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L'avvocato
15 Ottobre 2025 - 17:12
L’intervento legislativo risponde all’urgenza di contrastare le minacce poste dall’uso distorto di queste tecnologie
A partire dal 10 ottobre 2025 entra in vigore la Legge n. 132/2025, che introduce nel codice penale italiano un nuovo reato legato all’uso illecito di contenuti generati dall’intelligenza artificiale, come video deepfake, immagini sintetiche, audio falsificati e testi automatizzati. L’intervento legislativo risponde all’urgenza di contrastare le minacce poste dall’uso distorto di queste tecnologie, soprattutto in termini di tutela della dignità, della reputazione e della sicurezza delle persone.
Il cuore della riforma è la previsione di un nuovo reato specifico che punisce:
• la produzione, diffusione o utilizzo illecito di contenuti generati tramite AI che simulano, alterano o creano in modo ingannevole immagini, audio o video riferiti a persone reali;
• la violazione della volontà o del consenso del soggetto ritratto o rappresentato;
• la manipolazione dei contenuti con finalità lesive, come il discredito, la diffamazione, l’inganno pubblico, o l’intento di ledere interessi giuridici rilevanti.
L’obiettivo è quello di colmare un vuoto normativo che finora rendeva difficile perseguire penalmente chi sfruttava l’AI per fini illeciti.
La legge introduce aggravanti specifiche in caso di:
• utilizzo dell’AI per commettere altri reati, come truffa, stalking, molestie, o estorsione;
• danno a minori o soggetti vulnerabili;
• diffusione massiva tramite piattaforme online, con effetto moltiplicatore del danno;
• utilizzo per fini politici, discriminatori o terroristici.
Le pene previste dal nuovo articolo 612-quater del codice penale vanno dalla reclusione da 1 a 5 anni, ma possono essere aumentate fino a 8 anni in presenza di aggravanti. La Legge 23 settembre 2025, n. 132, recante disposizioni in materia di intelligenza artificiale, ha previsto l’introduzione, all’art. 612-quater c.p., di una nuova fattispecie incriminatrice di “illecita diffusione di contenuti generati o alterati con sistemi di intelligenza artificiale”, volta a sanzionare - con la pena della reclusione da uno a cinque anni - “chiunque cagiona un danno ingiusto ad una persona, cedendo, pubblicando o altrimenti diffondendo, senza il suo consenso, immagini, video o voci falsificati o alterati mediante l’impiego di sistemi di intelligenza artificiale e idonei a indurre in inganno sulla loro genuinità”.
Il legislatore ha cercato di bilanciare la tutela penale con il rispetto della libertà di espressione e della ricerca scientifica, nonché dello sviluppo tecnologico. La norma non limita, ovviamente, l’uso legittimo dell’AI a fini creativi, educativi o giornalistici, purché sia chiaramente segnalata la natura artificiale dei contenuti.
I settori particolarmente coinvolti sono:
• Social media: diventa reato pubblicare deepfake che simulano personaggi pubblici o privati in situazioni false o lesive;
• Politica ed elezioni: tutela dell’informazione democratica da manipolazioni digitali;
• Pornografia non consensuale (deepfake porn): severamente sanzionata, specie se coinvolge minori o contenuti a carattere sessuale esplicito;
• Criminalità informatica: uso dell’AI per ingannare le vittime con voci o volti falsificati, ad esempio per truffe.
Viene richiamato il D.Lgs. 231/2001 sulla responsabilità amministrativa degli enti: le aziende che sviluppano, gestiscono o diffondono sistemi di AI usati per commettere questi reati potranno essere soggette a sanzioni amministrative o alla confisca dei profitti illeciti, se non dimostrano di aver adottato modelli organizzativi idonei a prevenire l’uso distorto delle tecnologie.
Con questa legge, l’Italia si pone all’avanguardia in Europa nella regolamentazione penale dell’intelligenza artificiale. Tuttavia, si attendono ora:
• Chiarimenti applicativi da parte della giurisprudenza;
• Linee guida operative per forze dell’ordine, magistratura e aziende tech;
• Un coordinamento europeo, considerando la proposta di AI Act dell’Unione Europea, per evitare disparità normative tra Paesi.
La Legge 132/2025 rappresenta un passo importante nel contrasto all’uso illecito dell’intelligenza artificiale, ma apre anche interrogativi su limiti, controlli e garanzie. Il bilanciamento tra innovazione tecnologica e protezione dei diritti fondamentali sarà cruciale per l’effettiva efficacia della norma.
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