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L'iniziativa delle associazioni

«Basta acciaio, puntiamo sulle bonifiche»

Michele Riondino intervenuto all'assemblea pubblica in Piazza Immacolata

Michele Riondino

Riondino alla manifestazione in Piazza Immacolatao

«Dal 2012 diciamo che quella fabbrica non si può chiudere da un momento all’altro. Chiediamo alla politica, ai sindacati, di immaginare un piano di bonifiche». Lo ha detto l’attore e regista Michele Riondino partecipando all’assemblea pubblica indetta da una trentina di associazioni che si è tenuta ieri sera in Piazza Immacolata e seguita da un centinaio di persone. 

«Nel nostro Piano Taranto - ha detto Riondino rispondendo alle domande dei giornalisti - proponiamo di utilizzare nelle  bonifiche la forza lavoro in cassa integrazione. Abbiamo 4500  cassintegrati a casa senza far nulla, che non contribuiscono neanche alla società e danno persino un cattivo esempio. Sono “confinati”, per fare riferimento alla Palazzina Laf,  e si portano a casa mezzo stipendio senza far nulla. Abbiamo chiesto di formare questa forza lavoro per creare altra forza lavoro specialistica, questa volta nelel bonifiche. Le bonifiche sono il lavoro di domani. Siamo specialisti nella produzione di acciaio? Bene, allora possiamo diventare gli specialisti delle bonifiche. Bagnoli ci insegna che puntare sulle bonifiche fa aumentare il prezzo di acquisto degli immobili. Oggi a Bagnoli una casa costa di più, al rione Tamburi una casa di 80 metri quadri costa  quindicimila euro».

Sulla possibilità di proseguire la produzione dello stabilimento siderurgico, il regista di “Palazzina Laf” è stato categorico: «Qui a Taranto non si può più produrre acciaio. Vendere ad Arcelor Mittal è stato un suicidio politico e industriale e mi stupisco come Calenda sia ancora invitato a parlare in tv. Bisogna venire qui a parlare con noi che conosciamo molto meglio la questione e sapevamo che Calenda avrebbe venduto quote di mercato al più grande produttore di acciaio al mondo. Il problema di Taranto è volutamente tenuto sotto silenzio. Si parla solo di piano industriale e non si parla della questione giudiziaria con gli impianti sotto sequestro dove non si potrebbe lavorare potrebbe lavorare»». Infine, un passaggio anche sulle associazioni: «In questi anni si sono unite e poi disunite. Stasera siamo qui per capire se c’è un percorso comune che si può ricominciare a fare».

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