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22 Agosto 2023 - 06:56
MICHELA MURGIA - “Il mondo deve sapere” - Einaudi
La letteratura che si interroga è la migliore, quella che racconta è la più utile e la letteratura che cerca è la sintesi tra le prime due. Ma cosa cercare? Cosa evitare? La letteratura è come il viaggio, è come la differenza che esiste tra il viaggiatore e il turista. Spesso siamo turisti e sempre più siamo costretti alla monotonia del turismo. Andiamo tutti nella stessa direzione e vediamo le cose da un unico punto di vista. Non si tratta solo del gusto della scoperta, ma del sapore unico dell’avventura di camminare da soli verso una meta, senza un navigatore, un cellulare una guida turistica certi di un’unica e sola certezza: che non abbiamo certezze. Siamo, purtroppo, ridotti al contrario dell’avventura i nostri corpi sanno già tutto e spesso lo sanno prima che l’avventura abbia inizio. Si spera che la letteratura, in ogni sua forma, riesca a sovvertire quest’ordine troppo scontato da risultare noioso. Perciò rischiamo di essere nelle nostre vacanze, come prigionieri di un gruppo di lavoro di vendite telefoniche. Siamo brutalmente costretti ad essere ammassati in una bolla in cui il concetto di divertimento è fortemente opinabile. Ciao Michela e grazie per tutto!
Lawrence Ferlinghetti
LAWRENCE FERLINGHETTI - “Diari di viaggio e letteratura” - Il Saggiatore
Lawrence Ferlinghetti non avrebbe potuto che essere un viaggiatore infaticabile, un cosmopolita a oltranza, un vagabondo avido di vita e paesaggio. Nato in America da una madre di origine francese e da un padre italiano, che morì ancor prima di conoscerlo, ha vissuto a Strasburgo e ha fatto poi ritorno in America. Ha studiato letteratura alla Sorbona, ha partecipato allo sbarco in Normandia, è stato travolto da quell’ondata di irrequietezza e desiderio, di scrittura e ribellione che ha preso il nome di Beat Generation. Ha continuato a viaggiare mentre scriveva capolavori come “A Coney Island of the Mind”, mentre fondava un faro dell’editoria indipendente come la City Lights e sconvolgeva l’America, non solo letteraria, pubblicando libri come “Urlo” di Alien Ginsberg - per cui fu processato con l’accusa di aver diffuso oscenità -, o prendeva parte alle battaglie politiche del proprio tempo, osservando con sguardo poetico e libertario la rivoluzione a Cuba e in Nicaragua, oppure la sua degenerazione nella Russia sovietica. “Scrivendo sulla strada” raccoglie i diari, finora inediti in Italia, scritti durante più di cinquant’anni di corse su navi, aerei, treni a vapore, furgoncini Volkswagen.
Pagine che compongono un’unica opera-mondo, in cui si incontrano personaggi come Fidel Castro, scrittori e poeti come Ezra Pound, William Burroughs e lo stesso Alien Ginsberg; un interminato viaggio omerico dalla Parigi della nostalgia all’Italia delle radici, da una Russia kafkiana, osservata a bordo dell’Orient Express, a un Messico notturno, ubriaco ed esuberante, dai motel dell’America on the road fino a Marrakech, all’Australia, alla Spagna franchista. Con i suoi versi, i suoi disegni e la sua prosa tellurica e incantevole, Lawrence Ferlinghetti testimonia il proprio passaggio attraverso il Novecento e oltre, fra poeti e straccioni, grandi capitali e bidonville. Posa il suo sguardo su distese di neve sconfinate o minuscole gocce di pioggia, su baracche, campesinos, asini, cani, terra arida. E trasmuta il viaggio in una forma di meditazione, alla ricerca di ciò che è umano e di ciò che è eterno, in un canto fatto di incontri, parole, paesaggi.
MICHELA MURGIA - “Il mondo deve sapere” - Einaudi
Nel 2006 Michela Murgia viene assunta nel call center della multinazionale americana Kirby, produttrice del «mostro», l’oggetto di culto e devozione di una squadra di centinaia di telefoniste e venditori: un aspirapolvere da tremila euro. Mentre per trenta interminabili giorni si specializza nelle tecniche della persuasione occulta, l’autrice apre un blog, dove riporta in presa diretta l’inferno del telemarketing con le sue tecniche di condizionamento, le riunioni motivazionali, le premiazioni e i raggiri psicologici, i salari e i castighi aziendali. Divertente come una sitcom e vero come una profezia, Il mondo deve sapere riesce nel miracolo di indignare e far ridere. Perché a dieci anni di distanza dalla sua prima pubblicazione tutti devono sapere che, nel tritacarne del mondo del lavoro, poco o niente è cambiato.
Antonio Mandese
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