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La nutrizionista
15 Novembre 2024 - 06:26
Colesterolo e alimentazione
Tutti hanno paura del colesterolo. Quando si ritirano le analisi del sangue, spesso è la prima voce che si va a controllare e si sfoglia le pagine che cercano di rispondere a domande cariche di preoccupazione.
Cosa posso fare per il colesterolo alto? Cosa posso mangiare per abbassarlo? Non c’è dubbio che si tratti di un timore fondato, ma molto spesso è avvolto da una nebbia di confusione. Di certo la dieta è una possibile alleata nel contrasto all’ipercolesterolemia. Una sana alimentazione garantisce benessere sotto tutti i punti di vista, quindi coinvolge anche i livelli di colesterolo nel sangue Partiamo dal quesito di base: cos’è il colesterolo? Da un punto di vista scientifico, questo nome indica delle particolari molecole di grasso (lipidi) che compongono la membrana delle cellule e si trovano nel sangue e in tutti i tessuti del corpo umano.
Nel linguaggio comune, se ne distinguono due tipologie:
• Colesterolo buono (HDL, cioè lipoproteine ad alta densità): favorisce l’eliminazione del colesterolo in eccesso presente nel sangue attraverso le vie biliari;
• Colesterolo cattivo (LDL, cioè lipoproteine a bassa densità): che rimuove il colesterolo in eccesso dal fegato e lo deposita nelle arterie. Il colesterolo cattivo è poi suddivisibile in altre due tipologie, contraddistinte dalle lettere A e B. Nello specifico le apolipoproteine A (ApoA) svolgono un ruolo protettivo nei confronti di eventi cardiovascolari. Quindi quando le LDL sono più alte nelle analisi del sangue non significa obbligatoriamente che il paziente sia esposto a rischi per la salute.
Infatti, uno studio del 2013 condotto su una parte della popolazione anziana giapponese ha dimostrato che i soggetti con maggiori doti mnemoniche avevano valori di LDL maggiori della norma. Quindi, quando qualcuno dice di avere il colesterolo alto fa riferimento al quantitativo di molecole di LDL presenti nel sangue. Però, per valutare la pericolosità di questa condizione, non bisogna guardare al dato singolo ma metterlo in relazione con il livello di HDL (che invece, quando alto, ha effetti positivi) e anche con quello dei trigliceridi. Convenzionalmente, la condizione di ipercolesterolemia inizia a un livello di colesterolo totale superiore a 200 mg/dl. Ancora più nello specifico, l’LDL non dovrebbe superare i 100 mg/dl, l’HLD, non dovrebbe scendere sotto i 40 mg/dl e i trigliceridi dovrebbero mantenersi inferiori a 150 mg/dl. All’ipercolesterolemia si associa un più alto rischio di malattie cardiovascolari.
A questo punto, si potrebbe pensare che per stare bene bisognerebbe mantenere il colesterolo il più basso possibile, magari addirittura azzerarlo. Assolutamente no! A parte il fatto che eliminare il colesterolo dall’organismo è impossibile, ma farlo porterebbe danni gravissimo. Il colesterolo, infatti, non è un nemico ma una molecola essenziale per la salute.
Per rendersene conto, basta scorrere la lista delle cose a cui serve:
• produzione della vitamina D;
• produzione degli ormoni sessuali (come testosterone ed estrogeni);
• costituzione della mielina (che riveste i neuroni);
• funzionamento del cervello;
• sostegno al sistema immunitario contro infezioni e tossine batteriche;
• composizione di Sali biliari e acidi biliari.
Detto questo, appare chiaro che demonizzare il colesterolo non è una cosa buona. Ovviamente, ciò non significa che non bisogna fare nulla per abbassarlo, quando supera i livelli di guardia. L’alimentazione può essere di aiuto? Sì, anche se solo fino a un certo punto. La maggior parte delle molecole di LDL e HDL, infatti, vengono prodotte dall’organismo e solo una piccola parte viene assunta dall’esterno attraverso il cibo. Quando le persone mangiano troppi zuccheri e amidi, soprattutto raffinati ed alto indice glicemico, i livelli di insulina nel sangue aumentano. Quando l’insulina aumenta, si attiva laHMG-CoA reduttasi, che dice a tutte le cellule del corpo di produrre più colesterolo, anche se non ne hanno bisogno. Questo è probabilmente la causa principale per cui alcune persone hanno troppo colesterolo nel sangue.
Le diete a basso indice glicemico e low carb normalizzano i valori del colesterolo, riducendo appunto i livelli di insulina, con la conseguente riduzione dell’attività della i HMG-CoA reduttasi. Le statine, farmaci prescritti per abbassare i livelli di colesterolo, funzionano in parte interferendo con l’attività della HMG-CoA reduttasi. Quando mangi meno carboidrati, non stai bloccando artificialmente il percorso; stai semplicemente permettendo alla HMG-CoA reduttasi di ascoltare altri segnali più importanti (come i livelli di colesterolo e i requisiti di crescita) e decidere naturalmente quando dovrebbe accendersi e quando dovrebbe spegnersi questo importante enzima. I carboidrati raffinati accelerano la catena di montaggio del colesterolo e le statine la rallentano.
Quale approccio preferireste adottare per gestire il “problema del colesterolo”? Assumere un farmaco che rallenta artificialmente questa catena di montaggio, o cambiare la vostra dieta in modo che la catena di montaggio funzioni solo quando dovrebbe? I cambiamenti dietetici non richiedono una spesa mensile e non hanno effetti collaterali potenzialmente pericolosi. Le probabilità sono: se hai “colesterolo alto” non hai un problema di colesterolo - hai verosimilmente un problema di metabolismo glucidico. Vale la pena verificarlo.
dott.ssa Monika Szczesna
Biologa nutrizionista
www.dietametabolic.it
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