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Ingegneria
04 Aprile 2025 - 06:00
Il professor Gianluca Percoco; alle spalle la sede del Politecnico, al quartiere Paolo VI
Il Politecnico ha bisogno di una nuova sede. Più funzionale e più prestigiosa di quella al quartiere Paolo VI.
«Abbiamo diverse difficoltà», spiega al nostro giornale il professor Gianluca Percoco (nella foto), presidente del TTEC ossia responsabile della sede tarantina del Politecnico. «Ci sono problemi di manutenzione straordinaria alle caldaie, ci sono infiltrazioni nei soffitti, l’impianto elettrico è vecchio. Nella convenzione sottoscritta con il Comune è previsto che la manutenzione ordinaria sia di nostra competenza, mentre per quella straordinaria è lo stesso Comune che deve intervenire e purtroppo non è mai stato fatto nulla».
La sede, apparentemente moderna e funzionale, è, come detto, al quartiere Paolo VI, costruita nel 1990 nei pressi della Cittadella della Carità, nell’estremo versante est del quartiere. «Questa collocazione – aggiunge il professor Percoco – si è rivelata tutt’altro che funzionale. La nostra sede è infatti mal collegata con la città e non ha adeguata visibilità proprio perché si trova alla periferia di Paolo VI».
Ma vi è di più, perché la sede ospita anche alcune classi dell’Istituto Righi e questo ha comportato diversi problemi di convivenza: «Sono situazioni che rendono poco piacevole l’esperienza universitaria e questo è un peccato».
Negli anni scorsi, sindaco Melucci, sembrava che la soluzione fosse stata individuata in Città Vecchia, destinando al Politecnico il Palazzo Galeota e il Palazzo Delli Ponti. I lavori di adeguamento di quest’ultimo avrebbero dovuto essere finanziati in parte nell’ambito del Contratto Istituzionale di Sviluppo, che però è rimasto fermo, e in parte facendo ricorso al Fondo di Sviluppo e Coesione, ma nella prima tranche erogata non sono previsti soldi per questi interventi. I tempi, quindi, si prospettano piuttosto lunghi e questo crea problemi allo sviluppo del Politecnico. «Teniamo presente – aggiunge il professor Percoco – che qui a Taranto abbiamo due corsi, quello di ingegneria navale e quello dell’aerospazio, che a Bari non ci sono e quindi potrebbero essere molto attrattivi anche per studenti non di Taranto. La mancanza di una sede adeguata ci penalizza anche in questo senso, perché serve una sistemazione decorosa per attrarre studenti e docenti».
Negli ultimi mesi è emersa una nuova ipotesi: trovare spazio negli ex Baraccamenti Cattolica, dove ha già trovato accoglienza il progetto Calliope, la casa delle tecnologie emergenti. Insieme al Politecnico potrebbe nascere ai Bac una sorta di polo scientifico-tecnologico. Nulla vieta, però, di accarezzare l’idea di costruire una sede tutta nuova, magari nel piano di riqualificazione di Porta Napoli, area che potrebbe diventare strategica per la città.
Intanto il Politecnico continua a far registrare numeri positivi: circa trecento iscritti tra i corsi a Paolo VI e quelli tenuti a Mariscuola, dove è stato richiesto un corso di ingegneria informatica per militari e personale civile. Con una previsione, quindi, di un maggior numero di iscrizioni.
Ma c’è un aspetto che fa del Politecnico una eccellenza: l’altissima probabilità di trovare lavoro dopo la laurea. Su questo il professor Percoco è tranciante: «Solo chi decide di essere disoccupato resta senza lavoro. I nostri laureati ricevono richieste dall’Italia e dall’estero, Taranto è allineata a Bari e siamo l’ateneo con la percentuale di occupazione più alta in Italia».
Resta però il problema della sede: «Avere una sede più decorosa mobiliterebbe un maggior numero di studenti, si innescherebbero anche dinamiche legate al commercio, con l’apertura di nuovi locali. Insomma, una sede migliore per il Politecnico contribuirebbe a fare di Taranto una città più attrattiva».
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