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SIMBOLICO

Jesy

di Domenico Albini da Manciano (GR)

Bovindo

Bovindo – racconti da leggere, autori da scoprire è la rubrica dedicata a chi desidera far conoscere la propria voce letteraria e condividere il piacere del racconto breve.
Ogni giorno, dal lunedì al venerdì, Bovindo propone un nuovo racconto, scelto tra autori esordienti e scrittori già affermati, offrendo ai lettori uno sguardo privilegiato sulla narrativa italiana contemporanea: una finestra luminosa da cui osservare il mondo attraverso tante piccole grandi storie.
Gli autori interessati possono inviare all’indirizzo bovindo2025@gmail.com il proprio racconto indicando nome, cognome, luogo di residenza e contatto telefonico. I testi, in lingua italiana e a tema libero, non dovranno superare le quattro pagine (formato A4, file Word). Sono ammessi racconti editi o inediti, senza limiti di genere. Per ulteriori informazioni: cellulare 327 1371380. Bovindo è uno spazio aperto e inclusivo, dove la scrittura respira, il talento si riconosce e ogni voce trova il suo lettore.


Jesi

di Domenico Albini

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Un mattino, davanti alla porta grande della città di Jasbhà, giunse un uomo.

I piedi scalzi, ricoperti di polvere, e l’impronta del deserto sulle spalle curve, sotto il peso di quattro sacchi colmi.

Le guardie lo fermarono.

– Chi sei, straniero? Perché vuoi entrare in città? –

Posò il suo fardello a terra e rispose:

– In ogni posto di nome me ne danno uno diverso. Ne ho tanti, ma quello vero è Jesy. In tutti i luoghi cerco di barattare la mia merce, scambiare le mie cose con altre. È il mio lavoro. –

La guardia aveva già sentito parlare di uno strano venditore con quel nome e lo fece passare.

Lentamente, così come era venuto, riprese il cammino, superò l’immensa porta e si mescolò alle grida della gente dentro le mura. Avanzò fino a giungere nella grande piazza chiamata degli Ulivi, per le grandi piante presenti lungo il muro di confine.

Si fermò sotto la più grande tra quelle centrali, appese i suoi sacchi al ramo più basso e posò il quarto, scuro e sporco, a terra. Poi, rivolto ai presenti, cominciò a parlare sorridendo a tutti.

La sua voce, seppur pacata, giunse sino oltre il fondo della piazza e molta gente si avvicinò.
– Vi chiedo di ascoltarmi un momento. Vorrei proporvi solamente uno scambio.

Se voi darete qualcosa di vostro a me, io ne darò una a voi. Non importa il valore.
Con me ho tre sacchi colmi di cose da barattare. Forse alcune potrebbero esservi utili, farvi felici… –

Molta gente, incuriosita dalla stranezza della proposta, si avvicinò ancora di più. Allora prese il primo sacco, lo aprì in modo da rendere ben visibile il suo contenuto e ne trasse una manciata di polvere rossa come il sangue, il cuore, l’amore.

– Ecco, prendetene un pizzico: vi darà forza, coraggio, fiducia.

Vi farà vedere la vera luce e credere in tutto ciò che farete.

In cambio potrete darmi quello che volete, qualsiasi cosa!

Non temete, non pesa, non macchierà le vostre tasche, dove non dovrebbe mai mancare.
Guardate il colore: ci ricorda il fuoco, il tramonto, il sangue, quelle cose che vivono per dare la vita, come il calore e la luce. –

La gente, sbigottita, cominciò a mormorare: chi si voltò al vicino per un parere, chi parlottò da solo. Altri tacquero, osservando il comportamento dei più. Qualcuno divenne serio, ma nessuno si fece avanti.
Nessuno si mosse.

Allora lo strano mercante si diresse verso il secondo sacco, lo aprì, vi affondò la mano e la ritrasse colma di una polvere bianca, soffice, leggerissima, che sparse per terra.

– Tutti coloro che la calpesteranno saranno fratelli, e divideranno sia il bene che il male, la luce e il buio, la sete e la fame.

Ma guarderanno sempre in alto e in avanti. –

A quelle parole la gente si ritrasse, facendo attenzione a dove metteva i piedi.

Allora staccò dalla pianta il terzo sacco, e dopo averlo aperto ne trasse una manciata di bacche verdi.
– Ecco, questa è l’ultima possibilità.

Prendetene, ve ne basta una.

Posatela nella vostra tasca più lontana: vi permetterà di vedere tutti coloro che sono dietro di voi, più laceri, più stanchi, più soli.

Vi farà scoprire tutte quelle ricchezze che, pur disponendole, ignorate. –

Ma anche in questo caso nessuno allungò la mano.

Ripose le bacche, si voltò verso quella gente.

– Io non ho altro da offrirvi.

Tutto il resto sono cose della terra vostra.

Potete averle, conquistarle, rubarle o trovarle, ma non vi cambieranno mai la vita.
Saranno conquiste di un momento. –

– Facci vedere il contenuto dell’altra sacca! – lo interruppero gridando alcuni.

Allora prese il sacco nero, lo aprì e lo vuotò ai loro piedi.

– Ecco, contiene tutto quello che altri mi hanno dato in cambio. Visto che lo avete chiesto, e che sono cose che non mi appartengono, ve le regalo. –

Raccolse i sacchi e lentamente si allontanò, mentre la gente cominciò a lottare tra loro per contendersi il contenuto di quello nero e sporco.

Mentre ripercorreva all’indietro la strada fatta poco prima, qualcuno l’udì sussurrare:
– Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno. –

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