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Taranto

«Acciaierie d'Italia, quei 250 milioni non bastano»

Le mosse del Governo in un momento delicato per l'ex Ilva

L'ex Ilva - foto dal sito cimolai.it

L'ex Ilva - foto dal sito cimolai.it

«Bene i 250 milioni destinati dal governo all’ex Ilva, ma serve fare di più. Anzi, molto di più, e al contrario di quanto si apprende dalle critiche delle ultime ore, serve farlo nel più breve tempo possibile. Serve che la più grande fabbrica siderurgica d’Europa raggiunga velocemente le condizioni di produzione tali da garantire la sua completa autosostenibilità. Che alla provvisorietà, alla ricerca ogni quindici giorni della liquidità necessaria per far funzionare le macchine, pagare i fornitori e le aziende dell’indotto, possa sostituirsi una stagione di certezze e stabilità».

Così una nota di Aigi, l’associazione che raccoglie le imprese dell’indotto siderurgico tarantino. Le aziende chiedono «un programma duraturo di rilancio produttivo del sito tarantino. Continuare così non solo è impossibile, ma inutile. Per tutti. Per gli abitanti di Taranto – e della sua provincia. Per le associazioni ambientaliste. Per gli operatori economici. Per chi dovesse subentrare all’attuale gestione commissariale». E, se per il governo c’è comunque «gratitudine», ora «serve cambiare passo. E farlo anche velocemente. Altrimenti il rischio che tutto venga giù, che non si riesca più a preservare il patto sociale tra imprese lavoratori ed istituzioni, che possa implodere l’idea stessa di siderurgia nel nostro Paese, è molto alto».

La situazione-Ilva rimane complicata: «La politica, soprattutto quella locale, acquisisca la giusta consapevolezza sul fatto che si è seduti sopra una polveriera. Taranto merita una fabbrica solvibile ed ecosostenibile. Ma, come da Aigi già ripetuto, le rivoluzioni necessitano dei tempi giusti per potere essere attuate. Tute le rivoluzioni. Anche quella ambientale ed ecologica. In caso contrario, il prezzo da pagare sarebbe infinitamente più alto dei benefici da riscuotere. Si procedesse dritto alla vendita del siderurgico. A due condizioni: la prima, che lo stato mantenga una posizione societaria di vigilanza e garanzia della strategicità dell’acciaio, dichiarata per legge e supportata anche dagli eventi internazionali d’oltreoceano; la seconda, chi dovesse acquistare dovrà fornire garanzie reali, non libri dei sogni. Tanto che si tratti di un operatore privato quanto che la gestione resti in capo allo Stato, bisogna fare presto».

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