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Pizzica in piazza con i "Terraross"

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Il concerto dei "Terraross"

 Soffermandosi nella basilica di San Martino dove ci si incanta per la voce del soprano che modula “Casta Diva”, seguendo la marching band pugliese della Conturband, che avanza ‘sassofoneggiando’ per piazze e viuzze del centro storico, si giunge alfine nella centrale piazza XX Settembre dove, sovrastata dalla cassarmonica, simile a una torta pluristrato riccamente decorata da un pasticciere dalla fantasia senza limiti, prende posto la star dell’ultima giornata di festeggiamenti in onore di San Martino e Santa Comasia, patroni di Martina Franca: i Terraross, interpreti della musica popolare d’alta Murgia. Le note indiavolate di “Pizzicarella”, “Santu Paulu” calamitano lo spettatore dell’ultimo momento  verso un posto quanto più possibile vicino al palco. E’ il regno di Domenico “Dominique” Antonacci, anima del gruppo, quasi uno sciamano per il numerosissimo pubblico, che altro non attende che di diventare parte attiva della serata. E lo sarà presto, scatenandosi con i ritmi di pizzica e tarantella.“Portiamo ovunque ci chiamano la storia della nostra Puglia, la regione più bella d’Italia, crocevia di tante culture che non hanno mancato di lasciare il segno – fa Dominique, in una pausa del concerto – Giungono da tutte le parti, spesso dopo viaggi di decine di migliaia di chilometri, per rimanere incantati dalla bellezza delle nostre città, anche le più piccole, e per gustare le nostre specialità di ‘cucina povera’. E noi, invece, diamo tutto per scontato, non riuscendo spesso a renderci conto, prima ancor di valorizzare, le nostre ricchezze”. E il desiderio di gridare questo orgoglio smisurato di pugliesità viene compendiato dalle note e soprattutto dai versi di “Apulia”, dove all’amarezza per tanta inconsapevolezza fa da contraltare l’allegro ritmo della tarantella. Quindi, si snoda tutto il repertorio dei “Terraross”: da “Pizzica Po’” (reinterpretazione di una vecchia canzone di Domenico Modugno, “Tambureddu”) ad “All’alì” (canto tradizionale delle raccoglitrici di olive). Ci si diverte con “Ze Vicienze”  e per “U Paise addò so néte” (simpatica presa in giro dei “taglia taglia”). Poi tutti si lasciano andare senza remore ai passi di “pizzica” , improvvisando anche girotondi e persino azzardando il “sirtaki” sulle note di un brano popolarissimo della tradizione salentina, cantato in grico: “Calinifta”. C’è spazio anche per la tarantella tarantina di Saverio Nasole: “Addò m’a pezzecate Maria Mela…”, portato in tutt’Italia dal gruppo folcloristico “Armonie dei due mari”.

“In talune occasioni programmiamo anche una canzone dedicata al dramma ambientale di Taranto – dice Dominique – S’intitola “I.L.V.A.”, pronunciata “Aielvuei”, sulle note della famosa “Ymca” dei Village People. Ma stasera si fa festa e non è proprio il  caso”.

Poi la potente voce di Anna Rita Di Leo, nel silenzio degli strumenti e della piazza, si impone con i primi versi di “Tarantè”, dove il dolore per i tanti soprusi ricevuti si fa danza e canto, sempre più incalzanti finchè le lacrime smettono di cadere giù e si sorride alla vita, all’amicizia.

E infine, alla mezzanotte scoccata da un pezzo, i “Terraross” intonano il proprio inno, quasi uno slogan da corteo, e che s’intitola proprio come il nome del gruppo. “La serata è andata bene – commenta Dominique – e questo si evince non tanto dagli applausi quanto dalle luci accese negli occhi degli spettatori. Valgono più di mille parole! E quelle luci stasera sono state più splendenti delle luminarie in piazza”.

                                                                                                                                                                                                                                                      Angelo Diofano

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