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L’Arcivescovo Satriano scrive al clochard ucciso: «Perdonaci, non ci arrenderemo all’indifferenza»

In una lettera accorata il presule si rivolge idealmente alla vittima

Mons. Giuseppe Satriano, Arcivescovo di Bari

Mons. Giuseppe Satriano, Arcivescovo di Bari

BARI - La vicenda dell’uccisione di Singh, il 33enne senza fissa dimora originario dell’India, avvenuta il 31 maggio scorso a Ceglie del Campo, torna a scuotere Bari e non solo. Dopo l’arresto dei tre giovani – un maggiorenne e due minorenni – accusati di aver sparato contro il clochard per "provare una pistola", le parole di Monsignor Giuseppe Satriano, Arcivescovo di Bari-Bitonto e Presidente della Conferenza Episcopale pugliese, aggiungono una profonda riflessione morale a una vicenda già dolorosamente emblematica.

In una lettera accorata, Satriano si rivolge idealmente alla vittima: "Perdonami, caro Singh, e perdona il silenzio assordante con cui abbiamo coperto le condizioni disumane di vita non solo tue, ma di tanti fratelli e sorelle. [...] Non dimenticheremo te e il tuo assurdo sacrificio. Ci impegneremo a riconoscere chi oggi vive nelle tue stesse condizioni".

L’assassinio di Singh, colpito a morte da uno dei due colpi esplosi con una pistola clandestina calibro 9 mm, si consuma nel contesto di un edificio abbandonato in via Giovanni De Candia, dove vivevano altri senza tetto di diverse nazionalità. Secondo le indagini, i tre ragazzi avrebbero agito senza alcun motivo apparente, in un atto che l’Arcivescovo definisce "la banalità del male", risultato dell’indifferenza e del vuoto educativo della società.

"Abbiamo trasformato i nostri figli in mostri", ha scritto Satriano, puntando il dito contro la "tirannia dell’indifferenza" e le condizioni di emarginazione che rendono invisibili vite come quella di Singh, considerato "senza valore" da una società che troppo spesso esclude i poveri.

Le indagini proseguono per definire le responsabilità dei tre arrestati, mentre la comunità si interroga sulle radici profonde di un gesto così efferato. La lettera di Satriano non è solo un monito, ma un invito a non voltarsi dall’altra parte: "Non ci arrenderemo. Faremo tutto il possibile per essere più umani".

Queste parole risuonano come un appello alla coscienza collettiva, perché dietro la tragedia di Singh c’è un dramma universale: quello di una società che deve ritrovare il senso di umanità e solidarietà verso i più fragili.

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