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Il caso

Pettole e pallone

L'assalto al bus del Taranto, gli striscioni contro Melucci e Azzaro, la pettolata con affidamento diretto e con la moglie di Cicala: il week end più buio degli ultimi anni. La fotografia di una situazione sfuggita di mano ad una politica che non sembra all'altezza di governare una città così difficile e che invece ha urgente bisogno di riacquistare dignità istituzionale

Melucci e Azzaro

Melucci e Azzaro

Un branco di violenti che tende un agguato delinquenziale ai giocatori del Taranto; la città che si riempie di striscioni ingiuriosi contro sindaco e vicesindaco; la rabbia dei tifosi per l’implosione della trattativa-Campbell; una festa di Natale organizzata dal Comune che diventa un caso nazionale per la presenza con tutti gli onori di persone gravate da pesanti vicende giudiziarie; i goffi tentativi di sindaco e vice sindaco di prendere le distanze da ogni situazione per loro ormai compromettente sotto il profilo del consenso popolare. È la fotografia di quanto accaduto a Taranto in questo fine settimana. Più che della terza città del Sud Italia sembrerebbero le cronache di un malandato sobborgo sudamericano.

Andiamo con ordine. Partiamo dalla violenta aggressione al bus che riportava in città gli impauriti calciatori rossoblù, un gruppo di ragazzi la cui unica responsabilità non è quella di non essere calcisticamente all’altezza del compito ma di essere finiti stritolati in una situazione societaria infernale.

Il clima che si è respirato in città negli ultimi giorni forse poteva lasciar presagire una deriva violenta di questo tipo, mai e poi mai giustificabile ma forse, appunto, non certo inimmaginabile. Ora c’è da augurarsi che i protagonisti di questa azione squadristica vengano presto assicurati alla giustizia.

Ma veniamo alla radice di questa situazione esplosiva: l’involuzione – per usare un eufemismo – della trattativa che avrebbe dovuto definire la cessione della società di Giove al misterioso gruppo rappresentato dall’altrettanto misterioso Mark Campbell. Presentato in pompa magna a Palazzo di Città in una delle conferenze più imbarazzanti che le cronache ricordino, per il suo arrivo a Taranto in tanti tra assessori e consiglieri comunali avevano fatto la corsa ad appuntarsi la medaglietta sul petto, con tanto di selfie sorridenti a beneficio delle illusioni dei tifosi ai quali non pareva vero che uno sconosciuto piovuto chissà da dove venisse a Taranto a offrire boccali di birra e a regalare sogni di grandezza. Ma se si esordisce con un tanto roboante quanto grottesco “Good morning Taranto” diventa poi difficile prendere le distanze da una vicenda gestita con sconcertante superficialità e inevitabilmente sfuggita di mano sia al sindaco che al vicesindaco Gianni Azzaro. In quella surreale conferenza, ai toni sprezzanti usati dal sindaco (qualcuno sui social ha argutamente osservato come quel tremendo «Digli che il progetto si chiama serie A, che questi solo quello capiscono» sembra la versione aggiornata del famigerato «Castellaneta v’attocche») un tifoso replicò che se la cosa non fosse andata per il verso giusto il primo a pagarne le conseguenze – dal punto di vista politico e della credibilità - sarebbe stato proprio lui, Rinaldo Melucci.  La profezia di quel tifoso purtroppo si è avverata. Dopo il circo messo in piedi intorno a questa trattativa che avrebbe dovuto portare in gloria i colori rossoblù, oggi non è credibile provare a sganciarsi da ogni responsabilità, nonostante le odierne e irrituali (per le modalità di divulgazione) dichiarazioni assolutorie dello stesso Campbell per il quale il Comune non c’entra nulla e che il percorso per il passaggio di proprietà starebbe addirittura andando avanti.

Come se non bastasse tutto questo, il week end più nero per Melucci e i suoi è stato sconquassato dalla festicciola natalizia organizzata dallo stesso Comune. Qui la situazione diventa, se possibile, ancora più preoccupante. Anche in questo caso la “amministrazione Melucci”, rapidamente declinata per l’occasione in una più neutra “amministrazione comunale”, prende le distanze da quanto accaduto scaricando ogni responsabilità sulla agenzia che ha curato l’evento grazie ad un affidamento diretto ricevuto dal Comune per la non disprezzabile cifra di 27 mila euro. Una agenzia che ha già collaborato con le persone la cui presenza sul palco ha suscitato scalpore, come ammette con molta onestà lo stesso giornalista titolare dell’agenzia finita nell’occhio del ciclone per questa avventurosa gestione della pettolata natalizia. Non saperlo – e sui social sono a disposizione abbondanti testimonianze delle attività dell’agenzia Ki.Fra. con la signora D’Ursi-Cicala - è quantomeno sintomo di scarsa conoscenza del territorio da parte di chi quel territorio ha la presunzione di governare. Procedere ad un affidamento diretto senza assicurarsi opportune garanzie sulle modalità organizzative dell’evento, è responsabilità grave per chi amministra la cosa pubblica che non può essere certo liquidata con un maldestro tentativo di scaricare il barile su qualcun altro, soprattutto alla luce delle dichiarazioni della stessa Krystel D’Ursi, che in un video in cui rivendica la correttezza del proprio operato fa riferimento a messaggi di congratulazioni ricevuti da chi oggi si indigna per l’accaduto. Una dichiarazione che sembra essere una sibillina stoccata proprio alla sfera della politica. Quella politica che oggi non sembra essere all’altezza di affrontare le gravi problematiche di una città che invece ha urgente bisogno di riacquistare autorevolezza e dignità istituzionale.

 

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