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Presentato il "Piano di Ripartenza" di Acciaierie d'Italia
07 Maggio 2024 - 15:45
L'incontro di oggi a Roma
Sino ad agosto lo stabilimento siderurgico di Taranto marcerà con un solo altoforno, poi è in calendario la ripartenza di Afo/2 e l'aumento della produzione. E' quanto emerso dall'incontro di questa mattina a Roma, presso la sede di Confindustria, tra le sigle sindacali e la gestione commissariale di Acciaierie d'Italia in amministrazione straordinaria.
Le parole di Valerio D'Alò - Fim Cisl
"Si è tenuto oggi, presso la sede di Confindustria a Roma, il primo incontro tecnico tra il management di Acciaierie d’Italia in Amministrazione Straordinaria (ADI in AS), rappresentato dal Direttore Generale, Giuseppe Cavalli e dal Direttore delle Risorse Umane, Claudio Picucci, e i rappresentati delle sigle sindacali nazionali.
Dopo un periodo di circa due mesi, necessario per riuscire a evitare che ADI in AS finisse in una crisi irreversibile, il management ha potuto strutturare un Piano di Ripartenza concreto, che è stato presentato oggi durante l’incontro. Nell’immediato mira a ripristinare le condizioni di normalità per quegli impianti che sono stati individuati, ma anche a creare una “gestione ordinata” fondamentale perché l’azienda torni sicura per i lavoratori e poi attrattiva per i potenziali investitori.
In questo senso il piano si articola in tre fasi: fase “cantiere”, fase a 1 altoforno con gestione ordinata e fase a 2 altoforni con gestione ordinata. I pilastri su cui si basa il progetto di rilancio sono il ripristino impianti individuati, con un intervento economico intorno ai 400 milioni di euro (80% a Taranto) e la gestione di un piano di produzione che parte da 1,5 milioni di tonnellate/anno ed arriva dopo l’estate a 4 milioni di tonnellate/anno, con l’avvio del secondo altoforno a Taranto. Sempre a Taranto sarà attivo un treno di laminazione a caldo, mentre tutto il laminato a freddo andrà a Genova, raggiungendo dopo l’estate 450.000 Ton/anno e 600.000 ton/anno a Novi Ligure.
Per raggiungere gli obiettivi preposti nel Piano di Ripartenza, ADI in AS auspica una forte collaborazione e partecipazione di tutte le parti coinvolte. A tal fine l’azienda ha individuato una serie di strumenti che verranno declinati dettagliatamente, con l’obiettivo di raggiungere un accordo formale con i sindacati entrò metà giugno.
“Mettere in sicurezza gli impianti e mantenere attiva la produzione, avendo il sostegno dei principali clienti e fornitori, era per noi il passo preliminare. Ora è necessario coinvolgere i lavoratori, dando loro visibilità dei prossimi passi, rendendoli partecipi del Piano di Ripartenza e trasmettendo loro e alle loro famiglie sicurezza e fiducia. Sarà proprio questo l’aspetto centrale che potrà essere apprezzato dai potenziali acquirenti”, ha dichiarato Giuseppe Cavalli, Direttore Generale di Acciaierie d’Italia in AS.
“Quello che abbiamo esposto oggi ai sindacati è l’esigenza di collaborare nell’interesse dell’azienda e dei lavoratori. È essenziale operare fianco a fianco, con trasparenza e senza tatticismi, per affrontare le sfide che ci troviamo di fronte. Il dialogo e la collaborazione tra sindacato e management, nel rispetto dei reciproci ruoli, sono fondamentali per trovare soluzioni condivise che possano portare beneficio a tutti”, ha aggiunto Claudio Picucci, Direttore Risorse Umane di Acciaierie d’Italia in AS".
Di "primo passo" ha parlato il segretario della Fim Cisl Valerio D'Alò. "Durante l’incontro l'azienda ha di nuovo sottolineato il pessimo stato degli impianti che necessitano di importanti interventi manutentivi, in particolare per l’area a caldo di Taranto. Sui 330 mln previsti infatti, 280 sono destinati a Taranto e 50 agli altri siti del gruppo. 230 mln sono destinati a interventi "urgenti" che potranno recuperare i deficit in materia di sicurezza degli impianti e miglioramento delle condizioni dei lavoratori. Fino ad agosto di quest’anno l’impianto marcerà con un solo altoforno (Afo4) per poi vedere, a settembre, la ripartenza di Afo2".
«Si è fatto chiarezza, non è un piano industriale ma un piano di ripartenza e questo già sgombera il campo» ha detto il coordinatore nazionale siderurgia per la Fiom-Cgil, Loris Scarpa. «La discussione è far ripartire gli impianti e dove destinare le risorse, ci hanno mostrato delle slide sito per sito in cui si prevedono degli interventi e da qui a fine anno si prevede la messa in funzione di un altro altoforno. Non si è parlato di cosa succederà nel 2025, non si è parlato di queste visite delle aziende di cui parla il ministro Urso e non si è parlato neanche della destinazione di ulteriori soldi e questo è un punto che il governo deve chiarie».
Per il segretario nazionale della Uilm, Guglielmo Gambardella, «Riteniamo che il piano possa essere ulteriormente migliorato se l'amministrazione straordinaria riceverà le adeguate risorse economiche, oltre ai 620 milioni già previsti, per effettuare un volume di investimenti superiore a quello quantificato oggi provvisoriamente in 330 milioni dal piano illustrato. Abbiamo chiesto di prevedere nel piano di ripartenza che tutti gli impianti possano essere nel tempo manutenuti e riavviati, anche l'Afo 5 in attesa di conoscere il vero piano industriale».
«Possiamo dire che oggi, per la prima volta, abbiamo discusso di un piano complesso ma visibilmente concreto, sul quale è possibile individuare finalmente una linea di merito su aspetti tecnici e legati alla volontà dell'azienda di salvaguardare in un primo step la produzione, immaginando poi un piano di rilancio vero e proprio destinato, a detta dell'azienda, ad una nuova vendita a soggetto privato» è il commento di Franco Rizzo e Sasha Colautti dell'Esecutivo Nazionale Usb per i quali «l'elemento centrale, che purtroppo continua ad essere assente, è rappresentato proprio dal saldo occupazionale rispetto alla produzione attesa, dopo la prima fase di rilancio e della successiva vendita. La nostra organizzazione sindacale ritiene che, senza questo chiarimento che può definire il punto di arrivo occupazionale legato ai volumi produttivi attesi, risulta difficile ragionare con azienda sulle prospettive. Questo per dire che, in chiusura, un eventuale accordo sulla gestione di questa fase, deve necessariamente passare attraverso questo elemento di chiarezza e di certezza».
Il ministro delle Imprese e Made in Italy, Adolfo Urso, a margine dell’inaugurazione di Cibus a Parma ha parlato anche del nuovo "scudo" statale: «Abbiamo approvato il decreto legge sugli asset strategici» dell’ex Ilva, «due norme che aiuteranno a rilanciare la produzione attraverso le opere di manutenzione necessarie per mettere in sicurezza gli impianti nel processo di ambientalizzazione. Abbiamo deciso che l’altra norma che avevamo ipotizzato possa inserirsi in maniera più compiuta nell’iter parlamentare, nel confronto in Parlamento».
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