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Area metropolitana di Napoli
25 Maggio 2023 - 16:03
Le elezioni amministrative hanno regalato al movimento civico napoletano un serio rafforzamento della pattuglia dei rappresentanti nei vari consigli comunali della città metropolitana di Napoli, ponendo in essere le condizioni per una non rinviabile organizzazione su base nazionale del movimento civico, che vede Mezzogiorno Federato come assoluto protagonista. A Napoli, in particolare, amici e compagni coi quali da tempo si è avviato un più di un discorso, hanno deciso di unirsi nella costruzione di Napoli Mediterraneae con lo spirito di un'unica forza politica, ci siamo attivati sui vari comuni riuscendo a spostare anche pochi voti, che in qualche caso si sono rilevati decisivi per la elezionedi un consigliere comunale. C’è stato un coordinamento e sono stati organizzati diversi incontri per finalità elettorali condivise, con risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Abbiamo agito da forza politica.
Un commento a parte merita il caso Pomigliano D‘Arco. L’importante comune dell’entroterra napoletano ha vissuto un evento che potrebbe trovare spazio in ben altri racconti. Lello Russo è stato eletto alla veneranda età di 83 anni, per la sesta volta, sindaco della sua città. Senatore, socialista, sindaco. Questo in sintesi il suo curriculum. Ma proviamo a raccontare questa ultima avventura. Dopo due anni di “laboratorio politico” l’amministrazione PD-M5S, implode sulle infinite contraddizioni che ne avevano caratterizzato la nascita. I riformisti si sono subito attivati per costruire una coalizione credibile e forte, cercando tra le “nuove leve” un nome che potesse mettere tutti d’accordo, con il sincero impegno dello stesso Russo. Sedie e tavoli non trovavano pace. Cosi dal cilindro di chi la politica ha dimostrato di saperla fare, si è pensato di sondare l’usato sicuro e, nel giro di poche ore, non solo si è trovato il nome del candidato che univa tutti, ma anche la chiave per costruire un’alleanza civica e riformista. PD e M5S non hanno nemmeno presentato liste con il risultatoscontato. Può sembrare cosa di poco conto, in realtà è un fatto politico enorme, che trova ragione anche nella sapiente regia di Felice Iossa, da sempre coi civici e socialista. I risultati sono stati esaltanti, oltre che scontati. Possiamo stare certi che Pomigliano insieme a Napoli, sarà levatrice di un importante storia del riformismo civico e meridionale, costituendo un filo di Arianna per ritrovare la strada maestra.
Il 13 maggio si è svolta l’assemblea costitutiva di Napoli Mediterranea, che rappresenta l’unione di diverse associazioni che si sono date un’organizzazione congiunta, per costruire un percorso unitario a sostegno dei territori, della politica, delle persone. Anzitutto bisogna dire che è stato un bell’evento. Un dibattito tra operatori politici che ha appassionato e motivato chi è intervenuto. Si è parlato di cose importanti, che investono la vita delle persone e dei territori e per le quali vale la pena di dedicarci tempo ed energie. Ci sono stati relatori che non sono “semplici” uomini e donne di cultura che parlano di un determinato tema. Ma sono persone che sul territorio, e delle questioni ad esso collegato, ne hanno fatto una ragione ed una funzione. Sono uomini e donne che lavorano a contatto coi giovani che si formano nelle università campane (Annamaria Ianniciello), che hanno dimostrato come su territori difficili dell’area a Nord di Napoli da tempo mietono consensi e riconoscimento (Peppe Barra e Sossio Vitale), o come Marcello Lala, che ha fatto della giustizia un tema fondante personaggi che hanno fatto la storia dei trasporti campani (Antonio Simeone), che hanno fatto del merito e della solidarietà un credo ed un motivo di vita (Pasquale Sannino), chi, (Felice Iossa e Paolo Russo), ha dimostratodi saper costruire importanti processi politici con pulizia e capacità, ed infine chi (Felice Casucci) dimostra equilibrio e disponibilità nel mettere esperienza e cultura a disposizione di tutti.
Queste sono le premesse di Napoli Mediterranea. Nel prossimo mese, dovrebbe vedere la luce il movimento regionale. E’ chiaro che l’uno è legato all’altro, come tutti e due sono connessi al disegno nazionale. La rete dei civici deve fare un ultimo metro per organizzare una struttura unitaria su tutto il territorio nazionale, esile quanto vogliamo, ma che rappresenta pur sempre una rete che copre tutti i territori. Se escludiamo il PD, tutto il centro sinistra è costruito su partitini meno forti del movimento che stiamo da anni provando a costruire. Naturalmente bisogna che si assumano alcune scelte fondanti: la costruzione di un esecutivo forte e rappresentativo, di uomini e donne che sui propri territori siano riconosciuti e riconoscibili, per capacità, operatività, forza delle idee e dei consensi che riescono a coagulare e che sappia costruire le giuste relazioni politiche e nel contempo le necessarie polemiche sui temi a noi cari; occorre una carta dei valori condivisa, sapendo che noi non siamo come tutti gli altri movimenti civici che pure esistono nel paese. Noi siamo partiti dalla strutturazione culturale del nostro movimento, il Civismo Federativo è nostra creatura, non mi pare che ci siano altri che siano nati e strutturati in questo modo.
Ciò che stiamo costruendo è qualcosa di enorme. Stiamo tentando di riunire l’insoddisfazione verso i partiti di chi, tuttavia, riconosce alla politica un ruolo decisivo, organizzandoci un contenitore nazionale, avendo creato, prima, delle fondamenta culturali che ne segnano la funzione civile ed il percorso formativo. E’ cosa di un difficoltà immane, perché in un epoca che si regge sulla volgarità, sul populismo e qualunquismo, parlare con il linguaggio del riformismo federativo è come navigare con una barca a vela contro vento in un mare tempesta. Ma è evidente che qualcosa si muova. Adesso bisogna fare altro: unire tutti, organizzare gli uomini e le donne, puntando su una comunicazione che arrivi ai più.
Il civismo che abbiamo imparato in questi anni è quello dei territori, degli uomini e delle donne che in essi vivono, e possiamo girarci quanto vogliamo, ma la vera battaglia è riportare l’attenzione dell’Europa tutta verso il mare che bagna 8000 km di coste italiane, che è in sé una politica, tanto verso l’Africa, sponda commerciale da non trascurare, quanto per la naturale alleanza tra i paesi dell’Europa meridionale ma anche perché è la via di transito del 20% delle merci mondiali: il Mediterraneo.
Salvatore Sannino
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