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rubrica poetica
31 Luglio 2025 - 06:00
La rubrica settimanale "controVerso" è dedicata alla poesia. Nasce per dare spazio alla vostra fantasia e ai vostri versi ispirati dalla quotidianità o dai vostri stati d'animo. Si è deciso di raccogliere in questa pagina le più belle poesie che di volta in volta vorrete inviare.
Chi fosse interessato a vedere un proprio componimento poetico pubblicato sul quotidiano Buonasera in edizione cartacea, digitale e online nella apposita sezione, dovrà:
Ogni settimana tre poesie, tra quelle più significative, saranno scelte, recensite e pubblicate nella rubrica "controVerso" sull'edizione digitale del giovedì e visibili online dalle ore 8:00.
Altre, invece, verranno selezionate e pubblicate esclusivamente online come "Poesia del Giorno" sul sito web di Buonasera24.it e sui canali social.
Le tre poesie pubblicate giovedì 31 luglio 2025 sono:
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Un giorno uguale a tutti gli altri
Ti lascio con una leggera apprensione
Sarebbe facile pensare
Che nulla può turbare
Le ore che verranno
Eppure
Qualcosa dentro
Ti sussurra l'impermanenza
Sarebbe illogico immaginarti
Felice
Mi proteggo dai pensieri di morte
Che arrivano come stormi
Tracciando con le mani
I gesti dello scongiuro
Rifiutiamo il memento morì
Come se fosse il refrain di una filastrocca
Ridiamo convinti di essere immortali
Qualcuno ci sorveglia beffardo
Saremo presenti alla chiamata
Inconsapevoli di aver vissuto invano.
di ANNA LITTARDI di Imperia
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Recensione
C’è una giornata qualsiasi, in apparenza inoffensiva, che scivola via con la stessa indifferenza di sempre. Ma dentro quella normalità si annida un’inquietudine, una lieve crepa che incrina il silenzio e insinua il dubbio. È questo il tono che attraversa la poesia, dove la quiete iniziale si carica progressivamente di un presentimento difficile da ignorare. Il testo si muove con sobrietà, senza indulgere in retorica, e lascia spazio a immagini nette: stormi che portano pensieri cupi, mani che tracciano gesti scaramantici, risate che sfidano l’idea stessa della fine. Si avverte un contrasto costante tra ciò che si vuole credere e ciò che, sottotraccia, già si percepisce. C’è anche una riflessione sul nostro rapporto con la morte: da un lato temuta e rimossa, dall’altro derisa, quasi per autodifesa. Ma proprio questa difesa, suggerisce Anna Littardi, è illusoria. Alla fine, ciò che resta è la possibilità di esserci stati senza aver realmente vissuto. Una poesia che non pretende di dare risposte, ma che riesce, con pochi tratti, a far vibrare domande essenziali.
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Sospesa nella nebbia,
immaginaria,
cullata dal vento,
tra le guglie smerlate
dell'anima immersa
nell'azzurro raso tessuto,
galoppa libera
la fantasia.
Muta la realtà,
la copre,
la dissolve
in polvere di stelle;
solerte traduce
i sogni e
similmente appare.
di GIOVANNI TERESI di Marsala (TP)
Recensione
C’è un movimento lieve, quasi impalpabile, che attraversa questi versi: è quello della mente quando si sottrae al reale per spingersi altrove. Non serve uno spazio fisico, né una destinazione precisa. Basta lasciarsi portare da un’energia silenziosa, invisibile, ma potentissima. La poesia si affida a immagini delicate e luminose — nebbia, vento, azzurro raso, polvere di stelle — per tracciare il profilo di ciò che non si può afferrare ma solo intuire. La fantasia, nel testo di Giovanni Teresi, non è solo un rifugio, ma una forza attiva: trasforma, ricopre, dissolve. È un gesto poetico che rivendica il diritto alla visione, alla trasfigurazione, al sogno che scavalca i confini del quotidiano. C’è una musicalità essenziale che accompagna il lettore senza forzature, rendendo la lettura fluida, quasi onirica. I versi sembrano respirare, seguire il ritmo interno del pensiero, quel battito leggero che ci guida lontano. Alla fine, l’impressione che resta è quella di una presenza discreta ma vitale, che abita in noi e ci spinge oltre ciò che vediamo. Un piccolo inno alla capacità umana di immaginare — e quindi, in fondo, di resistere, reinventare, esistere in mille forme diverse. Perché senza fantasia, ogni realtà rischia di diventare solo un’ombra più densa del vero.
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Cammino silenziosamente nella stanza
come un fantasma che vaga
per le strade calme e buie.
Prego segretamente che torni adesso,
che nessuno ti fermi
e tu, distrattamente seduto
sul bordo del letto,
mi guardi incessantemente
e fermi le lacrime
che minacciano i miei occhi e il mio cuore.
Come consolarmi se il dolore
mi colpisce come un fulmine?
Cammino e continuo a sforzarmi
di credere fermamente che verrai presto,
mettendo a tacere la nostalgia di te,
il desiderio che consuma
lentamente la mia anima.
Lacrime copiose scorrono dai miei occhi,
mentre mi domando:
"Perché l'amore è così dolce
e nello stesso tempo amaro e triste?"
di DANIELA FORCOS di San Paolo Bel Sito (NA)
Recensione
C'è una voce sommessa che attraversa questi versi. Non urla, non reclama, ma si muove nel silenzio, tra gesti piccoli e ripetuti, come il camminare in una stanza vuota o l’attesa che si fa preghiera. Il tempo, qui, è sospeso, abitato da un dolore intimo che non cerca clamore ma condivisione. La poesia di Daniela Forcos ha il respiro di una confessione, la consistenza lieve ma tagliente di una ferita ancora aperta. Ogni immagine — il fantasma, le lacrime, il letto, la nostalgia — è carica di una tensione emotiva che non si scioglie, ma si accumula, in una dolcezza struggente che lascia il segno. La scena è quotidiana, e proprio per questo tanto più autentica: nulla è spettacolare, tutto è vero. Il cuore del testo pulsa nella contraddizione finale, che accoglie l’essenza dell’amore in tutta la sua complessità: dolce e crudele, capace di dare senso e smarrimento. È una poesia che non consola, ma comprende. Che non offre soluzioni, ma accompagna chi legge nel riconoscere il dolore e nell’ammettere quanto sia umano amare anche quando fa male.
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Testata: Buonasera
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