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”Molotov e bigodini” di Pennacchi e “Guerra” di Céline

I consigli della settimana per la lettura

AMEDEA PENNACCHI - “Molotov e bigodini” - edizioni e/o

AMEDEA PENNACCHI - “Molotov e bigodini” - edizioni e/o

Informarsi sta diventando una rincorsa verso la notizia che i social hanno già annunciato. I maggiori telegiornali sembrano telefonarsi di continuo, per ricerca di sensazionalismo, marchette pubblicitarie su questo o quel cantante per finire poi con storie strappalacrime di animali dolcissimi o di luoghi bellissimi da visitare; in alcuni casi di ricette da riprodurre, quando non ci subissano di necrologi che sembra di essere arrivati al fatidico momento dell’Apocalisse. Insomma siamo distratti da notizie catastrofiche o lieto fine sdolcinati. La parola inchiesta giornalistica sta diventando sempre più rara. Il tenore della ricerca della verità è sempre più flebile, in Italia e soprattutto al sud. Siamo di fronte alla mancanza di sogni e ideali che diano speranza alle generazioni. Stiamo ascoltando poco i giovani, che da sempre sono detentori di quella purezza e di quella spensieratezza che, forse, i social sono riusciti ad ingabbiare con una dose eccessiva di realismo e che la pandemia ha definitivamente fatto naufragare spegnendo i sogni e le aspettative di queste generazioni, perse dentro uno schermo continuamente acceso.

AMEDEA PENNACCHI - “Molotov e bigodini” - edizioni e/o Finalmente la mitica rivoluzione del ’68 raccontata in chiave ironica e... da una donna! Abbiamo letto centinaia di rievocazioni in tono eroico-celebrativo dei “formidabili” anni Sessanta e Settanta, ma ci pareva sempre che mancasse qualcosa, una grande assenza che determinava opacità e quasi un senso d’irrealtà in quei racconti... Era la voce delle donne a mancare (tranne forse le voci di Lila e Lenù), quell’altra “metà del cielo” che il ’68 l’ha fatto prima tra il ciclostile, la corte di qualche leaderino e maschi che volevano menar le mani, più tardi tra rivolta femminista e gruppi di autocoscienza. In questo romanzo la voce di una ragazza di quei tempi, squillante, ironica, curiosa, ci racconta le fughe da casa, le cotte per i bei rivoluzionari, gli amari risvegli, le botte coi fascisti, le estenuanti e fumose riunioni sulla linea politica, l’“andata” alla classe operaia, il “ritorno” alle intimità “piccolo-borghesi”, le amicizie femminili e le tante altre avventure di quell’epoca comunque straordinaria. Si ride davvero con questo romanzo ma, come si diceva una volta, s’impara pure tantissimo su una storia, un tempo, una rivoluzione di cui si può e si deve ridere senza rinnegarne gli aspetti più belli. A fronte dei cupi deliri brigatisti – con cui troppo spesso si rievoca quell’epoca – fa bene ascoltare la risata liberatrice con cui molte (e molti) accompagnarono quell’assalto al cielo.

LUIS-FERDINAND CÉLINE - “Guerra” - Adelphi

LUIS-FERDINAND CÉLINE - “Guerra” - Adelphi

LUIS-FERDINAND CÉLINE - “Guerra” - Adelphi

Primo, folgorante scampolo degli inediti rubati nel 1944 dall’abitazione di Céline, e rocambolescamente ricomparsi quasi sessant’anni dopo la sua morte, Guerra narra episodi contemporanei alla prima parte di Viaggio al termine della notte, come se da esso fosse stato espulso e poi abbandonato in una stesura ancora grezza e incandescente. Dal momento in cui riprende conoscenza, seguiamo Ferdinand, vent’anni, ferito a un braccio e con una grave lesione all’orecchio dovuta a un’esplosione, mentre cerca di guadagnare le retrovie attraverso campi di battaglia disseminati di cadaveri, in una notte visitata da presenze ostili, fantasmi quanto mai reali. Lo ritroveremo in un ospedale, in mezzo a malati e farabutti d’ogni risma, affidato alle cure di un’infermiera sadica e vampiresca. Qui fa amicizia con il malavitoso parigino Bébert e con sua moglie Angèle, che al fronte batte il marciapiede per lui: spunto per nuovi episodi grotteschi, esilaranti e raccapriccianti al tempo stesso, dove Céline preme sul pedale di una sessualità oltraggiosa e sfrenata. Infine, l’inattesa partenza per Londra, un posto dove andare come sempre a perdersi. Céline è scrittore da dimenticare, hanno detto, se vuoi vivere, anche se vuoi soltanto leggere, capace com’è di rendere illeggibili gli altri scrittori.

Antonio Mandese
Libraio ed editore

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