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Ex Ilva
11 Febbraio 2025 - 06:00
Trump e Urso
«Non ho preoccupazioni in merito a Taranto. Ci sono tre grandi player che in questo momento sono nella fase di rilancio competitivo, questo ci permetterà di assegnare l’ex Ilva a un player industriale internazionale che crede nello sviluppo della siderurgia green nel nostro Paese, con l’obiettivo di realizzare il più grande e più avanzato impianto siderurgico "verde" d’Europa».
Così il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha risposto - a margine del vertice sull’Intelligenza Artificiale al Grand Palais di Parigi - in merito ad eventuali timori sulla vendita dello stabilimento Acciaierie d'Italia di Taranto a causa dei dazi che il presidente Usa, Donald Trump, intenderebbe imporre sull’acciaio prodotto in Europa.
Venerdì scadranno i termini della gara per l'aggiudicazione degli impianti targati AdI: in corsa ci sono Jindal Steel International, Bedrock Industries e Baku Steel Company, gruppo indicato come favorito.
Per il 9 giugno è atteso invece il giudizio del Tar di Lecce sull'ordinanza del sindaco di Taranto Rinaldo Melucci in merito all'inquinamento da benzene attribuito all'ex Ilva. Legambiente in un recente intervento ha invece ribadito l'importanza della decarbonizzazione anche per quanto riguarda la scelta del nuovo gruppo proprietario dello stabilimento siderurgico tarantino.
"Credo che l'Europa debba agire piuttosto che reagire, cioè instaurare da subito un confronto nel merito, onde evitare che si possa scatenare una guerra commerciale tra le due sponde dell'Occidente, come accadde anche nel passato, per esempio per la vicenda annosa della diatriba tra Boeing e Airbus, che ha compromesso per lungo tempo i nostri rapporti commerciali" ha detto il ministro Urso, nei giorni scorsi, sempre sul tema dei dazi americani.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato l'imposizione di dazi del 25% sulle importazioni di acciaio e alluminio a partire dal 12 marzo. In un ordine esecutivo, Trump afferma di aver ''stabilito che le importazioni di articoli in acciaio'' dalla Cina e dall'Europa ''minacciano di compromettere la sicurezza nazionale e ho deciso che è necessario porre fine a questi accordi a partire dal 12 marzo 2025". Trump, che ha emesso anche un ordine esecutivo riguardante le importazioni di alluminio, sta valutando inoltre l'imposizione di dazi aggiuntivi su automobili, prodotti farmaceutici e chip per computer.
Il presidente ha anche confermato di stare valutando un'esenzione per l'Australia dai dazi sull'acciaio. "Abbiamo un surplus (commerciale) con l'Australia, uno dei pochi. E il motivo è che comprano molti aerei. Sono piuttosto lontani e hanno bisogno di molti aerei", ha detto, confermando le affermazioni del premier australiano Albanese.
"Mi rammarico profondamente della decisione degli Stati Uniti di imporre dazi sulle esportazioni europee di acciaio e alluminio. I dazi sono tasse: sono dannosi per le imprese, peggiori per i consumatori. I dazi ingiustificati imposte all’Ue non rimarranno senza risposta: faranno scattare contromisure ferme e proporzionate", dichiara la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, in una nota. L’Ue, assicura, "agirà per salvaguardare i propri interessi economici. Proteggeremo i nostri lavoratori, le nostre imprese e i consumatori", conclude.
Sulla stessa linea il commissario europeo al Commercio Maros Sefcovic: l'Unione Europea risponderà "con fermezza" e "in modo proporzionato" adottando "contromisure", assicura il commissario europeo al Commercio Maros Sefcovic, nella plenaria del Parlamento a Strasburgo, aggiungendo che l'Ue rimane impegnata ad un "dialogo costruttivo" con Washington. "Purtroppo - afferma - i dazi sono tornati. Da un giorno all'altro il presidente degli Stati Uniti ha firmato un provvedimento che impone dazi del 25% su tutte le importazioni di acciaio e alluminio negli Stati Uniti a partire dal 12 marzo. Ha anche annunciato dazi reciproci su altri prodotti, in arrivo questa settimana. Ci rammarichiamo profondamente per queste decisioni e per questi annunci. L'Ue non vede alcuna giustificazione per l'imposizione di dazi sulle nostre esportazioni, che sono economicamente controproducenti, soprattutto considerando le catene di produzione profondamente integrate, stabilite attraverso i nostri estesi legami commerciali e di investimento transatlantici. I dazi sono tasse dannose per le imprese e per i consumatori".
"Imponendo dazi - aggiunge Sefcovic - gli Stati Uniti tasseranno i propri cittadini, aumentando i costi per le proprie attività e alimentando l’inflazione. I dazi non solo sono dannosi per i partner commerciali direttamente coinvolti, ma rischiano anche di avere effetti dirompenti per molti altri e per il sistema commerciale globale nel suo insieme. In poche parole, è uno scenario in cui tutti perdono. Noi proteggeremo sempre i nostri interessi da misure ingiustificate, in linea con i nostri valori. Il momento è arrivato. Stiamo attualmente valutando la portata delle misure annunciate durante la notte e risponderemo con fermezza, in modo proporzionato, attraverso contromisure". "Agiremo per salvaguardare i nostri interessi economici: proteggeremo i nostri lavoratori, le nostre imprese e i nostri consumatori. Proteggeremo gli interessi europei, ma non è il nostro scenario preferito. Rimaniamo impegnati in un dialogo costruttivo. Siamo pronti per i negoziati e per trovare soluzioni reciprocamente vantaggiose, ove possibile. C’è molto in gioco per entrambe le parti: vogliamo far funzionare le cose, perché semplicemente ha senso farlo", conclude.
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