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Salute e benessere
29 Marzo 2024 - 06:50
Asse intestino-cervello
Per millenni carestie e pestilenze hanno flagellato la razza umana. L’avvento, nella seconda metà del secolo scorso, degli antibiotici associato al miglioramento delle condizioni socioeconomiche, ha permesso di sconfiggere questi flagelli, perlomeno nei paesi industrializzati.
Dalla seconda metà del secolo scorso, accanto al declino delle malattie infettive, si è registrato un incremento esponenziale di malattie a carattere autoimmune e cronico-metaboliche. I dati epidemiologici hanno stimolato, soprattutto nell’ultimo ventennio, ricerche che hanno posto l’accento sul ruolo della flora microbica intestinale che naturalmente colonizza tutto l’apparato gastrointestinale, il c.d. microbiota, nel mantenimento dello stato di salute dell’individuo e il ruolo che questo, in caso di disregolazione, svolge nell’insorgenza di malattie croniche autoimmuni o degenerative come Alzheimer e Diabete Mellito. Quindi un cambio di paradigma, batteri non più portatori di malattie ma fondamentali cooperatori allo stato di salute.
Con il termine microbiota intestinale si fa riferimento alla vasta popolazione batterica, ma anche virale e fungina che colonizzando l’apparato intestinale, sin dalle prime fasi della vita, svolge svariati funzioni, integrandosi con il patrimonio genetico dell’individuo dell’ospite, definito “olobioma”. nIfatti, oltre una funzione di digestione e assorbimento degli alimenti, sintesi di vitamine, regolazione del metabolismo e del peso corporeo, il microbiota intestinale svolge un ruolo fondamentale nel corretto sviluppo delle difese immunitarie, regolazione di funzioni superiori quale il tono dell’umore, il comportamento. Attualmente il concetto di “asse intestino- cervello” è stato ampliato ad “asse microbiota-intestino-cervello” a sottolineare il complesso sistema di comunicazione bidirezionale capaci di influenzarsi vicendevolmente comunicando attraverso vie metaboliche, endocrine, neurali e immunitarie che sono cruciali per il mantenimento del microbiota. Negli ultimi dieci anni importanti ricerche scientifiche hanno investigato i meccanismi con cui la flora intestinale può influenzare l’asse intestino-cervello.
Queste ricerche non hanno fatto che tentare di razionalizzare l’influenza di questi due organi già popolarmente presenti come, per esempio, l’espressione “avere il magone” riferendosi a quella vaga sensazione di fastidio viscerale che spesso si ac-compagnano in situazioni di stress emotivo. Diversi fattori sono in grado di perturbare l’ecosistema microbico intestinale individuati nel parto cesareo, l’allattamento artificiale, abuso di antibiotici soprattutto nei primi mille giorni di vita, le modificazioni nello stile alimentare. Con riferimento a quest’ultimo aspetto, nelle società industrializzate i cambiamenti nelle abitudini alimentare attraverso il ricorso di alimenti raffinati o ultra-processati, determinato una impennata di casi di obesità, malattie cronico-degenerative, neuro-infiammazioni, depressione, praticamente sconosciuto nelle società preindustriali. L’influenza di un microbiota “malato” potenzialmente è in grado di esplicare influenze negative sul sistema nervoso enterico (SNE), definito secondo cervello, favorendo, attraverso alterazioni della barriera intestinali, a perturbazioni dell’omeostasi, cioè quella capacità di autoregolazione del sistema in presenza di perturbazioni esterne.
Le evidenze scientifiche di un ENS alterato presenti nelle malattie neurovegetative quali Parkinson, Malattia di Alzheimer, Spettro Autismo, Sclerosi Multipla. Queste alterazioni si sono dimostrate in grado di alterare la permeabilità intestinale, favorendo la penetrazione di batteri o materiale batterico determinando una stimolazione dell’apparato immunitario in grado di determinare una infiammazione del tessuto nervoso centrale. Gli studi sul microbiota fecale hanno dimostrato la presenza in ognuna malattia neurologica di caratteristiche alterazioni. Nell’analisi del microbiota intestinale, un tratto comune è costituito da un’alterazione della biodiversità, cioè delle specie che lo compongono, sia in senso di abbondanza sia di riduzione con un impoverimento di specie benefiche per l’intestino e comunque uno sbilanciamento delle popolazioni che lo compongono. Le recenti conoscenze dimostrano come il ruolo dei batteri sia alla base di numerose malattie, aprendo la via a possibili interventi terapeutici mirati, attraverso l’utilizzo di probiotici dotati di una specifica azione, in grado di incidere sull’ecosistema microbico, correggendolo e aumentandone le sue capacità di resilienza.
In conclusione, accanto alla diagnostica per immagini in chiave moderna, e realistica, va affiancato lo studio delle relazioni batteri e ospite, una vera e propria “microbiota revolution”. Questa rivoluzione culturale all’approccio della malattia è stata in grado di spazzare alcuni paradigmi che hanno dominato in passato la scena culturale. A distanza di più di 2000 anni si può asserire che l’intuizione del medico greco Ippocrate nell’affermare che tutte le malattie iniziano dall’intestino, è affascinante e attuale, tanto da continuare ad influenzare un numero sempre più vasto di ricercatori e medici.
dott. Francesco Paolo Semeraro
Gastroenterologo
già responsabile FisiologiaDigestiva-Celiachia Ospedale SS. Annunziata Taranto
Specialista Centro Medico Polispecialistico Santa Lucia di Statte
www.centromedsantalucia.it
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