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Il caso

Pallone e politica tra pesce e birra

L'arrivo di Mark Campbell, i dubbi sul suo curriculum e sulle sue società, il ruolo del Comune: così la città è già finita sulle cronache nazionali. E non certo con orgoglio

Massimo Giove e Mark Campbell

Mark Campbell

Mr. Campbell ha una faccia simpatica e un cognome reso celebre dai barattoli di salsa di pomodoro trasformati in capolavori d’arte dalla mano geniale di Andy Warhol.

Selfie e brindisi a suon di boccali di birra si sprecano. I social ne sono già pieni. E lui, il mister inglese, ha già capito come arruffianarsi i tifosi. Quei tifosi accecati dal desiderio di vivere una svolta per i colori della squadra del cuore lo abbracciano con l’entusiasmo e l’ingenuità di chi sogna puntualmente che sia finalmente arrivato il salvatore della patria, colui in grado di compiere il miracolo di tornare a far splendere il vessillo rossoblù.

Solo che il curriculum di Mark Campbell dice poco o nulla sulle sue reali capacità taumaturgiche. Ai dubbi che già cominciavano a serpeggiare una volta svelato l’arcano che non ci troviamo di fronte ad alcun favoleggiato fondo americano ma appena ad una società paragonabile alle nostre Srl, ci ha aggiunto il carico pesante il Corriere della Sera che presenta il presunto nuovo eroe dei Due Mari come uno «squattrinato» giocoliere di «scatole vuote». Insomma, è bastato poco per far balzare questa storia dai contorni sempre più grotteschi alle cronache nazionali. Con un ritorno di immagine per Taranto ancora una volta mortificante. Perché se fossero fondate le ricerche e le visure del Corriere allora saremmo davvero di fronte ad una sceneggiatura da esilarante commedia all’italiana, con il messia planato da Oltremanica accolto con tutti gli onori da sindaco e vicesindaco con immancabile mangiata di pesce in un rinomato ristorante della Città Vecchia. Mancava solo la banda municipale.

Troppi i dubbi che ormai aleggiano intorno a questa vicenda, grazie anche alle prime “radiografie” della Apex circolate in rete.

L’auspicio è che Rinaldo Melucci, Gianni Azzaro e chi con loro, abbiano fatto bene i conti in tasca a Mr. Campbell. Se fossimo di fronte all’ennesima bufala, per loro e per quanti in questi giorni si sono tuffati alla ricerca di gloria sul presunto nuovo patron del Taranto, il boomerang politico sarebbe devastante. In fondo nulla da dire se questi fossero problemi esclusivi di Melucci, Azzaro e company. Il fatto è che il destino di una squadra di calcio, di questa squadra di calcio, attiene a migliaia di tifosi appassionati e, per i contorni che sta assumendo la storia, ad una intera città che per l’ennesima volta rischia di essere messa alla berlina, visto che a farsi garanti di questa operazione sono proprio il primo e il secondo cittadino, celebrati dal loro ossequiante seguito. Tanto surreale appare tutto ciò da aprire varchi persino a retropensieri sull’effettiva funzione di Campbell che alcuni, finora sotto traccia, cominciano a immaginare come il volto bonaccione e generoso, con il plus dell’appeal internazionale che a noi provincialotti fa sempre colpo, per accreditare progetti di altro tipo forse mai del tutto chiusi nel cassetto. E come se non bastasse, tra gli attori di questa commedia surreale ora spunterebbe pure un socio pakistano.

Finora l’unico ad averci guadagnato è Massimo Giove, che gran parte della tifoseria non vedeva l’ora di levarsi di torno. Con quella stretta di mano si è tolto il peso della responsabilità tecnica e organizzativa di club e squadra. Ora sono patate bollenti nelle mani di Campbell e di chi l’ha portato qui.

Speriamo sinceramente che il sindaco e la sua corte ci abbiano visto giusto e che tutte le congetture si sciolgano come neve al sole, perché Taranto non merita davvero di essere additata come una città-barzelletta.

 

 

 

 

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