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La crisi

Cittadella della Carità, «Servono soluzioni concrete e definitive»

Gli interventi di Solazzo (Cisl), Liviano (Demos) e Iaia (FdI)

L'esterno della Cittadella della Carità (foto d'archivio)

L'esterno della Cittadella della Carità (foto d'archivio)

«Quella stessa Cittadella della Carità di Taranto, eretta in ente morale nel 1984, già eccellenza della sanità convenzionata ionica ed apprezzata eredità del suo illuminato promotore, l’arcivescovo Guglielmo Motolese, per l’incuria amministrativa e gestionale nel corso degli anni, rischia il fallimento e con esso irreparabili conseguenze negative su persone che vivono fragilità sanitarie e su famiglie monoreddito preoccupate per il futuro occupazionale dei dipendenti diretti e indiretti». Così Gianfranco Solazzo, segretario generale della Cisl di Taranto, in riferimento alla crisi della Cittadella della Carità.

Da giorni il mondo politico e sindacale si è mobilitato per alzare il livello di attenzione sulla grave crisi che sta colpendo la struttura del quartiere Paolo VI. «Negli ultimi anni, anche in conseguenza di controlli legittimamente effettuati dagli enti preposti, il personale di quella realtà ha vissuto come in un limbo, dall’incertezza degli stipendi a fine mese alla possibile perdita del lavoro, mentre denunce, proteste, note stampa prodotte in gran quantità dalle Organizzazioni sindacali, mai davano evidenza circa la volontà del management di intrattenere un dialogo sociale appropriato e definitivo. E’ giunto il tempo di fare chiarezza su una realtà sanitaria che, oltre a garantire reddito a personale umanamente e professionalmente competente, assicura assistenza a malati ed a non autosufficienti. Come Cisl insieme alla nostra federazione di categoria, la Cisl Fp - osserva Solazzo - dal primo momento abbiamo lanciato l’allarme su una situazione che andava incancrenendosi ed in ordine alla quale chi aveva l’onere di decidere avrebbe dovuto intraprendere azioni risolutive.

Nell’immediato, sono a rischio sia il posto di lavoro di circa 95 persone, sia il taglio di circa 60 posti letto, a causa dell’avvenuta sospensione degli accreditamenti, da parte della Regione Puglia - con il termine perentorio di 10 giorni per la presentazione delle controdeduzioni da parte della struttura - per i poliambulatori, per l’intera attività ambulatoriale e per le attività di degenza della casa di cura Arca (riabilitazione). Anche per questo sono in corso di dimissioni pazienti non gravi. Inoltre, per la Rsa Ulivo, si è in attesa dei verbali, ancora in fase di valutazione, derivanti dalla recente fase ispettiva dei Nas e dei Vigili del Fuoco, i cui esiti se negativi potrebbero far salire a 160 le lavoratrici ed i lavoratori coinvolti. Ed allora, Taranto non può permettersi questo ulteriore tracollo; anche per questo affiancheremo tutte le iniziative promosse dalla nostra federazione Cisl Fp. E, sempre insieme con le lavoratrici ed i lavoratori, non ci fermeremo fino a quando non si darà una soluzione concreta e risolutiva all’intera vertenza, con l’auspicio che la politica e le istituzioni sia locali che regionali, ciascuno nel suo ruolo e con il pieno esercizio delle rispettive responsabilità, stiano accanto al sindacato in questa vertenza delicata, importante e non solo il territorio ionico».

Sullo stesso argomento si registra l’intervento di Gianni Liviano consigliere comunale (Demos). «Io me lo ricordo bene quando mio padre, orgoglioso, ci raccontava che aveva offerto qualche ora del suo lavoro per dare un contributo al Sogno di Mons. Motolese. E mio padre lo diceva orgoglioso e fiero, contento perché pensava che quel sogno, il sogno di Mons. Motolese, fosse un sogno giusto, un sogno bello, un sogno che meritaaa di essere condiviso. Io mi ricordo quando i ragazzini delle scuole, per realizzare quel sogno, offrivano i loro salvadanai, dopo aver rinunciato ad acquistare forse qualche busta di figurine di calciatori della Panini, qualche giornaletto, o il panino con il prosciutto che vendeva la salumeria che stava di rimpetto alla scuola. Monsignor Motolese - afferma Liviano - era autorevole e credibile e per questo il Suo sogno, il sogno di una Cittadella che accogliesse i poveri, gli ultimi, gli ammalati, divento’ il sogno dell’intera città: dei sindacati e della Politica, non importa se di sinistra, o di destra o di centro, dei commercianti, degli operai, degli impiegati. E quando la Cittadella fu inaugurata festeggiarono tutti. E ogni giorno un numero elevato di volontari, da ogni parrocchia, si recava alla Cittadella, per tenere compagnia ai poveri, alle persone sole. Io mi ricordo di Suor Delia, che coordinava il servizio ai poveri e si impegnava perché ad ogni persona fosse salvaguardata la dignità. Io mi ricordo quando, qualche anno dopo, in Cittadella arrivo’ il Papa, San Giovanni Paolo Secondo, quando atterrò con l’elicottero in Cittadella. Nel frattempo l’arcivescovo era diventato Monsignor De Giorgi, ma gli onori di casa in Cittadella li fece, come era giusto, Mons. Motolese. Ne è passato di tempo e la città è cambiata e non sono certo che sia cambiata in meglio. Sicuramente la Cittadella è cambiata in peggio. E negli anni è stato tradito il sogno di Mons. Motolese, che poi era il sogno di una città. La gestione è stata per anni fallimentare e il controllo forse un po’ distratto. La vicinanza della città si è ridotta - evidenzia il consigliere comunale - e ora ci sono tanti dipendenti che rischiano di perdere il lavoro, molti pazienti che devono essere trasferiti e la città che sta perdendo una struttura sociale, prima ancora che sanitaria, nell’indifferenza generale. Non vada persa una struttura cosi’ importante, non vada offeso il sogno che la città dei nostri padri ha condiviso».

Secondo Dario Iaia, deputato e presidente provinciale FdI Taranto. «La crisi della Cittadella della Carità è molto grave. La sospensione dell’accreditamento da parte della Regione Puglia con conseguenti dimissioni dei pazienti indebolirà ulteriormente la sanità tarantina. Verranno meno dei posti letto, determinerà la perdita del lavoro per un centinaio di persone ed inoltre, si verrà ad acuire la carenza di posti letto a Taranto. Gli interventi di messa in sicurezza della struttura, ad oggi carenti, non possono essere la causa di questa chiusura. Occorre procedere con gradualità anche perché questa situazione è stata denunciata più volte dai sindacati, ma non è stata sinora presa in considerazione. Cosa è cambiato ora? Per queste ragioni chiediamo alla Regione Puglia di attivarsi immediatamente al fine di trovare una soluzione percorribile».

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