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La recensione
06 Novembre 2023 - 18:20
Maddalena Girelli Renzulli
Fresco di stampa, è il libro scritto da Maddalena Girelli Renzulli, autrice tarantina, in cui traccia con passione e rigore di ricerca, il percorso del nostro Anfiteatro. Da “Gigante di Pietra che sovrastava il Castello” (così in un documento custodito nell’Archivio General de Simancas in Spagna), nel tempo viene depredato, invaso da rovi e sterpaglie, occultato, prima da una piazza, e poi dal Mercato Coperto. Eppure nel 1789, Ulysses Von Salis de Marschlins, viaggiatore straniero, a proposito, aveva scritto: “Sarebbe molto facile ripulire dai rottami quel posto memorabile”.
La copertina del libro
La ricerca, costruita con una impostazione cronologica, si avvale delle fonti più varie nella loro articolazione comparativa: indagini archeologiche; testimonianze di storici locali e viaggiatori stranieri del ‘700 e ‘800; documenti bibliografici, giornali e riviste d’epoca e recenti; atti ufficiali emessi dal Decurionato, prima dell’Unità d’Italia e, successivamente, dal Consiglio comunale, con Delibere Consiliari e di Giunta.
Un Anfiteatro vissuto nell’ambiguità della sua identità. Secondo l’autrice, la vicinanza al mare lo fa confondere con il celeberrimo Teatro Greco, il “Maius”, dove si svolse la vicenda di Filonide che fu causa “all’infelice nostra Patria di tante vicende e sciagure” (Cataldantonio Carducci in “Delle Delizie Tarantine”, 1771).
E, la vicenda di Filonide ha condizionato tanto gli storici locali, quanto i numerosi viaggiatori europei, che hanno visto non ciò che era sotto i loro occhi, ma ciò che era nella loro immaginazione. Solo alcuni sono riusciti a sottrarsi al mito e a individuare l’esatta identità. Puntuale appare la definizione del contesto sociale cittadino della nascente Taranto, la cui classe dirigente si rivela molto attenta ai propri interessi e poco sensibile alle sorti dell’Anfiteatro che, scavato in parte dall’archeologo Luigi Viola nel 1881, per insufficienza di finanziamenti, viene abbandonato, in attesa di tempi migliori, che non vennero.
“Quando Viola o chi per lui decise di interrompere lo scavo per insufficienza di finanziamenti, le 300 lire stanziate si erano rivelate del tutto insufficienti, e decise di coprire lo spazio della cavea per farne una piazza, in città non ci fu un’eco di ciò che stava per accadere, né in Consiglio Comunale, né nella stampa locale. La decisione resta estranea alla città”
Quello che stupisce è il silenzio nel quale si gioca l’intera vicenda. Lo stesso Luigi Viola in qualità di Consigliere comunale, nel momento delle scelte cruciali: si astiene o si assenta. E, nella seduta del 23 Ottobre 1899, nelle vesti di Assessore Delegato per la Pubblica Istruzione, addirittura vota a favore per la costruzione del Mercato Coperto.
“E' la spia di un profondo disagio. Viola è consapevole che la partita è chiusa, che la costruzione del Mercato Coperto occulterà definitivamente l’area dell’Anfiteatro”.
“Eppure avrebbe potuto sollevare la questione, sollecitare la riflessione e la consapevolezza dei consiglieri sull’importanza e il valore del manufatto che andava protetto e salvato ad ogni costo, perché era una delle tracce identitarie della città. Un suo intervento, forse, avrebbe potuto orientare le cose in maniera diversa, avrebbe favorito la scelta di un altro sito e avrebbe salvato la possibilità di un suo recupero.
Forse prevalse in lui la sfiducia. E Viola non è il solo”.
E' questa, sull’Anfiteatro di Taranto, una ricerca emotivamente partecipata: si avverte subito il coinvolgimento della ricercatrice che, dinanzi allo scempio della città greco-romana, alla avidità dei proprietari dei suoli, manifesta un profondo rammarico e, tuttavia, riesce a mantenere una oggettività ed un distacco dagli eventi studiati, da cancellare ogni ombra di partigianeria.Potrebbe sembrare un libro per esperti di archeologia, ma non è così. La sua forma narrativa consente una lettura agile e consapevole, perché è convincimento dell’autrice che la ricerca storica debba avere una funzione sociale, contribuendo alla crescita culturale, civile, sociale dei cittadini, al radicamento della propria identità.
“Oggi del Gigante di Pietra, non resta che un solitario e melanconico mozzicone di muro in opus reticolatum, recintato e circondato, purtroppo, da rifiuti ed erbe infestanti, in una cavea che prosaicamente è diventata Parcheggio. A me piacerebbe interpretare quella “provvisoria e temporanea utilizzazione della corte come parcheggio pubblico” come una porta socchiusa verso il futuro, che sta a noi aprire o chiudere. Così si chiude la vicenda dell’Anfiteatro di Taranto che da “COLISEO” nel 1574 diventa “PARCHEGGIO” nel 2009”.
L’autrice
Maddalena Girelli Renzulli, già Docente di Storia e Filosofia nei Licei “Battaglini” e “Quinto Ennio” di Taranto, ha condotto studi e ricerche sul Centro Storico di Taranto. Studiosa dei Viaggiatori Stranieri del Grand Tour, soprattutto in Puglia, ha pubblicato: Il Grand Tour a Taranto (2000); Taranto nella pittura paesaggistica nel ‘700 (2007); La Puglia del ‘700 in un diario di viaggiatori olandesi (2015), oltre ad articoli sullo stesso argomento apparsi nella rivista “La Voce del Popolo”. Dal 1999 è promotrice del Gruppo di Lettura Leggere-leggersi.
Marco Ludovico
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