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Il match
12 Maggio 2024 - 06:29
Ezio Capuano
Adesso viene il bello. Non tradisce, il Taranto: rispetta i suoi dogmi, si responsabilizza, elargisce attenzione, gestisce il serbatoio energetico e psicologico, ricambia la fiducia nell’osmosi sontuosa con il pubblico delle grandi occasioni, traboccante di passione dagli spalti, e trasforma un ulteriore pareggio a reti inviolate nel biglietto d’ingresso alla fase nazionale dei play off.
Mantiene la sua promessa, la squadra ionica: blinda l’organizzazione tattica e l’opzione della spensieratezza del Picerno, mai sconfitto in quattro confronti incastonati nella stagione agonistica, tra campionato regolare, suo corollario e Coppa Italia. Stavolta la simmetria dello 0-0 è propedeutica ad una missione inedita, il copione è recitato in modo più intraprendente ed eclettico rispetto alla precedente sfida di debutto col Latina: la partita è avvincente, sorprendente nella sua evoluzione, ricca di colpi di scena che oscillano fra l’applicazione d’esordio del VAR a favore dei padroni di casa, l’espulsione del capocannoniere del torneo (Jacopo Murano) ed il calcio di rigore fallito da Mamadou Kanoute che non infrange l’incantesimo del suo digiuno sotto porta.
Si destreggia tra gli enigmi delle condizioni fisiche precarie di molti suoi allievi e stravolge l’undici titolare rispetto al duello coi laziali, Ezio Capuano: alterna ben cinque protagonisti in un assetto base improntato al 3-5-2, in cui il centrocampo è drasticamente sottoposto alle metamorfosi ed il classico tridente sacrificato in favore di una coppia offensiva originale. Nel dettaglio: sull’asse nevralgica Valietti si riappropria della fascia destra, mentre presidiano la cabina di regia sia Ladinetti che Matera, dediti all’interdizione ed alla costruzione e propensi a liberare spazi avanzati per Zonta, il quale collabora sulla trequarti ad ispirare sia De Marchi (ideale per fisicità ed attacco alla profondità), sia Fabbro (eleganza utile a non concedere punti di riferimento agli avversari). A completare il comparto è il solito Ferrara, autore di una prestazione maiuscola per le incursioni e le progressioni offerte sulla catena mancina, ma anche per il supporto alla fase di non possesso palla dei rossoblu, interpretata con sicurezza e senza imperfezioni dalla retroguardia convenzionale affidata a Luciani ed Enrici sui poli destro e sinistro, Miceli vigoroso al centro e Vannucchi a custodia dei pali.
Il Picerno adotta un modulo incline al 4-2-3-1, ma il tecnico Emilio Longo è costretto a rinunciare al trequartista centrale Maiorino, infortunatosi durante la fase di riscaldamento e sostituito dall’esperto Ceccarelli: alle spalle di Murano unico terminale offensivo agiscono anche Petito e D’Agostino, sugli esterni rispettivamente destro e sinistro. Pitarresi e Gallo fungono da dighe in mediana, tutelati da una difesa a quattro in cui Pagliai e Guerra si collocano come terzini, Allegretto e Gilli interni, davanti al giovanissimo (e determinante) portiere Summa. E’ un approccio indovinato per veemenza e coraggio dal Taranto, che si espone immediatamente, al terzo giro di lancette, con Zonta che prova la conclusione in stile pallonetto dal limite, dopo l’interazione in profondità suggellata da De Marchi e Fabbro: Summa controlla e si rifugia in calcio d’angolo. Due minuti più tardi replica il Picerno: Ceccarelli verticalizza sul versante mancino e confeziona un diagonale corto a mezz’aria indirizzato verso il primo palo e neutralizzato da Vannucchi.
I padroni di casa appaiono spesso precipitosi negli inserimenti negli ultimi metri: nei periodi concitati, dettano ordine sia Ladinetti, intelligente nell’equilibrio fra l’offerta propositiva e la densità, sia i due esterni Valietti e Ferrara, prodighi ad invertirsi ed a ricercare i giusti varchi in ampiezza. E’ proprio Valietti a captare una combinazione in linea dal binario mancino ed a discendere sulla corsia di pertinenza, al fine di calibrare un destro che risulta eccessivamente alto (12’pt).
La svolta è registrata al 19’pt, quando l’arbitro Nicolini della sezione di Brescia non sanziona una gomitata di Murano ai danni di Miceli, ma è prontamente richiamato al VAR: dopo la consultazione, lo stesso direttore di gara estrae il cartellino rosso al cospetto dell’attaccante lucano, obbligando il Picerno a disputare il match in inferiorità numerica dal 20’pt. Inaspettatamente, i padroni di casa ammorbidiscono le proprie trame e limitano il palleggio, quasi inebriati da un pericoloso e prematuro senso di appagamento (come rimproverato da Capuano): solo Matera tenta di concretizzare un calcio di punizione concesso sulla destra della lunetta, ma la sfera su tiro arcuato è sollevata da Summa oltre la traversa (28’pt). La chiosa della prima frazione di gioco è appannaggio degli ospiti, invece: al 42’pt Ceccarelli s’incarica di un piazzato dal vertice destro dell’area grande e, sulla sfera intercettata e respinta, è D’Agostino ad esibirsi in rovesciata, ma Vannucchi è attento e protegge. In avvio di ripresa, Capuano modifica l’intero reparto offensivo e ripristina le strategie del 3-4-3: Kanoute e Simeri sostituiscono De Marchi e Fabbro, mentre con l’innesto di Bifulco si sacrifica Matera. Le sensazioni di imprevedibilità ed intensità avanzate sono certificate dal moto perpetuo su entrambe le fasce, sviluppato sotto l’egida delle sovrapposizioni dinamiche fra Valietti e Kanoute a destra, Ferrara e Bifulco a sinistra.
Aumentano ritmo ed idee: ad inaugurare la seconda parte della gara è proprio Kanoutè, il quale timbra il palo alla sinistra dell’estremo difensore antagonista Summa con un’iniziativa fulminea dal limite. Il secondo episodio che potrebbe cambiare le sorti del match è annotato al 4’st: Zonta è atterrato da Pitarresi sul versante mancino dell’area e l’arbitro Nicolini assegna senza esitazioni il calcio di rigore in favore della formazione ionica. Sul dischetto si posiziona Kanoute, il quale spedisce col destro clamorosamente a lato.
Il Picerno si concede il break all’11’st, con un lancio aereo dalla distanza operato da Guerra, fuori misura. Il Taranto spreca al 20’st, quando Ferrara è inarrestabile ad offrire un cross col contagiri dalla sponda mancina a beneficio dell’accorrente Valietti che, dal versante opposto, scarica al volo con eccessiva potenza. Calvano rileva uno stanco Ladinetti al 24’st. Il Taranto non si arrende: Kanoute danza nel varco stretto alla destra dell’area, effettua il diagonale ma è superlativo Summa a deviare in corner al 33’st. Sia Capuano che Longo si concedono la girandola delle sostituzioni: il primo rivisita la nevralgica con Fiorani al posto di Zonta (39’st), il secondo inserisce Ciko ed Albadoro per Pitarresi e Guerra (34’st e 38’st). L’epilogo regala l’ultima emozione: un istante prima del triplice fischio (50’st), Kanoute accelera sul binario destro e serve l’assist intercettato sul fronte opposto da Ferrara, il cui tentativo in spaccata è respinto ancora una volta da Summa.
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