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La protesta di Aigi. «Almeno il 60% delle aziende chiuderà»

La rabbia delle imprese: «L'indotto Ilva muore»

Oggi le audizioni. Il commissario Quaranta: «150 milioni per la ripartenza»

Acciaierie d'Italia

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Il Consiglio Generale di AIGI ha deliberato di non partecipare alla prevista audizione informale in seno alla IX Commissione del Senato in relazione alle sezioni del cosiddetto "decreto Agricoltura", riguardanti l'ex Ilva, «in quanto, dopo aver più volte incontrato i rappresentanti del Governo ed averli informati circa le problematiche irrisolte dell’indotto e nonostante tutti i tavoli ai quali AIGI ha presenziato supportando anche le scelte e condividendole, ad oggi le aziende dell’indotto sono abbandonate e sono alle prese con un fallimento preannunciato. Sotto gli occhi della seconda amministrazione straordinaria si sta manifestando l’inesorabile processo che provocherà la morte dell’indotto». E' quanto si legge in una nota della stessa associazione che raggruppa le imprese dell'indotto siderurgico tarantino. Fornito anche un dato preoccupante: «Le aziende di AIGI, saranno costrette a chiudere i battenti per almeno il 60% dei casi e a ridimensionarsi in maniera drastica per il rimanente 40%».

AIGI rivendica di avere «supportato il Governo e le istituzioni» e «ripreso le attività il 24 marzo scorso, per il bene dello stabilimento, riprendendo le attività di manutenzione, forniture e trasporti. Nelle molteplici interlocuzioni avute con ogni istituzione coinvolta nella soluzione della crisi è sempre emerso che l’attenzione rivolta all’indotto avrebbe prodotto risoluzioni in tempi ragionevoli. È comunque opportuno ribadire che la lenta ripresa non potrà mai ristabilire la perdita di più di 150 milioni del 2015 e più di 120 milioni dell’anno 2023. Non c’è più tempo né forza economica per affrontare il futuro».

Il nodo resta quello del recupero dei crediti pregressi, senza il quale «non esisterà futuro industriale per le aziende dell’indotto. Ciò che sta avvenendo oggi attraverso l’impegno dei commissari è importante ed indispensabile ma non ci può essere un futuro se non ci sarà il ristoro dei crediti dell’indottoAbbiamo bisogno di dare risposte ai nostri dipendenti, collaboratori e fornitori. Non è consentito a noi per primi promettere né oggi e ne è possibile immaginare di dover attendere oltre».

Quaranta: «Centocinquanta milioni per la ripartenza»

Questa mattina a Palazzo Carpegna i Commissari di Acciaierie d'Italia in Amministrazione Straordinaria sono intervenuti in audizione presso la IX Commissione - Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare del Senato.

Ecco le dichiarazioni del commissario Giancarlo Quaranta«L’impegno di ADI in AS punta a ristabilire produzione, affidabilità e qualità dell’impianto Ex Ilva di Taranto come obiettivo cruciale per garantire l’operatività anche degli altri impianti legati al ciclo produttivo. A questo proposito le risorse derivanti dal patrimonio destinato di 150 milioni di euro saranno indirizzate alla realizzazione del Piano di Ripartenza elaborato dall’azienda con il fine di consentire, da un lato, la ripresa produttiva dello stabilimento e, dall'altro, garantire l'esecuzione dell'attività di manutenzione volte a ristabilire sicurezza e continuità nei livelli produttivi dell’impianto oltre ad assicurare l'occupazione dei diretti dell'Acciaieria». Per il Commissario Straordinario di Acciaierie d’Italia in AS audito in Commissione Industria del Senato al merito al DL Agricoltura è stato definito «un piano industriale che opera nella direzione di poter dimostrare che quanto preventivato come valore del prestito ponte di 320 milioni potrà essere restituito dall’azienda. In qualità di Commissari, il nostro ruolo è quello di ristabilire le condizioni per creare valore all’impianto. Abbiamo trovato un’azienda che su tre altoforni ne aveva solo uno operativo. Immaginiamo di recuperare un secondo altoforno per poterlo porre in marcia al termine della stagione estiva». 

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