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Siderurgico

Sequestro degli impianti, Codacons: "Accolta nostra richiesta"

L'intervento dell'associazione dei consumatori dopo la decisione del Gip di Potenza

Il siderurgico di Taranto

Il siderurgico di Taranto

«Con la decisione del gip di Potenza di disporre il sequestro degli impianti dell'area a caldo dell'ex Ilva, viene accolta l’istanza da noi presentata lo scorso luglio, con cui si chiedeva alla magistratura di sequestrare l’acciaieria a seguito della sentenza emessa a giugno dalla Corte di giustizia dell'Unione europea sui pericoli dell’impianto per la salute umana e l’ambiente». 

Così il Codacons in riferimento al sequestro degli impianti del siderurgico. Il sequestro riguarda diversi reparti chiave dell’impianto tarantino, tra cui le Aree Parchi Minerali, le Cokerie, l'Agglomerato, gli Altiforni, le Acciaierie e l’area GRF (Gestione Rottami Ferrosi). Tuttavia, grazie ai cosiddetti “decreti salva-Ilva”, l’impianto potrà proseguire temporaneamente la propria attività.

«Il disastro ambientale che si protrae a Taranto da numerosi decenni è la conseguenza della condotta illegittima operata dagli imputati del processo penale “Ambiente Svenduto” oltre che dal continuo differimento dei termini stabiliti per l’attuazione delle misure finalizzate alla riduzione dell’impatto ambientale dell’impianto siderurgico previste sin dal 2012, ma prorogate per oltre 11 anni - scriveva il Codacons nell’istanza - La palese e smaccata violazione, da parte delle Autorità italiane, come accertato dalla sentenza della CGUE, delle norme di cui alla direttiva 2010/75, volte a tutelare la salute della collettività dall’inquinamento derivante dall’esercizio di attività industriale, aggrava le conseguenze dei reati oggetto del presente giudizio ed agevola la commissione di altri reati».

Per tali motivi il Codacons ha avanzato formale richiesta di sequestro degli impianti, oggi accolta dal Gip di Potenza.

«Finalmente, dopo il caos giudiziario degli ultimi mesi che ha azzerato anni e anni di battaglia legale, sul caso ex Ilva la giustizia italiana si muove nella giusta direzione - commenta il presidente Carlo Rienzi - Chiediamo tuttavia che la produzione di acciaio sia ridotta con urgenza attraverso apposita ordinanza prefettizia, in modo da consentire l’operatività dell’azienda tutelando al contempo la salute degli abitanti».

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