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L'ex Ilva

Acciaierie d'Italia, il Ministero replica ai magistrati

La questione relativa agli interventi sull'altoforno numero 1

Adolfo Urso

Adolfo Urso

Il Mimit risponde all'Associazione nazionale magistrati di Lecce - intervenuta in difesa della Procura di Taranto - e precisa in una nota che gli interventi richiesti per l'ex Ilva non sono stati ancora autorizzati.

Lo riporta l'agenzia Radiocor.

"Solo in seguito agli appelli pubblici del ministro Urso", intervenuto sabato 10 maggio, a Taranto per l'inaugurazione del Tecnopolo, "la Procura di Taranto autorizzava - a ben 57 ore dalla prima istanza e dopo 22 ore dalla seconda richiesta - solo alcuni degli interventi richiesti, escludendo espressamente le attività necessarie al colaggio dei fusi presenti nell'altoforno. Alla luce del tempo ormai trascorso e dell'impossibilità di procedere ora al colaggio dei fusi l'Afo 1 risulta compromesso. Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, nel sottolineare le gravi ricadute di quanto accaduto sia in termini produttivi che occupazionali, rileva dunque che l'autorizzazione al colaggio dei fusi, richiesta oltre 220 ore fa, non risulta ancora concessa".

L'agenzia riporta ancora che "non corrisponde al vero, precisa il Mimit, che siano trascorse 'appena 22 ore' tra la richiesta di colaggio dei fusi presenti nell'Altoforno 1, avanzata da Acciaierie d'Italia in A.S., e la relativa autorizzazione da parte della Procura di Taranto. Al contrario, sono trascorsi ben 9 giorni e l'attività non risulta allo stato ancora autorizzata.

La prima istanza di colaggio dei fusi è stata infatti presentata da AdI in sede di esecuzione del sequestro dell'impianto che si è concluso alle ore 5.45 di giovedì 8 maggio, all'indomani dell'incendio che ha interessato l'Afo 1. In tale occasione, il Capo Area Altoforni segnalava che l'altoforno era stato fermato 'senza un'adeguata preparazione' e che, se non si fosse operato il colaggio dei fusi entro alcuni giorni, il riavvio sarebbe stato impossibile.

Il giorno seguente, intorno alle ore 13.00 di venerdì 9 maggio (dopo circa 31 ore), veniva notificato ad AdI il provvedimento di convalida del sequestro probatorio emesso dalla Procura di Taranto, dalla quale la società apprendeva che nessuna delle istanze presentate era stata autorizzata, compreso il colaggio dei fusi.

Verso le 15.00 dello stesso giorno, in appena due ore, i legali di AdI trasmettevano alla Procura tarantina una nuova istanza, la seconda, alla quale veniva integralmente allegata la prima richiesta, dichiarando che restava un tempo residuo di 48 ore per consentire il colaggio dei fusi applicando le procedure ordinarie.

Lo stesso pomeriggio, alle 17.37, lo stesso ministro delle Imprese e del Made in Italy, Sen. Adolfo Urso, informava telefonicamente il Prefetto di Taranto - massima espressione dello Stato nel territorio - sulla situazione, esprimendo preoccupazione per il concreto rischio di una compromissione dell'altoforno.

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