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Il concerto e le polemiche
04 Maggio 2023 - 14:54
Ciao ciao ha cantato Veronica de La Rappresentante di Lista davanti alle poche centinaia di spettatori che hanno avuto accesso alla ormai celebre “seconda parte” dell’Uno Maggio Libero e Pensante di Taranto, edizione 2023. Ma potrebbe essere un addio, quello con il concerto che quest’anno ha compiuto dieci anni. La cui storia è da raccontare, di nuovo, ora che la musica rischia di essersi spenta definitivamente.
La pioggia, le polemiche, e gli immancabili social
La fine è nota. O forse no. Primo maggio 2023. La pioggia rende impraticabile l’area del Parco Archeologico delle Mura Greche; il concerto termina in anticipo dopo l’esibizione di Gemitaiz ma prosegue, poi, al chiuso di Spazioporto a Porta Napoli. Lì si esibiscono alcuni degli artisti che componevano una line-up di livello assoluto come Samuele Bersani, Vinicio Capossella, La Rappresentante di Lista, Ron. Ingresso limitato, pagamento di un contributo, e polemiche feroci che nascono dai social dove si diffonde la notizia del mini-concertone, e dove infuriano le lamentele di chi - magari dopo essersi inzaccherato per un pomeriggio sotto il diluvio - si è sentito escluso.
La risposta è arrivata, tramite Instagram, da Diodato, il cantautore tarantino che con Michele Riondino e Roy Paci cura la direzione artistica dell’evento. «Non so se ci sarà un altro Uno Maggio Taranto. Non so se avremo la forza di rialzarci ancora una volta. Ringrazio dal profondo del cuore tutti gli artisti che sono stati al nostro fianco, che hanno amplificato messaggi importanti, che hanno capito e lottato con noi con una generosità che mi ha commosso, dandoci la possibilità di dare inizio a una disperata raccolta fondi. Grazie a chi sta dando il suo contributo, a ogni essere umano che ho avuto la fortuna di incontrare sopra e sotto il palco e che con la sua presenza e sacrificio ha reso tutto possibile. Grazie a chi è stato al nostro fianco, comprendendo i nostri sforzi e anche i nostri limiti».
A rincarare la dose, intervistato dal Corriere della Sera, è Riondino: ««La bellezza, la forza del prossimo Uno Maggio sarà la sua assenza, e la forza dell’Uno Maggio Libero e Pensante fra due anni sarà la sua assenza, e così via». Aggiungendo poi, parlando dell’organizzazione, che «siamo una banda di pazzi, composta da due cantanti, un attore, un operaio, un disoccupato, un commerciante, uno studente; ecco, noi siamo questi pazzi qui, che già da diversi anni, quando si fanno i conti, quelli veri, ci mettiamo le mani in tasca e tiriamo fuori i soldi nostri. C’è il presidente del comitato (Simona Fersini ndr) una lavoratrice, non un’artista, che mette soldi di tasca sua. Noi tutti mettiamo del nostro. E parliamo di migliaia di euro».
Taranto, Roma e la “saga” paesana
Insomma, se Diodato non sa se ci sarà un altro Uno Maggio, e Riondino parla di assenza per i prossimi anni, davvero ci sarà solo il suono del silenzio, dopo dieci anni ad alto volume?
In realtà, prevedere cosa accadrà da qui ad un anno è quantomeno complicato, con il Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti al bivio.
L’edizione del decennale era nata sotto i migliori auspici, con ospiti di grande spessore sia dal punto di vista artistico che per quanto concerne gli approndimenti e gli interventi sui temi sociali: dal lavoro all’immigrazione, sino al finevita. è andata come è andata, con un naufragio amaro e che evidentemente ha lasciato il segno. Difficile però che si voglia davvero far finire così una storia che merita rispetto per quello che ha rappresentato.
Era il 2013 quando per la prima volta Taranto ospitava un evento musicale - ed esplicitamente politico - in contrapposizione al Concerto del Primo Maggio organizzato a Roma da Cgil, Cisl e Uil. A portare le note al Parco delle Mura Greche un comitato, quello dei Liberi e Pensanti, nato pochi mesi prima, e che con i sindacati era stato più che critico quando nel luglio 2012 era esploso il caso Ilva: l’inchiesta giudiziaria che arriva agli arresti ed ai sequestri degli impianti con l’accusa di disastro ambientale, il conflitto tra diritto al lavoro e diritto alla salute che arriva al punto più alto. Da qui l’idea di contrappore al Primo Maggio dei sindacati confederali l’Uno Maggio dei Liberi e Pensanti.
Michele Riondino, Diodato e Roy Paci saliranno anche sul palco insieme, tra gli altri, a Fiorella Mannoia, Raf, Sud Sound System, Francesco Baccini, Luca Barbarossa, Pierpaolo Capovilla, Elio Germano. Gli artisti si esibiscono gratuitamente per un evento autofinanziato. Il successo è clamoroso.
E nel 2014 si fa il bis, con Valentina Petrini e Andrea Rivera confermati alla conduzione, affiancati da Luca Barbarossa. Ritorni importanti (Mannoia, Sud Sound System, ovviamente Diodato) e mostri sacri come Afterhours, Vinicio Capossella e 99 Posse si alternano davanti a migliaia di spettatori.
Farà scalpore un tweet, da Roma, dell’account della Cisl nazionale: «#Primomaggio folla immensa di giovani a #ConcertoneSanGiovanni. Con tutto il rispetto, il Concerto di Taranto appare come una saga paesana». Ne seguirà un altro dello stesso account: «Nessuno voleva denigrare #ConcertoTaranto. #Saga come #racconto: a #SanGiovanni c’erano #storie nazionali. #Musica deve unire non dividere».
Il primo stop
Nel 2015 e nel 2016 arrivano al Parco delle Mura Greche, tra gli altri, anche Brunori Sas, Caparezza, Mannarino, Marlene Kuntz, Subsonica, Ghemon, Levante, Litfiba, Daniele Silvestri. Ad animare i dibattiti, Gino Strada, Gianis Varoufakis, i lavoratori di ThyssenKrupp, i comitati No Tav e delle madri della Terra dei Fuochi. Ma nel 2017 ecco un primo stop. In concomitanza con le elezioni comunale, il Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti sceglie di non organizzare il concerto, per evitare strumentalizzazioni e rimarcare la propria distanza dai partiti.
La ripartenza, prima della pandemia
I Liberi e Pensanti però sono espliciti: quello del 2017 è un arrivederci, non un addio. E nel 2018 on stage ci sono Bluebeaters, Brunori Sas, Bud Spencer Blues Explosion, Vinicio Capossela, Colapesce, Coma Cose, Luca De Gennaro, Teresa De Sio, Francesco Di Bella, Fido Guido, Ghemon, Irene Grandi, Levante, Mama Marjas, Med Free Orchestra, Meganoidi, Melga, Emma Marrone, Modena City Ramblers, Mother Nature, Noemi, Ombre Cinesi, Piotta, Pizzicati int’allu core, Rezophonic e Terraròss: poco da aggiungere. E nel 2019 ci sono altre “prime volte”: Max Gazzè, Elio, Malika Ayane, Colle der Fomento, Cor Veleno. Nessuno immagina che per i successivi due anni il concerto non si terrà per una pandemia mondiale: ma il Covid sconvolgerà il pianeta.
Lo scorso anno
Lo scorso anno, con Martina Martorano, Andrea Rivera e Serena Tarabini a condurre, gli artisti sul palco sono stati Giovanni Caccamo, Fabio Celenza, Cosmo, Calibro 35 con Izi, Diodato, Tre Allegri Ragazzi Morti con Cor Veleno, Don Ciccio African Party, Ditonellapiaga, Eugenio in Via Di Gioia, Francesco Forni, Gaia, Med Free Orkestra con Fabrizio Rosso e Chiara Galiazzo, Melancholia, Ermal Meta e Giuliano Sangiorgi, Gianni Morandi, Erica Mou, N.A.I.P., Andrea Pennacchi, Terraròss, The Niro, The Zen Circus, Giovanni Truppi, Margherita Vicario e 99 Posse.
Quindi, nel 2023, l’edizione del decennale. L’ultima?
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