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Il caso

Ex Ilva, l'Associazione Magistrati si schiera con la Procura di Taranto

La nota dell'Anm dopo le parole del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso

L'ex Ilva

L'ex Ilva

"Massima solidarietà e vicinanza ai colleghi della Procura di Taranto reiteratamente ed infondatamente accusati di avere diffuso notizie false in ordine alla ricostruzione degli eventi e alle determinazioni assunte all’indomani dell’incendio sviluppatosi all’interno dello stabilimento siderurgico di Taranto lo scorso 7 maggio 2025. Invero, a fronte di affermazioni, veicolate sui mass media locali e nazionali, anche da parte di esponenti dell'attuale governo, con le quali si addebitava agli organi inquirenti di aver determinato la chiusura dell’altoforno 1, con grave pregiudizio per la produzione e per i livelli occupazionali, in data 13 maggio il Procuratore della Repubblica di Taranto riteneva di diffondere un comunicato stampa in cui ricostruiva, con dovizia di particolari, tempi e modi dell’intervento della Magistratura, a fronte delle istanze presentate dai destinatari del provvedimento cautelare volte all’ottenimento dell’autorizzazione all’esecuzione di una serie di interventi sull’impianto AFO 1 oggetto di sequestro".

E' quanto si legge in una nota dell'Anm, l'Associazione Nazionale Magistrati.

Continua il documento: "Sebbene non sia questa la sede per entrare nel merito della complessa vicenda, occorre ribadire che le predette istanze involgevano la risoluzione preliminare di problematiche di natura tecnica che imponevano il coinvolgimento degli organi muniti delle specifiche competenze, ai quali le predette istanze, pertanto, venivano tempestivamente trasmesse perché esprimessero il loro parere. Non va dimenticato che l’incendio metteva in grave pericolo l’incolumità e la stessa vita dei lavoratori e degli altri soggetti presenti in quei drammatici momenti, taluni dei quali riportavano lesioni a causa dei detriti incandescenti da cui venivano colpiti. Pareri che, altrettanto tempestivamente forniti, consentivano agli organi inquirenti di rilasciare le autorizzazioni ben prima della scadenza del termine, peraltro assai breve (48 ore), unilateralmente fissato dalla controparte ed indicato come perentorio affermandosi, nella seconda delle suddette istanze, che “Il termine residuo utile per effettuare le operazioni richieste è di circa 48 ore dal presente momento”. Dovendosi sottolineare che l’autorizzazione veniva concessa a distanza di appena 22 ore dal deposito della richiamata istanza. Nessuna altra interlocuzione, se non quella documentata da apposite istanze scritte, pervenute all’Ufficio di Procura nelle forme e nei modi di legge, ha coinvolto gli organi inquirenti e i destinatari del provvedimento di sequestro. Particolarmente gravi, dunque, sono le accuse di ritardi, inerzie e peggio ancora di falsità addebitate alla Procura della Repubblica di Taranto con colpevole superficialità a fronte di eventuali responsabilità che andranno accertate nelle sedi opportune tenuto conto della gravità della vicenda che si è determinata il 7 maggio 2025 presso lo stabilimento siderurgico. Da ultimo si sottolinea che l’invito alla “collaborazione istituzionale”, auspicata da fonti del Governo, non può prescindere dal riconoscimento e rispetto reciproco dei ruoli, dovendosi ancora una volta ribadire che compito della Magistratura, in questo come in ogni altro caso posto alla sua attenzione, è quello di accertare i fatti e le singole responsabilità penali, anche - anzi soprattutto - nel superiore interesse dei diritti della collettività, primo fra tutti quello alla salute".

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