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CONTROVERSO
30 Luglio 2025 - 06:00
"Poesia del Giorno" è un'estensione della rubrica settimanale "controVerso" dedicata alla poesia. Nasce per dare spazio alla vostra fantasia e ai vostri versi ispirati dalla quotidianità o dai vostri stati d'animo. Si è quindi deciso di pubblicare, in questo appuntamento giornaliero, le più belle poesie che vorrete inviare.
Chi fosse interessato a vedere un proprio componimento poetico pubblicato nella apposita sezione sul sito web Buonasera24.it e sui canali social della testata, dovrà:
Ogni giorno alle ore 9.00 una poesia, tra quelle più significative, sarà scelta, pubblicata e recensita, esclusivamente online, in questa rubrica.
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La Poesia del Giorno, di mercoledì 30 luglio 2025, è:
STROKE
di RITA ANTONIETTA GORINI di Costa Masnaga (LC)
Tutto è cambiato.
Giganti di terra sfregiati
aprono la bocca e
l’acqua s’ingozza.
Acqua che sali
acqua che trascini.
Una morte sempre uguale,
sincopata irriverente.
Nuvole nere,
schegge impazzite.
Un pianto nel fango,
la morte sul viso.
Nuvole nere nelle mie mani,
paure di oggi, di ieri.
E domani?
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Recensione
Questa poesia colpisce fin da subito per la sua intensità. Non ci sono fronzoli o parole superflue: ogni verso va dritto al punto, come una serie di scosse improvvise. Il cambiamento descritto è totale, irreversibile. “Tutto è cambiato” non è solo un inizio, ma un colpo secco, che prepara a un paesaggio stravolto, dove la natura non è più alleata, ma presenza minacciosa.
Le immagini si susseguono come lampi: i “giganti di terra sfregiati”, l’acqua che “s’ingozza”, le “nuvole nere” che ritornano e si moltiplicano. Tutto sembra in movimento, ma è un movimento che distrugge, che travolge. L’acqua non è simbolo di vita, ma di perdita. Porta via ogni cosa, senza fare distinzioni. Trascina con sé anche il tempo: passato, presente, e quel futuro che resta sospeso nella domanda finale.
La forza della poesia di Rita Antonietta Gorini sta proprio in questo: nella capacità di dire tanto con poco. Ogni parola ha un peso, ogni immagine resta. Si avverte un senso di caos, di disordine, come se il mondo interiore dell’autrice si fosse mescolato a quello esterno. E così la catastrofe naturale diventa anche emotiva. La “morte sul viso” e il “pianto nel fango” non sono solo immagini drammatiche, ma veri e propri frammenti di dolore che restano sulla pelle.
Le “nuvole nere nelle mie mani” sono forse il verso più personale. Non più nel cielo, ma nelle mani: come a dire che il buio adesso è dentro, e non basta più guardare in alto per trovarne la causa. È una responsabilità, una ferita, un’eredità pesante da portare.
E poi, in chiusura, arriva quella domanda semplice: “E domani?”. Non ha bisogno di risposta. È lì a ricordarci che il peggio, forse, non è ancora passato. E che certe paure non finiscono con la fine della pioggia. Una poesia breve, ma che lascia il segno. Perché riesce a raccontare la frattura tra prima e dopo senza mai sollevare la voce. E a volte è proprio nel silenzio che si sente più forte il rumore delle cose che cambiano.
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