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CONTROVERSO
24 Novembre 2025 - 06:00
"Poesia del Giorno" è un'estensione della rubrica settimanale "controVerso" dedicata alla poesia. Nasce per dare spazio alla vostra fantasia e ai vostri versi ispirati dalla quotidianità o dai vostri stati d'animo. Si è quindi deciso di pubblicare, in questo appuntamento giornaliero, le più belle poesie che vorrete inviare.
Chi fosse interessato a vedere un proprio componimento poetico pubblicato nella apposita sezione sul sito web Buonasera24.it e sui canali social della testata, dovrà:
Ogni giorno alle ore 9.00 una poesia, tra quelle più significative, sarà scelta, pubblicata e recensita, esclusivamente online, in questa rubrica.
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La Poesia del Giorno, di lunedì 24 novembre 2025, è:
CHI SONO? NON LO SO...
di GENNARO CASTALDO da Afragola (NA)
Chi sono? Non lo so,
forse sono un folle
che rovistando nell'interiorità
cerca di carpire la verità nell'Essere.
Sono colui che senza sosta
scava per riportare in superficie
quello che altri sotterrano.
Sono quello che si chiede stupito
perché è sempre Abele a soccombere.
Sono quello che attonito guarda
fissare al legno con chiodi appuntiti
tra sangue e lamenti
colui che parla d' Amore.
O Caino! è così dolce la tua menzogna?
Sono così allettanti le tue illusioni?
Stirpe maledetta!
ami navigare nel mare calmo del Male
ti fa paura incamminarti
sul sentiero del Bene
troppo rischioso percorrere
un itinerario che rasenta il ciglio di un abisso.
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Recensione
C’è una domanda aperta che attraversa ogni rigo, come un cammino interiore che cerca una risposta più grande dell’individuo. In questa poesia, Gennaro Castaldo affronta il tema dell’identità e del male, chiedendosi cosa significhi davvero conoscersi e distinguere ciò che è giusto da ciò che ferisce.
L’immagine forte di “perché è sempre Abele a soccombere” introduce una riflessione antica ma attuale, che parla di ingiustizie e fragilità umane. Le scene sono intense, costruite con immagini simboliche e riferimenti potenti, come nel momento in cui “fissare al legno con chiodi appuntiti” diventa un modo per guardare il dolore con gli occhi del presente. Il testo cerca una verità difficile da afferrare, qualcosa che sfugge ma che allo stesso tempo brucia dentro.
Il ritmo è spezzato, mosso da domande e pause che rendono evidente il travaglio interiore, mentre il linguaggio resta diretto e senza artifici. La struttura segue una salita emotiva, dall’incertezza iniziale fino alla condanna morale finale, che sigilla il senso profondo del testo.
Il messaggio parla di responsabilità personale e collettiva, di scelte difficili, di verità che non sempre vogliamo vedere. Alla fine resta una sensazione di inquietudine e speranza insieme, come se ogni lettore fosse invitato a chiedersi chi sia davvero.
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