel territorio della provincia di Barletta-Andria-Trani, e riconosciuto attraverso gli strumenti previsti dal Regolamento europeo 2020/1201. Intorno alla pianta risultata positiva è stata definita una zona infetta del raggio di 50 metri, a sua volta circondata da una zona cuscinetto di 2,5 chilometri, come stabilito dal piano fitosanitario regionale per l’eradicazione tempestiva del patogeno.

Il documento che istituisce formalmente la zona è stato dichiarato immediatamente esecutivo, con la pubblicazione della cartografia ufficiale e dei riferimenti catastali sui portali della Regione e del sito dedicato all’emergenza Xylella. Tuttavia, su questo punto si accende la polemica.

Secondo Rocco Suma, portavoce di Consumatori Italiani, la comunicazione da parte della Pubblica Amministrazione sarebbe stata insufficiente, poiché limitata alla pubblicazione delle delibere sugli Albi Pretori dei Comuni interessati e sul Bollettino Ufficiale Regionale. Una modalità che, secondo Suma, non garantisce affatto un’informazione tempestiva e trasparente ai cittadini direttamente coinvolti. “Non si può pensare – afferma – che un provvedimento così impattante possa passare inosservato tra le pagine dei pubblici proclami. I proprietari devono essere informati in modo diretto, chiaro e personale”.

Nel mirino anche una precedente delibera dirigenziale, la numero 00188 del 12 dicembre 2024, che aveva già disposto un vero e proprio esproprio di fatto delle piante e delle aree ritenute contaminate, indicando tempistiche e modalità di bonifica e riservandosi, in caso di mancata esecuzione da parte dei privati, la facoltà di intervenire d’ufficio.

Secondo la denuncia di Consumatori Italiani, molti proprietari dei terreni del nord barese e della BAT si sono visti recapitare intimazioni alla distruzione di piante e arbusti senza informazioni chiare, né sull’identificazione delle specie da sradicare né sulla destinazione finale delle piante rimosse. “Si parla di eradicazione – sottolinea Suma – non di semplice abbattimento. Dove finiscono gli esemplari estirpati? Vengono bruciati? Triturati? Distrutti altrove?”.

Critiche sono state espresse anche sul metodo d’indagine utilizzato per identificare gli alberi infetti. “È lecito domandarsi se siano stati effettuati prelievi nei terreni senza autorizzazione o, peggio, in assenza dei proprietari. O, se invece, come si racconta, ci si sia affidati a rilievi aerei, con la pretesa di riconoscere da lontano le piante malate”.

L’azione regionale viene anche accusata di disattendere pratiche tradizionali di contrasto fitosanitario, come la defogliazione e l’irrorazione a base di piretro, tecniche storicamente adottate in Puglia e ritenute più sostenibili. “È paradossale – afferma il portavoce – che una terra con il più alto numero di ulivi millenari, molti dei quali riconosciuti come beni UNESCO, si arrenda così facilmente allo sradicamento”.

La questione, denuncia Suma, tocca anche un modello di sviluppo sostenibile e di valorizzazione turistica come quello del “turismo arboreo”, tanto diffuso nei Paesi anglosassoni, in cui l’adozione simbolica di alberi secolari è vista come atto di trasmissione culturale alle generazioni future.

Sul piano tecnico, vengono sollevati dubbi anche di carattere scientifico, considerando che una parte della letteratura non condivide le scelte drastiche adottate, soprattutto in assenza di segnali di una reale emergenza sanitaria. “A meno che – ipotizza polemicamente Suma – non ci siano ragioni diverse dietro questi interventi. Ricorda un po’ la gestione delle autopsie durante la pandemia da Covid-19: vietate, quando erano fondamentali per capire”.

Il portavoce di Consumatori Italiani chiude con una dura riflessione di carattere giuridico e costituzionale. A suo dire, l’intero impianto amministrativo che regola la gestione della Xylella finisce per calpestare i diritti fondamentali dei cittadini, come la proprietà, il lavoro e il diritto alla trasparenza e alla conoscenza. “Lo Stato – afferma – deve essere il primo a piegarsi al rispetto delle leggi e non può legiferare concedendosi privilegi che ai cittadini vengono negati”.

Infine, l’associazione rilancia un interrogativo che tocca anche i consumatori: quali garanzie offrono gli oli importati da altri Paesi? Chi controlla che vengano rispettate le stesse regole in materia di tutela del lavoro e di uso dei fitofarmaci? “Dietro la complessità del linguaggio burocratico – conclude Suma – si nasconde spesso una macchina che non è più al servizio del cittadino, ma che lo marginalizza. E questo non può più essere accettato”.

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