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L'intervento
04 Settembre 2024 - 15:17
Un carcere - archivio
BARI - La tensione continua a essere palpabile nel carcere minorile "Fornelli" di Bari, dove recenti sommosse hanno portato a una situazione di grave emergenza. Gli episodi di rivolta, che hanno visto protagonisti giovani detenuti, hanno sollevato interrogativi profondi sulla gestione di queste strutture e sulla loro capacità di adempiere al mandato rieducativo.
In seguito agli eventi, l'amministrazione penitenziaria ha iniziato il trasferimento dei detenuti responsabili delle sommosse verso altre strutture. Tuttavia, il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (SAPPE) ha espresso insoddisfazione riguardo alla mancanza di misure adeguate contro coloro che hanno provocato danni significativi ai poliziotti e alla struttura stessa. Il sindacato richiede l'applicazione rigorosa degli articoli 14-bis e 32 dell'ordinamento penitenziario, che prevedono un regime di detenzione più duro senza benefici, per un massimo di sei mesi.
Il comunicato del SAPPE non si limita però a denunciare la gestione delle sommosse, ma si spinge oltre, criticando l'intero sistema della giustizia minorile. Il sindacato sottolinea come l'afflusso massiccio di detenuti stranieri abbia messo in crisi il sistema, portandolo al collasso. I numeri forniti dal SAPPE sono eloquenti: al 15 agosto 2024, su 580 detenuti presenti nelle strutture minorili italiane, 283 erano stranieri, principalmente provenienti da paesi del Nord Africa come Egitto, Marocco e Tunisia.
Uno dei punti più critici sollevati dal SAPPE riguarda la presenza di giovani adulti nelle carceri minorili. A Bari, ad esempio, dei 34 detenuti presenti, 10 erano maggiorenni, con alcuni che raggiungono i 24 anni di età. Questa convivenza forzata tra minori e giovani adulti, spesso con alle spalle una carriera criminale, trasforma queste strutture in vere e proprie scuole di criminalità, anziché in luoghi di rieducazione.
Il SAPPE denuncia inoltre come queste situazioni siano ignorate dalle organizzazioni che si occupano di diritti dei detenuti, accusando una mancanza di intervento concreto per porre fine a queste dinamiche distruttive. Il sindacato conclude chiedendo una riforma profonda del sistema delle carceri minorili, affinché queste strutture tornino a essere luoghi dedicati esclusivamente alla rieducazione dei minori, senza l'ingerenza di detenuti adulti che rischiano di compromettere irreparabilmente il futuro dei giovani.
In un contesto dove le rivolte sembrano solo l'ultimo sintomo di un malessere più profondo, il messaggio è chiaro: è necessario un cambio di rotta per garantire ai minori non solo una punizione, ma una reale opportunità di reinserimento nella società.
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