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Una raccolta fondi per la lapide distrutta
30 Maggio 2023 - 16:28
La lapide di Iacovone
"A causa di un incidente stradale, la lapide di Erasmo Iacovone è stata distrutta ed è stato un colpo al cuore per tutti. Il tecnico sangiorgese Franco Dellisanti, amico e compagno di squadra di Iacovone per primo ha fornito la notizia alla stampa ed è bastato poco affinché il tamtam mediatico si propagasse tra il popolo rossoblù. Il pensiero è stato comune per tutti ed è bastato un semplice giro di telefonate per organizzare una raccolta fondi per ricostruire quel piccolo santuario dove ogni prima domenica di campionato i tifosi depositano un mazzo di fiori rossoblù. L’APS Museo del Taranto Calcio, l’APS Taras 706 a.C. e il #dodicesimouomo Taranto Club organizzano una raccolta fondi attraverso la piattaforma on-line gofundme.com per ricostruire la lapide e restituire ai tifosi tutti il luogo della memoria". Così una nota delle tre associazioni.
"Per contribuire bastano anche pochi euro: basta collegarsi al sito gofundme.com e fare una piccola donazione, in tutta trasparenza. La cifra donata sarà visibile a tutti e tutto ciò in eccedenza rispetto a ciò che servirà per restituire dignità a quell’incrocio, verrà utilizzato per fini di solidarietà".
Un ritratto del campione che più di tutti ha legato il proprio nome alla Taranto calcistica
Fine anni '70. Una città in piena espansione economica, sociale, anche demografica. L'industria che ha portato lavoro, oltre ad uno strano fumo nero che, allora, pare segnale di modernità. Le navi grigie della Marina sono ormeggiate nell'Arsenale militare. E c'è il calcio. Serie B. La vittoria contro il Bari, 1-0. Un pallonetto, uno sberleffo al portiere. Stagione '77/'78. Eccolo, il primo e unico momento in cui Taranto ha pensato che la promozione in serie A fosse proprio lì, ad un passo. Quello nel derby più sentito è il gol che unisce in matrimonio un popolo ed un uomo. I tarantini ed Erasmo Iacovone. Non ci sarà mai divorzio, ma vedovanza.
Oltre quarant'anni dopo quella notte tra il 5 ed il 6 febbraio 1978, la Taranto non solo calcistica è cambiata. Ma è rimasta tenacemente fedele a quel ragazzone che aveva solo 25 anni, quando venne sbalzato fuori dalla sua Dyane 2cv colpita - come da un proiettile - da una potente Alfa Romeo GT2000. La guidava un balordo, con qualche precedente penale, che l'aveva rubata poco prima. Corre velocissima, l'Alfa Romeo. A fari spenti, invisibile, per sfuggire ad un inseguimento della polizia sulla strada che unisce Taranto a Lecce. Nel buio, la Dyane si affaccia da una strada secondaria. Iacovone ha cenato in un ristorante ed assistito ad uno spettacolo dell'attore Oreste Lionello a San Giorgio, piccolo centro alle porte della città. Un modo per sbollire la rabbia dopo una partita storta. Alberto Ginulfi (sì, quel Ginulfi che con la maglia della Roma aveva parato un rigore a Pelè) gli ha negato la decima rete in campionato nello 0-0 con la Cremonese. Dove non è arrivato il portiere, ci ha pensato il palo, due volte. Ma “Iaco”, come lo chiamano i tifosi, è ancora capocannoniere del torneo, e la squadra resta in piena lotta per la promozione in quella serie A mai neppure sfiorata. Magari Erasmo, con quel sorriso malinconico che i tarantini considerano ormai familiare, pensa che ci sarà modo per rifarsi.
Intanto, a Carpi lo attende la moglie Paola, sposata sette mesi prima dopo cinque anni di fidanzamento. Aspetta una bimba. Iacovone raggiunge lei ed il suo pancione tutte le settimane. Ma all'una di notte, Erasmo che a luglio diventerà papà e chissà, forse avrà guidato il Taranto nel paradiso del calcio, non può proprio vedere un bolide senza luci che va a 200 all'ora, e che termina la propria corsa sulla piccola Dyane. Il corpo senza vita del centravanti rossoblu verrà ritrovato a cinquanta metri da ciò che resta della Citroen. Illeso, o quasi, il ladro d'auto che fuggiva a bordo della GT2000.
Non c'è internet, non ci sono i social. Ma la notizia si diffonde veloce a Taranto, quasi quanto quella maledetta Alfa Romeo. È il risveglio da un sogno. Anche quei pochissimi che in città non amano il “pallone” vedono nel Taranto il simbolo di una città che vuole farsi finalmente grande. Che vuole la serie A, e non soltanto nel calcio. Iacovone è il simbolo del simbolo. Non è il più talentuoso. Ma in una stagione e mezzo, da quando è arrivato in Puglia, ha dimostrato che i quattrocento milioni spesi per lui non sono stati troppi. Il suo è stato un acquisto “non da Taranto”.
Il presidente rossoblu è Giovanni Fico. Commerciante di carni, uomo ruvido e la fama di essere sin troppo attento ai conti. Eppure, Fico scommette su questo attaccante dal gioco un po' sgraziato che in serie C, a Mantova, ha segnato 24 gol in due stagioni. Il primo anno tarantino di Iacovone è una stagione di crescita. Le sue reti sono otto. Contribuisce ad un campionato insolitamente tranquillo per un club abituato alla spola tra B e C. Soprattutto, Iacovone matura: migliora i movimenti, è più agile.
Nel '77/'78, dopo venti partite, le reti sono già nove. Nessuno sino a quel punto ha fatto meglio in campionato. È senza dubbio il calciatore più amato dai tifosi. «Fino a un minuto prima è il tuo idolo insieme a Krol e un minuto dopo à mmuert' (è morto, ndr). Con la differenza che Krol se ne sta ad Amsterdam e Iaco invece giocava nel Taranto, gli piacevano le mie Orso d' Abruzzo, aveva segnato al Bari, non se la tirava, lo volevano la Fiorentina e la Roma, era in pratica al tempo stesso uno di noi e uno arrivato all'album Panini» scriverà nel 2004 lo scrittore tarantino Cosimo Argentina nel suo romanzo “Cuore di cuoio”.
Sotto una pioggia battente, in quindicimila parteciperanno al funerale di “Iaco” nello stadio che era rimasto senza nome, chiamato semplicemente “Salinella” come il quartiere che lo ospita. Al termine del giro di campo, con la bara portata a spalla dai compagni di squadra, Fico si asciugherà le lacrime e pronuncerà poche parole: «Ho considerato e considero sempre i giocatori del Taranto come miei figli. Tu, Erasmo, eri il migliore. C'erano molte squadre che a novembre ti volevano. E io non t'ho ceduto. Se lo avessi fatto, ora tu saresti vivo. Perdonami, Erasmo. Questa folla ti applaude ancora e io m'impegno che per il futuro questo stadio si chiami per sempre “Erasmo Iacovone”». Allo stadio “Erasmo Iacovone” di Taranto sventola ancora la bandiera con il suo viso. Dal 2002 una statua a grandezza naturale osserva i tifosi che entrano in quello che era il “Salinella”.
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