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Storie

Una bella storia di seconda mano

Ci sono auto che non si scelgono: ti aspettano, silenziose, finché non arrivi tu a riscrivere il loro viaggio

Speciale motori

Certe auto conservano le risate, altre il silenzio dei viaggi lunghi

Non era nuova. Non aveva nemmeno quella lucentezza da autosalone che fa battere il cuore ai ventenni.
Aveva però un profumo di vissuto, un misto di benzina, pioggia asciutta e musica rimasta nell’aria.

La vidi per caso, in una piazzola di provincia, tra un’utilitaria bianca e un SUV troppo lucido per essere sincero.
Sul cruscotto c’era una piccola cicatrice: una linea sottile, come un segno di penna. Il venditore la chiamò «imperfezione», io la vidi come una firma.

Ogni macchina ha un’anima, e questa - lo senti subito - aveva ancora qualcosa da dire.
Provai a immaginare chi l’avesse guidata prima: forse un insegnante, o un padre che accompagnava i figli a scuola.
Certe auto conservano le risate, altre il silenzio dei viaggi lunghi.

La mia sembrava avere tutto.
Quando girai la chiave, il motore partì con un suono pieno, rotondo, come se fosse felice di ricominciare.
Non c’erano schermi touch, né luci colorate. Solo strada, aria e la sensazione limpida di libertà.

Da quel giorno, ogni volta che la guido, penso che certe storie non nascono nuove. Nascono di seconda mano, ma sono ancora tutte da scrivere.

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