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Regione Puglia
14 Gennaio 2025 - 17:37
Enzo Di Gregorio e Michele Mazzariello
«Gli sforamenti di ossido di azoto, cianuri e fenoli dovrebbero portare alla sospensione temporanea dell’attività degli impianti». Il riferimento del Presidente della Commissione Ambiente della Regione Michele Mazzarano, nell’odierna seduta, è ad un primo sforamento di ossido di azoto dal Camino E 137 di Acciaierie d’Italia, riscontrato a fine maggio attraverso un controllo di Arpa Puglia (223 milligrammi a fronte del limite giornaliero consentito di 100 mg/Nm3) e ad un secondo episodio a settembre, ma anche ad un campionamento di Ispra effettuato lo scorso giugno, con riferimento all’acqua, dal quale sono emersi livelli di cianuro scaricati ben 110 volte sopra il limite di emissione, e di fenoli di 14 volte più alti rispetto ai valori massimi consentiti. «Abbiamo ben presente quanto sancito a giugno scorso dalla Corte di Giustizia Europea in merito alla necessaria interruzione dell’attività produttiva dell’acciaieria, nel momento in cui è a rischio la salute umana. Per questo motivo, teniamo alta l’attenzione, ascoltando le molteplici voci sull’inquinamento di derivazione industriale a Taranto. Ne deriva un quadro che si conferma preoccupante soprattutto alla luce della procedura in corso di revisione dell’Autorizzazione Integrata Ambientale, scaduta da un anno e mezzo. Nella proiezione futura di crescita della produzione di acciaio nei prossimi, sono immaginabili quindi gli ulteriori aumenti di inquinanti proporzionalmente all’intensificarsi dell’attività produttiva. Allarma particolarmente quanto riferito dall’ordine dei Medici attraverso la dottoressa Moschetti circa l’aumento, legato alla complessiva attività industriale, di morti per malattie cardiovascolari e respiratorie, di rischio di ictus, della crescita del numero di casi di disturbi dello spettro autistico, di malattie neurologiche che peraltro si sviluppano in maniera subdola e nel lungo periodo. Ragion per cui, auspichiamo che il Governo valuti con particolare attenzione l’investitore che dovrà acquisire lo stabilimento affinché la scelta ricada su chi offre le migliori garanzie sul piano sanitario e ambientale, oltreché su quello occupazionale».
A parlare anche il consigliere regionale Vincenzo Di Gregorio (Pd), presidente II Commissione consiliare Regione Puglia: «Biossido di azoto, fenoli, cianuro. I picchi di sostanze inquinanti tornano a far paura a Taranto. Una situazione evidenziata dagli organi di controllo che preoccupa le associazioni ambientaliste ascoltate oggi in V Commissione Ambiente della Regione Puglia. Nei prossimi mesi si assumeranno decisioni di grande importanza per il futuro dello stabilimento siderurgico in ordine alla vendita degli impianti e alla procedura per la nuova Autorizzazione Integrata Ambientale (Aia). Stando a quanto dichiarato oggi dalle associazioni, l’azienda avrebbe chiesto di aumentare l’utilizzo di coke e di restringere i tempi di cottura e distillazione del carbone. Una richiesta che ci riporta alle condizioni vigenti 25 anni fa che produssero, come primo storico atto di tutela della salute pubblica, le ordinanze di chiusura di alcune batterie della cokeria Ilva. Oggi le acciaierie di Taranto producano circa 2 milioni di tonnellate di acciaio. Cosa accadrà quando gli impianti riprenderanno a marciare? Quanti anni dovranno trascorrere prima di vedere completata la decarbonizzazione? Il fattore tempo in questo caso non è secondario. Sono trascorsi 13 anni dal 2012, quanti ne dovranno trascorrere ancora? Per quanto tempo dovremo assistere a questo lento e costante avvelenamento della comunità a... norma di legge? La stessa Commissione ha esaminato la vicenda del dissalatore sul fiume Tara. La carenza idrica è la vera grande emergenza che dovremo affrontare nei prossimi mesi e anni. Per questo è necessario prevedere la costruzione di dissalatori nella nostra regione e infatti ne sono previsti altri due oltre a quello di Taranto. Al tempo stesso, però, queste decisioni non possono essere calate dall’alto, ma vanno condivise con i territori valutando non solo la strategicità dell’intervento, ma anche l’impatto ambientale, paesaggistico e la salvaguardia del patrimonio storico e culturale».
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