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L'ex Ilva
27 Marzo 2025 - 15:46
Acciaierie d'Italia, arriva l'ok alla trattativa con Baku Steel
Disco verde alla trattativa. Il ministero delle Imprese e del Made in Italy, su indicazione del ministro Adolfo Urso, ha autorizzato i Commissari straordinari di Acciaierie d'Italia in Amministrazione Straordinaria e di Ilva in Amministrazione Straordinaria ad avviare una "negoziazione in via preferenziale" con la cordata azera guidata da Baku Steel Company e Azerbaijan Business Development Fund.
Il ministro Urso
A comunicarlo lo stesso ministero, specificando che il via libera giunge in seguito alla richiesta pervenuta il 21 marzo scorso dalle due terne commissariali di Acciaierie d'Italia in As e di Ilva in As e al parere favorevole espresso dal Comitato di Sorveglianza.
"La questione di chi subentrerà alla gestione commissariale è una partita che si discute con il sindacato, non è una partita che può discutere qualcun altro": parole di Loris Scarpa, responsabile nazionale siderurgia della Fiom Cgil, commentando la decisione del ministero delle Imprese e del made in Italy di autorizzare i commissari straordinari di Acciaierie d'Italia in As e di Ilva in As ad avviare una negoziazione in via preferenziale con la cordata azera guidata da Baku Steel company e Azerbaijan business development fund per l'acquisizione degli impianti del gruppo.
Loris Scarpa
"Baku - aggiunge Scarpa - non può pensare che non esiste il sindacato in Italia, perché esiste e si fa anche valere. Questa discussione deve essere fatta con il sindacato". Nei giorni scorsi l'associazione Giustizia per Taranto aveva riportato come "Baku steel ha offerto 1,1 miliardi di euro, compresi i 500 milioni per il magazzino e in più ha promesso 4 miliardi di investimenti per il piano industriale e ambientale. Ora trapela che, oltre a chiedere la permanenza dello Stato italiano (tramite Invitalia) nella società con una quota del 10%, gli azeri vorrebbero 5,5 miliardi di incentivi pubblici fra investimenti, energia e crediti con garanzia di Sace, il gruppo assicurativo e finanziario controllato dal Ministero dell'Economia e delle Finanze".
Intanto, la Corte europea dei diritti umani ha condannato l’Italia per non aver condotto un’inchiesta efficace sulla morte di un operaio dell’Ilva a causa di un tumore polmonare nel 2010.
La sede della CEDU
Nella sentenza la Cedu evidenzia in particolare che, tenuto conto della giurisprudenza nazionale pertinente e del fatto che non era stata esclusa fin dall’inizio un’origine professionale della patologia di cui era morto l’operaio, le autorità avrebbero potuto ordinare ulteriori indagini per accertare l'eventuale esistenza di un nesso di causalità tra l’esposizione a sostanze nocive e il decesso, al fine di individuare ipotetici responsabili di eventuali violazioni delle misure di sicurezza.
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