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27 Marzo 2025 - 18:04
Piero Bitetti
No all’uomo solo al comando, recuperare il senso di comunità e nessun pregiudizio verso i cosiddetti “melucciani” («Non dobbiamo guardare la passato ma al futuro»). Piero Bitetti si è presentato con questi punti piuttosto significativi nella conferenza di presentazione ufficiale come candidato sindaco della coalizione di centrosinistra (Pd, Con, Europa Verde/Avs, Demos, Partito Liberaldemocatico, Azione, Socialismo XXI, Possibile) che si è tenuta giovedì 27 marzo.
Senso di comunità e no all’uomo solo al comando: un modo, detto fra le righe, per segnare la discontinuità con l’amministrazione guidata da Rinaldo Melucci che proprio su questi aspetti ha fatto registrare alcuni tra i suoi limiti più gravi: difficoltà di dialogo con pezzi importanti della città e con la sua stessa maggioranza. Con il risultato di essere stato sfiduciato per ben due volte.
«Noi – ha detto Bitetti - abbiamo un progetto per la città, le idee giuste e le competenze per garantire a Taranto il futuro che si merita. Su queste basi chiediamo fiducia agli elettori. Proprio perché ho grande rispetto dei tarantini, lancio un appello agli altri candidati sindaco: confrontiamoci sulle idee e sui programmi, con pacatezza e rispetto reciproco. Evitiamo di polemizzare tra noi perché semplicemente non serve alla città. Come sempre metterò al primo posto il dialogo, ma sia chiaro: non do lezioni di politica e di etica ma deve essere chiaro che non sono disposto a prenderle. Nella vita si cambia opinione: accade alle persone, succede ai movimenti politici e ai partiti. Ognuno fa il proprio percorso, ho rispetto per quello degli altri, pretendo analogo rispetto per la mia storia politica e personale».
Fondamentale il passaggio sugli ex sostenitori di Rinaldo Melucci: «Capisco la semplificazione giornalistica, ci sta. Ma a me piace parlare di persone. Tutti compiamo delle scelte, tutti possiamo sbagliare e, appunto, cambiare opinione. I toni da inquisizione non mi piacciono, non mi sono mai piaciuti, perciò non mi sento di crocifiggere nessuno. Del resto, sono tanti gli aspetti da valutare se vogliamo esprimere un giudizio sulla politica tarantina degli ultimi anni. Insieme ai partiti della mia coalizione faremo delle scelte, le argomenteremo e le proporremo ai cittadini. Saremo giudicati per ciò che vogliamo fare. La logica da amico-nemico non mi appartiene, questo è sicuro».
Bitetti ha anche assicurato che sono tuttora in corso «interlocuzioni» con movimenti e altre forze politiche, lasciando la porta aperta anche al Movimento. Cinquestelle, nonostante i pentastellati abbiano già ufficializzato una propria candidatura di bandiera, quella di Annagrazia Angolano.
Il candidato sindaco del centrosinistra ha rigettato anche la contrapposizione che sta animando il dibattito politico tra candidato politico e candidato della società civile: «Consentitemi di dirvi che trovo surreale, direi anche provinciale, questo modo di ragionare. Noi abbiamo bisogno di portare in consiglio comunale persone competenti, oneste e appassionate della politica. Ci sono politici bravi e meno bravi, stessa cosa per tutte le professioni. Attenzione quindi ad alimentare questa contrapposizione fasulla ceto politico-società civile: chi è bravo nel proprio lavoro ma non ha mai avuto esperienza politica non è detto che faccia bene al governo della città. L’ex sindaco, per dire, non era un politico di professione ed è stato mandato due volte a casa, finendo anzitempo il proprio mandato. Sicuramente nel suo lavoro era ed è molto bravo». Ragioni che valgono anche per l’altra stucchevole contrapposizione tra vecchio e nuovo: anche in questo caso l’esperienza di Melucci torna utile. L’ex sindaco era nuovissimo e preso dalla cosiddetta società civile, eppure è andata a finire come sappiamo.
In altre parole – questo il ragionamento di Bitetti – essere volti nuovi della politica e appartenere alla società civile non è affatto garanzia di capacità di governare con buon senso, competenza ed equilibrio una città complessa come Taranto. Da qui la conclusione: «Faccio politica da tanti anni, è vero. Ma questo per me non è un limite ma un punto a favore. Metto a disposizione della mia città l’esperienza maturata e le competenze che ho acquisito anche sul campo. Metto a disposizione il mio amore per questa città e la passione per la politica. Non sono parole, chi mi conosce bene può testimoniarlo». Ed ecco allora la sua Taranto ideale e il perché della sua volontà di fare il sindaco: «Per dedicarsi anima e corpo alla comunità occorrono grandi motivazioni e io credo di possederle. Però credetemi, ciò che più di tutto mi spinge a dedicare le mie giornate alla mia città è il desiderio di lasciare ai miei figli una città più bella, con più opportunità. Una città con una migliore qualità della vita, una città coesa dal punto di vista sociale, una città europea in cui si sceglie di vivere e dunque di rimanere. Se riuscissimo a fare questo, beh, allora vorrà dire che abbiamo fatto la scelta giusta».
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