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CONTROVERSO
16 Maggio 2024 - 08:00
"Poesia del Giorno" è un'estensione della rubrica settimanale "controVerso" dedicata alla poesia. Nasce per dare spazio alla vostra fantasia e ai vostri versi ispirati dalla quotidianità o dai vostri stati d'animo. Si è quindi deciso di pubblicare, in questo appuntamento giornaliero, le più belle poesie che vorrete inviare.
Chi fosse interessato a vedere un proprio componimento poetico pubblicato nella apposita sezione sul sito web del giornale Buonasera.it e sui canali social della testata, dovrà:
Ogni giorno alle ore 9.00 una poesia, tra quelle più significative, sarà scelta, pubblicata e recensita, esclusivamente online, in questa rubrica.
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La Poesia del Giorno, di giovedì 16 maggio 2024, è:
CITTÀ DORMITORIO
di Nicolandrea Riccio di Pescia (PT)
Per questo posto non ci sono più parole, sto solo
aspettando, aspetto in silenzio, e ormai scrivo senza
guardare, mi ha portato a questo.
Qui non è mai arrivato niente e nessuno, solo chi
disgraziatamente è sbucato dalla terra, ed io.
Questo posto non è una città, questo posto non è
niente, e le mie parole che lo descrivono, sono mute.
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Recensione
Attraverso immagini potenti e un linguaggio essenziale, l'autore trasmette un senso profondo di abbandono e silenzio. Fin dall'inizio, il poeta stabilisce il tono di vuoto e inutilità: "Per questo posto non ci sono più parole, sto solo aspettando, aspetto in silenzio". Questa frase sottolinea un'attesa interminabile e senza scopo, dove le parole stesse perdono il loro potere e significato. Il protagonista sembra essere intrappolato in uno stato di inerzia, incapace di trovare espressione per la sua esperienza.
Il verso "mi ha portato a questo" riflette una rassegnazione profonda, una sorta di resa di fronte alla realtà circostante. La mancanza di movimento e di progresso è ulteriormente accentuata dalla frase "scrivo senza guardare". Qui, l'atto di scrivere diventa meccanico, privo di ispirazione o di uno scopo chiaro, quasi un automatismo che non richiede neanche l'osservazione del mondo esterno.
Nicolandrea Riccio descrive un luogo dove "non è mai arrivato niente e nessuno, solo chi disgraziatamente è sbucato dalla terra, ed io". Questa immagine trasmette un senso di isolamento estremo, in cui gli unici abitanti sono coloro che sono stati quasi accidentalmente spinti in questo spazio desolato. La parola "disgraziatamente" aggiunge un tocco di fatalismo, suggerendo che la presenza in questo luogo è frutto di sfortuna piuttosto che di scelta.
La dichiarazione "Questo posto non è una città, questo posto non è niente" è particolarmente potente. Denuncia l'assenza di identità e di significato del luogo, un non-luogo che non riesce a definire se stesso. L'uso ripetuto della negazione rafforza l'idea di un vuoto assoluto, un'assenza totale di vita e vitalità.
L’explicit "e le mie parole che lo descrivono, sono mute" riassume il paradosso della poesia: il tentativo di descrivere l'indescrivibile, di dare voce a un silenzio opprimente. Le parole del poeta diventano "mute", incapaci di trasmettere pienamente la desolazione e il senso di vuoto che permea il luogo e la sua esperienza.
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