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Taranto

La crisi delle cozze. Ma si punta sulla produzione "settembrina"

Colloquio con Vincenzo Guarino, segretario provinciale della Uila Pesca

Vincenzo Guarino

Vincenzo Guarino

Le cozze tarantine? In modeste quantità sui banchi di pescherie e mercati rionali. Tale situazione, com'è noto, è dovuta al caldo dello scorso anno che ha falcidiato sia il prodotto adulto sia del seme. Perciò bisogna accontentarsi di quanto proviene dall'estero (Spagna e Grecia) o dagli allevamenti nazionali (come quelli di Chioggia e Lesina).

Ne parla Vincenzo Guarino, segretario provinciale della Uila-Pesca: "Le cozze nostrane in circolazione sono quelle sopravvissute alla moria dello scorso anno. Su una produzione potenziale di 14.000 tonnellate, le calure del 2024 hanno falcidiato il settanta per cento del prodotto adulto e il novanta per cento del novellame. Della produzione superstite, nel 2025 è rimasto appena il cinque per cento derivato dalla crescita della semenza del 2024. Poca, pochissima roba, come si può comprendere, molto ricercata dagli intenditori".

"Invece il seme del 2025 sta crescendo bene – continua – probabilmente perché nel Mar Piccolo non c'è sovraffollamento di produzione, così che il seme, giovandosi di maggiori spazi, può ricevere un maggiore apporto di ossigeno; alcuni produttori confidano anche in una aumentata resistenza al caldo. Perciò, tranne eventi atmosferici eccezionali (come le temperature torride dello scorso anno) non è azzardato prevedere il ritorno delle cosiddette 'cozze settembrine', piccole ma di ottima qualità, non largamente commercializzate, ma certamente vendute in zona: l'ideale per spaghettate e risotti. E poi, con l'ulteriore crescita del prodotto che rimarrà in mare, l'anno prossimo la produzione dovrebbe tornare alla normalità, come tutti speriamo".

Nel frattempo la categoria conta su una risoluzione in tempi ragionevoli delle problematiche che, con effetti disastrosi, si trascinano da anni. "Il problema cardine – afferma il segretario della Uila-Pesca – riguarda la bonifica del primo seno che si può realizzare nel medio e nel lungo periodo mentre quella più adeguata ed immediata riguarda la decontaminazione, il cui progetto è in corso di approntamento da parte del commissario per le bonifiche, Cnr, Asl e Comune".

L'accento viene posto, a questo proposito, anche sull'individuazione di aree per lo spostamento della produzione in zone di Mar Grande che dovranno essere attrezzate per lo stoccaggio e che possano permettere una naturale stabulazione del prodotto allevato nel primo seno, così da poter superare i limiti imposti dall'ordinanza regionale 188 del 25 marzo 2016.

Vincenzo Guarino confida, infine, in un'attenta vigilanza da parte degli organi competenti relativamente ai mitili provenienti da altri mercati, che attualmente sopperiscono alla mancanza delle cozze tarantine, affinchè sia rigorosamente fatto rispettare il divieto di reimmersione nel Mar Piccolo. "Massima attenzione – conclude – dovrà essere riservata alla tracciabilità, per evitare che mitili di altra provenienza vengano spacciati per nostrani. Insomma, bisogna preservare per valorizzare. La cozza tarantina, infatti, non è soltanto un'eccellenza gastronomica, apprezzata per la sua inconfondibile dolcezza e sapidità, ma rappresenta un autentico simbolo identitario della nostra città e del suo legame millenario con il mare: un patrimonio culturale e sociale che racconta la storia, le tradizioni e il saper fare di generazioni di mitilicoltori e che merita di essere valorizzato e tutelato come segno distintivo del territorio".

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