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E' reato mettere la videocamera wireless sul balcone se inquadra altrui proprietà privata

E' reato mettere la videocamera wireless sul balcone se inquadra altrui proprietà privata

E' reato mettere la videocamera wireless sul balcone se inquadra altrui proprietà privata

La Cassazione accoglie, sul punto, il ricorso della pubblica accusa, contro la decisione di una Corte d’appello territoriale di assolvere i responsabili di tale condotta. Una videocamera wireless, fissa sul terrazzo della loro abitazione, per spiare l’odiato vicino, di 85 anni, con il quale era in corso una guerra per una servitù di passaggio. Una battaglia combattuta senza esclusione di colpi e impiego di armi “tattiche”, come la video camera appunto, e un’automobile usata per bloccare il passaggio. È reato dunque mettere la videocamera wireless sul balcone se inquadra il cortile del vicino. La condotta ha una rilevanza penale anche se, da quella postazione, lo spazio privato si vede pure ad occhio nudo. Il reato di interferenza illecita nella vita privata è escluso, infatti, solo se la visuale è accessibile a chiunque, anche a chi passa passando casualmente. Nell’ambito della vicenda giudiziaria era intervenuto il Tribunale del riesame annullando l’ordinanza che disponeva il sequestro, ipotizzando i reati di stalking e di interferenza nella vita privata, di videocamera e macchina. Ad avviso del Riesame, che dunque aveva inizialmente annullato la misura cautelare adottata, non c’era lo stalking, perché le presunte condotte persecutorie, così come inizialmente qualificate, erano reciproche. Inoltre, la presunta parte offesa sembrava tutt’altro che intimorita, come dimostrato da una foto che ritraeva l’anziano nel piazzale davanti casa degli indagati con aria di sfida. Né si poteva ipotizzare l’interferenza illecita nella vita privata per l’uso della videocamera, dal momento che il cortile poteva essere tenuto sotto osservazione anche ad occhio nudo, ed essere visto da chiunque si trovasse, anche per caso sul balcone degli indagati. La Suprema corte, successivamente investita della questione ha poi accolto, su due punti, il ricorso proposto dal Pubblico Ministero. Per i Giudici di Legittimità, ove si ritenesse legittima tale condotta «si finirebbe per legittimare la costante registrazione di tutto ciò che succede all’interno delle pertinenze di una privata dimora, purché si stia attenti nel posizionare la telecamera in un punto in cui sia possibile la normale osservazione anche ad occhio nudo». Per la Cassazione, che ha dunque sancito un importante principio di diritto, è invece impossibile non considerare il disagio che deriva da «una perdurante e ininterrotta esposizione all’obiettivo». Anche l’automobile usata per ostruire il passaggio rivendicato va sequestrata. È infatti del tutto ininfluente, per negare l’elemento di pertinenzialità con il reato, che per il “blocco” gli indagati potrebbero usare altre auto. Non passa invece la tesi dell’accusa sullo stalking. Ad avviso della pubblica accusa lo stato d’animo alterato della presunta vittima era dimostrato anche dall’uso di teli per nascondere il cortile e dai calmanti presi a causa dei soprusi subìti e per la frustrazione dovuta al mancato esercizio del diritto di servitù. L’assenza di timore era però dimostrata dalla foto battagliera. Del tutto coerente con una vicenda contraddistinta da molestie reciproche, sfociate in denunce ed azioni giudiziarie promosse da entrambe le parti. Per informazioni e contatti scrivi una e-mail all’indirizzo: avv mimmolardiello@gmail.com  
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