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MANIA SELFIE ESTIVI
11 Agosto 2025 - 06:00
L’estate è iniziata davvero quando compare la prima anguria nel feed. Non una qualunque: dev’essere tagliata a barchetta, tenuta in mano con le unghie laccate di fresco, oppure accostata al viso come fosse un telefono vintage, rosso e succoso. C’è chi la mangia con un morso esageratamente felice, chi ci sorride come a un vecchio amico, chi ci costruisce sopra un’intera identità cromatica per il mese di agosto. Non è solo frutta, non è solo un rito: è storytelling. È il segnale convenuto che la stagione della spensieratezza ha ufficialmente aperto i battenti digitali.
Un tempo c’erano gli album fotografici. Un tesoro cartaceo con gli angoli consunti, custodito in un cassetto e riservato agli amici più stretti, a un pomeriggio di pioggia, a un attacco di nostalgia. Le foto erano imperfette, a volte mosse o con gli occhi rossi e pose improvvisate.
Ora l’album è pubblico, una galleria aggiornata in tempo reale, e il suo scopo non è più conservare un ricordo, ma dire chi siamo. O meglio: chi vorremmo che il mondo pensasse che siamo. Ecco perché ogni scatto estivo, dal primo caffè ghiacciato all’ultimo tramonto di settembre, diventa un pezzetto della nostra identità digitale. Un curriculum emotivo in cui le competenze sono "esperto di relax", "professionista dell'aperitivo", "maestro di ozio". Un modo per raccontare che siamo felici, rilassati, leggeri.
Il set della felicità
La spiaggia non è più solo un luogo di relax. È un set fotografico a cielo aperto. Il sole tramonta? Foto. La birra fa la condensa sul tavolino? Foto. Il tuo amico si tuffa in piscina? Fermati: fallo rifare, con il controluce giusto. Ogni istante potenzialmente “instagrammabile” è un dovere da cogliere, una performance da eseguire, anche a scapito del momento stesso, che evapora nell'ansia di catturarlo.
Ci sono pose diventate ormai canoniche: piedi nella sabbia con smalto pastello, cocktail con ombrellino e sfondo sfocato, lenzuola stropicciate che suggeriscono mattine d’amore. E sopra, sempre, un filtro che rende tutto più dorato, più perfetto, più… credibile. Ma per chi?
Il bisogno di esserci
Pubblicare non è più un gesto spontaneo. È una dichiarazione d’esistenza. Se non posti, non ci sei. Se non racconti la tua estate, forse non la stai vivendo davvero. Siamo passati dall’immortalare i ricordi per non dimenticarli al costruirli ad hoc perché vengano visti. Con un’attenzione maniacale a ogni dettaglio: l’outfit, l’inquadratura, la caption con la giusta dose di
ironia o leggerezza. E così, mentre cerchiamo di farci vedere sereni e abbronzati, spesso dimentichiamo di esserlo davvero.
La felicità performativa
Nessuno pubblica le punture di zanzara, la sabbia nei panini, le discussioni sotto il sole. L’album estivo è un collage di momenti selezionati, spesso costruiti, quasi mai spontanei. È un trailer, non il film completo. Ma l’effetto è potente: chi guarda crede. E chi guarda, inevitabilmente, si confronta. E si sente in difetto.
La felicità degli altri ci arriva addosso a ondate dallo schermo del telefono. E ci chiede: e tu? Perché non sei lì? Perché non stai sorridendo davanti a un faro greco? Perché la tua vita, in quel momento, non sembra altrettanto bella?
Una bugia gentile?
Forse sì. Forse le nostre foto estive sono una bugia gentile che raccontiamo a noi stessi per crederci un po’ di più. Un modo per lasciarci alle spalle stanchezze e incertezze. Magari non siamo davvero così felici, ma abbiamo bisogno di sembrarlo. E allora sorridiamo al telefono, anche se ci ha appena punto una zanzara.
Il valore di ciò che non mostriamo
Ma tra tutte queste immagini, resta una domanda: e se smettessimo di documentare tutto? Se provassimo a vivere l’estate senza trasformarla in uno show? Se invece di cercare il tramonto perfetto da postare, ci godessimo quello vero, senza filtri?
Ciò che non fotografiamo, non sparisce. Al contrario: spesso è proprio lì che si nascondono le emozioni più vere. Forse dovremmo ricordarcelo più spesso: non tutto deve diventare contenuto. Alcune estati si ricordano di più proprio perché non sono finite in un post.
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