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Il caso
07 Marzo 2024 - 15:23
La sede della Prefettura e della Provincia di Taranto
Novanta ragazzi con disturbi dello spettro autistico, che frequentano le scuole secondarie di secondo grado di Taranto e provincia, dallo scorso 4 marzo hanno tre ore settimanali in meno di sostegno alla loro integrazione scolastica. Il servizio erogato - attraverso educatori esperti di due cooperative sociali - dalla Provincia di Taranto, si riduce infatti da 18 a 15 ore settimanali, per ammissione delle stesso Ente. Questo, per la mancanza di fondi necessari a coprire tutto l’anno scolastico messi a disposizione da parte della Regione Puglia.
Il caso viene rilanciato dal sindacato. Spiegano infatti Alessio D’Alberto e Mimmo Sardelli, rispettivamente segretari territoriale e generale della Funzione Pubblica CGIL di Taranto: «Sebbene comprendiamo le sfide finanziarie delineate dalle comunicazioni della Provincia, in cui si menziona un budget regionale invariato rispetto all’aumento di studenti autistici che frequentano le scuola tarantine riteniamo inaccettabile che la risposta a tali difficoltà siano pagate dagli utenti e dai lavoratori». «Gli utenti pagano con la riduzione del servizio, i lavoratori con la riduzione dell’orario di lavoro – dicono – come se fosse condizione di restrizione del budget fosse un meteorite caduto sulla terra all’ultimo momento. Una decisione improvvisa che penalizza gli studenti coinvolti e ignora le condizioni dei contratti di lavoro in essere che non possono essere modificati unilateralmente – dicono ancora gli esponenti della FP CGIL – senza violare principi legali e sindacali fondamentali».
Gli educatori impegnati nel servizio con contratto a tempo indeterminato, ma sospensioni di circa 4 mesi ogni anno, sono sessanta. In una lettera rivolta alla Provincia e alle due cooperative sociali coivolte, si "diffidano i soggetti in indirizzo" ad applicare qualsiasi rimodulazione al ribasso dei profili orari e dei diritti degli studenti con disabilità. «Crediamo che questa soluzione ragionieristica non sia quella giusta – sottolineano D’Alberto e Sardelli – e pertanto in assenza di azioni correttive e a tutela dei diritti e dei contratti, ci vedremo costretti a intraprendere tutte le necessarie iniziative di mobilitazione e denuncia».
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