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Il caso

Il sogno americano

La misteriosa trattativa che avrebbe dovuto far volare il Taranto. Il brusco risveglio e i tifosi di nuovo beffati. Il destino di una città che vive inseguendo i sogni

I tifosi del Taranto

I tifosi del Taranto

Tra realtà e fantasia, molta fantasia, negli ultimi giorni si è consumato lo psicodramma dei tifosi rossoblù. Qualcosa di paragonabile solo agli indimenticabili tuffi nella fontana di Piazza Ebalia per la notizia, clamorosamente falsa, della promozione in serie B per mezzo di tribunale amministrativo. Beffa allora, beffa oggi. A farne le spese sempre e solo i soliti tifosi. Ingenuità commovente, la loro. Aggrappati ad ogni illusione pur di sperare che il Taranto possa finalmente risorgere. Come la Fenice, ma qui non abbiamo il teatro tra le gondole, al massimo quella dei cornetti notturni.

Poche frammentarie indiscrezioni, chissà quanto vere, chissà quanto false, sono bastate a far volare lo spirito sognatore: serie B-serie A-si vola in Champions League. Con gli americani tutto è possibile. Hanno tanti di quei soldi da comprarsi tutta la città, magari si prendono pure l’Ilva e la chiudono tanto non saprebbero che farsene. Eccolo il sogno americano: arriva il misterioso magnate, che in perfetto stile dei tempi, non ha il nome di una persona in carne ed ossa ma di un fondo interspaziale non si sa di cosa. Roba di finanza così alta da far impallidire gli sceicchi del City e del Psg. Questa volta c’è persino la delegazione ufficiale del Comune pronta a fiondarsi all’aeroporto di Brindisi (perché poi non un jet privato da far atterrare a Grottaglie?) ad accogliere i nuovi eroi dei Due Mari. Qualcuno, tra assessori e consiglieri comunali, è pronto ad appuntarsi la medaglia: è gara a chi deve giocarsi questo trionfo. Le regionali sono alle porte e poi c’è un nuovo sindaco da eleggere nel 2027, quindi meglio farsi trovare con la American Express (è proprio il caso) carica di credito elettorale. Le chat di whatsapp si fanno bollenti: è fatta, manca solo il bonifico. Perché alla fine, tutti i sogni che vuoi, ma a comandare è sempre ciò che arriva sull’Iban. C’è gloria anche per il riabilitato Melucci, l’alfiere che ha condotto la trattativa, «l’unico capace di parlare inglese», lo esaltano i tifosi. Per lui è pronto anche il monumento: il terzo, dopo quello al cane Max e alla Vittime dell’inquinamento. Qui gli omaggi scultorei ormai si sprecano. Siamo più avanti del MoMa di New York (si finisce sempre all’America). Solo che qui siamo rimasti ad Ellis Island e questa storia più che ricordare il City o il Psg ci porta alla Fontana di Trevi di Totò e Peppino. Il sogno americano è finito e il risveglio è brusco: ci resta Giove, il pianeta più grande dell’universo. Grande come l’indice di simpatia (è ironia, ovviamente) che accumula intorno a sé. Ma resta pure l’amara tenerezza che suscitano i poveri tifosi. Aggrappati a qualcuno che regali un sogno. È il destino che Taranto si è scelta: sperare sempre che arrivi qualcuno dallo spazio a farci grande. A farci sognare.

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