Cerca

Cerca

Gl ex assessori

Giorno, Marti e Manzulli: «Non c'era più spirito di squadra»

Il commiato dopo lo strappo con il sindaco Rinaldo Melucci

Giorno, Manzulli e Marti

Giorno, Manzulli e Marti

Una foto informale su facebook, un brindisi e una sola didascalia: "Amici". Poi tre distinti messaggi: l'addio all'amministrazione guidata da Rinaldo Melucci e allo stesso tempo un "arrivederci". Così Mattia Giorno, Fabiano Marti e Fabrizio Manzulli si sono congedati da questa esperienza amministrativa che li aveva visti in prima linea al fianco del sindaco. Fedelissimi. Poi, come tutti e tre affermano, qualcosa si è rotto.  

«Mi fermo qui», scrive Mattia Giorno.

«Ho dovuto prendere una decisione forte, con un pizzico di delusione - continua - interrompendo la mia esperienza di assessore dopo solo un anno e mezzo. Il lavoro che abbiamo fatto insieme in questi anni è stato fantastico. Abbiamo provato a disegnare un’immagine diversa della nostra città e a costruire un futuro fatto di nuove speranze e prospettive: perché ne abbiamo bisogno e perché ce lo meritiamo. Appartengo a una nuova generazione di tarantini e ho provato, nel mio ruolo, a dare loro voce e speranza. Sono cresciuto con il sogno di poter cambiare in meglio la nostra città e ho speso tutto me stesso per cercare di farlo, di intraprendere una battaglia generazionale che aiutasse davvero i giovani tarantini a non dover più essere costretti ad andare via, a non dover immaginare il proprio futuro lontano dalla città che amano e dalle persone a cui vogliono bene.  È il nostro sogno e lo difenderemo insieme, mettendo da parte le delusioni delle ultime settimane e custodendo con cura e orgoglio i risultati ottenuti in questi mesi di duro lavoro». Con un saluto finale significativo: «Ho solo smesso di rappresentare le istituzioni, ma non di fare politica. Ci rivediamo presto».

Di analogo tenore il commiato di Fabiano Marti: «Sono rammaricato, dispiaciuto, deluso, perché ci ho creduto davvero, dal primo all’ultimo momento». L'ex assessore ricorda l'entusiastica risposta alla chiamata di Melucci nel 2018 per occuparsi di cultura e spettacoli: «Volevo dare una mano concreta, volevo essere protagonista del cambiamento, volevo far parte di un progetto che aveva come traino imprescindibile proprio la cultura, gli spettacoli, gli eventi, insomma tutto quello a cui avevo dedicato la mia vita».



«E con quella passione, tenacia - prosegue - mettendo a frutto la  competenza di decenni di studio e pratica nel settore, abbiamo fatto nascere il Teatro Fusco, il primo teatro comunale della storia di Taranto, abbiamo sfiorato il titolo di Capitale della Cultura, unendo la città e risvegliando l’orgoglio cittadino da tempo sopito. Abbiamo fatto nascere decine di festival, siamo diventati la città della musica, del teatro, degli eventi, della bellezza. Per la prima volta si è cominciato a parlare di Taranto in tutta Italia - a volte in tutto il mondo - non per cose negative, non per l’Ilva, ma perché eravamo la città della Magna Grecia, la patria di Nicocle, il più grande citarista della storia, la città del MarTa, la città della musica, la città del teatro».

«Eravamo un gruppo di professionisti - racconta - gente seria, capitanata da un visionario che aveva un’idea precisa della strada da percorrere. E abbiamo camminato tanto, abbiamo percorso una strada lunga e tortuosa, affrontando tempeste e mari mossi, ma eravamo spinti dalla volontà di cambiarla davvero la città. Sicuramente abbiamo commesso errori, io personalmente ne ho fatti tanti. Perché noi, quando si trattava di fare qualcosa, eravamo disposti a prendercene tutti i rischi e le responsabilità, ma mai siamo stati con le mani in mano». La constatazione finale è che «quella squadra, quella che ha riso nei momenti belli e pianto nei momenti difficili, facendo quadrato intorno al Sindaco, rialzandosi e continuando a lottare per la città, non esiste più. Quel progetto, quello nel quale avevo creduto con tutto me stesso, è solo un lontano ricordo». Ma «non mollerò, non ne ho alcuna intenzione, perché ho imparato dai tarantini che non bisogna mai fermarsi davanti agli ostacoli».

Infine, Fabrizio Manzulli: «Sono entrato in questa amministrazione in punta di piedi nel 2020, ho avuto l’onore di collaborare da tecnico con un team che lavorava intensamente tutti i  giorni per costruire una Taranto diversa.  All’apice del consenso e della produttività quella squadra finì anzitempo il suo mandato e invece di crollare e demoralizzarsi si rimboccò le maniche e ripartì con più convinzione di prima, ripartendo dall'analisi dagli errori commessi. Il più importante era quello di non aver posto la dovuta attenzione alla fase politica e talvolta ad alcune relazioni istituzionali. Ma imparata la lezione arriva la vittoria schiacciante del giugno 2022. Da quel momento in poi, quella che doveva essere una strada in discesa, diventa una strada tortuosa, piena di insidie fino a diventare una scalata ripidissima. In questi 19 mesi ho continuato a lavorare duramente per concretizzare quall'azione di cambiamento».  

«Qualcosa però - riconosce anche Manzulli - purtroppo si è irrimediabilmente inceppato. Ma la passione per la politica, per la città per là buona amministrazione, quella non solo non si è sopita ma anzi è ancora viva dentro di me. Ecco perché continuerò a lavorare in questo virtuoso percorso anche da semplice cittadino. La politica si può continuare a farla in mille forme e modalità e io continuerò a farla con gli amici di sempre e con nuove energie e professionalità che vorranno condividere un percorso di costruzione».

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Buonasera24

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Termini e condizioni

Termini e condizioni

×
Privacy Policy

Privacy Policy

×
Logo Federazione Italiana Liberi Editori