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resilienza culturale

Così San Vito è tornata la spiaggia di tutte le famiglie tarantine

Tra pinete trasformate in salotti all’aperto, profumo di pasta al forno e ricordi d’infanzia, le famiglie di Taranto si riprendono il mare di San Vito

Il giornale dell'estate

Dove un tempo c’erano Mare Chiaro e Praia a Mare, oggi c’è una nuova idea di vacanza: libera, condivisa e popolare.

La scena si ripete ogni domenica, ma sembra sempre nuova. È un rito silenzioso e collettivo che va in scena lungo il viale del Tramonto, a San Vito, la marina più vicina alla città di Taranto. All’apparenza è solo una spiaggia libera, uno dei tanti tratti di costa pugliese sfuggiti al turismo organizzato. Ma a guardar bene, è molto di più: è una cartolina d’altri tempi, una dichiarazione d’amore alla semplicità, una piccola rivoluzione fatta di tovaglie a quadretti, ombrelloni sbiaditi e cibo portato da casa.

Qui, dove un tempo sorgevano gli stabilimenti Mare Chiaro e Praia a Mare, oggi si estende un’area apparentemente dimenticata dalle istituzioni e dai grandi investimenti. Le vecchie strutture, in stato di abbandono da anni, sono testimoni mute di un’epoca che fu.

Ma se da un lato la decadenza architettonica racconta il disinteresse, dall’altro la presenza costante di famiglie e comitive di amici racconta una resistenza affettuosa e testarda. È il popolo del viale del Tramonto, che ogni domenica prende d’assalto quel pezzo di litorale per vivere il mare alla vecchia maniera, senza fronzoli, senza consumi, ma con una dose altissima di autenticità.

La Domenica, il viale è già pieno all’alba. Automobili in fila sul bordo della strada, bauli aperti come mercati mobili, tavolini da campeggio, bottiglie d’acqua ghiacciata, ombrelloni montati con pazienza. Sotto la pineta, le famiglie trasformano ogni metro quadrato d’ombra in un piccolo salotto estivo, fatto di sedie pieghevoli, teli da bagno e radio portatili. I bambini corrono scalzi tra le radici degli alberi, mentre le nonne sistemano le teglie ancora calde avvolte nei giornali. Alle 13, la brezza di maestrale porta a riva l’inconfondibile profumo della domenica meridionale: pasta al forno, frittata di maccheroni, polpette di pane e zucchine in pastella.

Non è nostalgia. È resilienza culturale. In un tempo in cui la vacanza è spesso sinonimo di prenotazioni online, servizi esclusivi e destinazioni patinate, a San Vito si riscopre il valore della libertà, della condivisione, della prossimità. Il mare non si compra, si vive. E il bello è che lo si fa insieme. Non ci sono barriere, né tra famiglie né tra generazioni. Il viale del Tramonto, oggi, è un lungo abbraccio tra chi non si rassegna alla marginalità e chi cerca nei gesti semplici un’idea più sostenibile di estate.

Camminando tra gli accampamenti domenicali, si notano i dettagli: le pentole appese ai rami per non attirare formiche, le stuoie stese per il sonnellino pomeridiano, le cassette della frutta trasformate in sedute, i frigoriferi da spiaggia degli anni ’90 ancora in funzione. Ogni oggetto racconta una storia, ogni gruppo una piccola comunità che ha deciso di non arrendersi all’idea che la spiaggia debba essere un privilegio.

Certo, manca tutto ciò che il turismo balneare pretende: nessun lido attrezzato, nessuna doccia pubblica, nessuna passerella di legno, nessun bagnino, nessun chiosco con granite o caffè shakerato. Eppure, non manca nulla. Perché c’è tutto ciò che serve a vivere il mare per davvero: la sabbia sotto i piedi, l’acqua salata sulla pelle, il rumore delle onde, le risate che si confondono con il canto delle cicale, il tempo che si dilata fino a sparire.

In questo quadro, anche il degrado delle vecchie strutture abbandonate assume un significato doppio. Da una parte denuncia un’assenza, quella di uno Stato che dimentica il valore pubblico del mare. Dall’altra, diventa simbolo involontario di una libertà recuperata: nessuno regola gli ingressi, nessuno impone prezzi, nessuno detta le regole del soggiorno. È una democrazia spontanea e orizzontale, dove vige una sola legge: il rispetto reciproco.

C’è anche una componente emozionale profonda in questa nuova estate a San Vito. Molti dei frequentatori abituali sono tornati in questi luoghi dopo decenni. Alcuni raccontano di quando, da bambini, venivano portati dai nonni nei lidi ormai chiusi. Altri ricordano i pomeriggi con il ghiacciolo in mano e la sabbia bollente sotto i piedi. Tornare qui, oggi, è un viaggio nel tempo, ma anche un gesto di appartenenza. Come dire: questo è il nostro mare, e ce lo riprendiamo.

La trasformazione del viale del Tramonto in una spiaggia popolare e partecipata non è frutto di un progetto urbanistico né di un piano di rilancio turistico. È il risultato di una energia collettiva che ha saputo trasformare l’abbandono in occasione, l’assenza di servizi in spazio di libertà, la crisi in rito comunitario. Una lezione che parla a tutta la Puglia e, più in generale, a tutte le aree costiere del Sud Italia che ancora resistono alla logica della privatizzazione degli arenili.

Il successo silenzioso di San Vito racconta anche un nuovo modo di intendere la vacanza pugliese. Mentre alcune località rincorrono il turismo di lusso e la vetrina globale, Taranto riscopre il valore della prossimità, del tempo condiviso e dell’accoglienza familiare. Non servono eventi spettacolari, né resort a cinque stelle. Bastano una pineta, il mare e un popolo che sa ancora stare insieme.

In un’estate segnata da rincari, polemiche sulle concessioni balneari e l’ombra lunga delle diseguaglianze, il viale del Tramonto diventa un simbolo luminoso di ciò che può essere una vacanza autentica. Qui non ci si limita a prendere il sole: si fa comunità, si riscopre il piacere della lentezza, si costruiscono ricordi veri.

E mentre il sole scende oltre il Mar Grande, disegnando ombre lunghe tra le tende da campeggio e i teli stesi ad asciugare, una cosa appare chiara. A San Vito, la domenica non è solo un giorno della settimana. È un modo di stare al mondo, di sentire che, nonostante tutto, la bellezza è ancora accessibile a tutti. Senza filtri, senza biglietti d’ingresso, senza dover dimostrare nulla a nessuno.

Solo un pranzo sotto i pini, il rumore delle onde e la certezza che, anche in una città ferita, la voglia di mare non si arrende mai.

Le foto sono a firma di Carmine La Fratta che si ringrazia.

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