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CUCINA ESTIVA
11 Agosto 2025 - 06:00
C’è un momento, nell’estate pugliese, in cui la cucina smette di essere un luogo di preparazione e si trasforma in un rifugio tattico. Le tapparelle abbassate a metà. Le finestre aperte, ma solo sul lato in ombra. Il rumore del ventilatore che sfida la canicola. E sul tavolo, piatti freddi che raccontano storie d’amore e sopravvivenza.
Ingredienti semplici, avanzati, riciclati con maestria. Il menu non è dettato da uno chef stellato, ma da una zia con il grembiule a fiori e la ciabatta volante sempre pronta. L’insalata di riso, la frittata di pasta, le melanzane sott’olio, le zucchine a scapece, l’anguria già tagliata nel frigo accanto alla bottiglia di acqua e limone. È la guerra al caldo, ma anche un modo per dirsi «ti voglio bene» senza parole.
Insalata di riso: il santo Graal dei pranzi d’agosto
L’insalata di riso non è solo un piatto: è una dichiarazione d’intenti. Non cucinerò più fino a settembre, sembra dire chi la prepara. Ma al tempo stesso è un atto di generosità, perché dietro a quella montagna di riso freddo ci sono scelte complesse e gerarchie familiari non scritte.
Piselli sì o no? Tonno o wurstel? I puristi la vogliono “in bianco”, con sottaceti e olive. I rivoluzionari ci infilano mais e mozzarella. Poi c’è l’elemento più divisivo di tutti: l’uovo sodo. Amato, odiato, evitato. Come in ogni grande democrazia, la soluzione è una sola: farne due teglie diverse. Così si accontentano tutti.
La frittata di pasta: il Tetris del frigo
La frittata di pasta nasce come salvezza dalla colpa. Quella di aver fatto troppa pasta il giorno prima. Ma si sa, in Puglia meglio abbondare che restare senza. Così gli avanzi si reinventano, si mescolano alle uova e diventano croccanti fuori, morbidi dentro. Perfetta da portare in spiaggia, da infilare nei panini, da assaltare di notte davanti al frigo come ladri seriali di carboidrati.
Ogni famiglia ha la sua versione segreta. C’è chi aggiunge pecorino, chi la fa con gli spaghetti, chi osa con la pasta corta. Ma c’è una regola non scritta: la frittata di pasta si mangia anche fredda. Anzi, forse è meglio così. Come certe verità che si capiscono solo il giorno dopo.
Anguria, regina del frigorifero (e delle vendette)
L’anguria d’estate è sacra. C’è chi la chiama cocomero, chi mellone, chi semplicemente “quella cosa che occupa metà frigo”. Tagliarla è un’arte marziale. Chi sbaglia la fetta si prende i semi in faccia. Chi prende l’ultima fetta senza chiedere, è condannato al silenzio familiare per ore.
Eppure l’anguria è anche momento di pace. Una fetta condivisa sul balcone. I bambini che si sporcano le guance. Il succo che gocciola, incurante delle buone maniere. È il dessert democratico che mette d’accordo tutti. Anche se poi qualcuno la vuole con il sale, e lì scoppia la guerra civile.
Pomodori, pane e nostalgia
Poi c’è lui, il grande classico: il pane con i pomodori. Non una bruschetta, non una tartina. Parliamo del gesto antico di strofinare un pomodoro maturo sul pane raffermo, con un filo d’olio buono e un pizzico di sale. Il suono della crosta, il profumo dell’estate, l’infanzia che torna in un morso.
A volte ci metti accanto un pezzo di caciocavallo, a volte basta così. È la merenda dei nonni, il pranzo dei contadini, la cena di chi ha poca voglia di cucinare ma tanta voglia di sentirsi a casa. In quel gesto, apparentemente povero, c’è tutta la ricchezza dell’estate pugliese.
Frigo pieno, fornelli spenti
L’estate insegna la pazienza, e la cucina estiva pugliese lo sa. Niente fuoco, niente pentole. Solo tempo e cura. I peperoni arrostiti il giorno prima. Le polpette fritte al mattino presto e lasciate lì, come tentazione costante. La burrata tirata fuori mezz’ora prima di cena, come una regina che si fa desiderare.
È una cucina che non vuole stupire, ma rassicurare. Che non cerca l’applauso, ma il bis. Una cucina fatta per essere mangiata con le mani, con le gambe incrociate sotto al tavolo di plastica, con il sudore che scende ma il cuore che si allarga.
La tavola come campo di battaglia (d’amore)
In fondo, ogni piatto freddo è un gesto caldo. È la madre che si alza presto per non far accendere i fornelli a mezzogiorno. È la nonna che ti dice: «Mangia, che sei sciupato» mentre ti riempie il piatto per la terza volta. È il padre che taglia l’anguria con precisione chirurgica e distribuisce le fette come medaglie. È la sorella che litiga con te sull’insalata di riso, ma poi te ne lascia un cucchiaio in più. A volte basta un’insalata di riso per sentirsi a casa, una frittata fredda per ricordare che l’amore si misura in porzioni avanzate. L’estate, in fondo, è anche questo: un modo diverso di cucinare. E sempre lo stesso modo di volersi bene.
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