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Hobby in spiaggia

I più bei giochi da fare in spiaggia, dai racchettoni ai trend di Tik Tok

II divertimento sotto l’ombrellone non passa mai di moda, basta un “facciamo due tiri?” e scatta il bambino che è in noi

Il giornale dell'estate

L’estate pugliese, in particolare, con il suo sole che batte forte e il suo mare che invita a tuffarsi, porta con sé una grande, ineluttabile verità: non importa se hai otto, trenta o settant’anni, né se indossi un costume firmato, un pareo sbiadito o delle ciabatte di gomma. Prima o poi, che tu lo voglia o no, ti ritroverai a giocare.

Sì, a giocare. Come da bambini. E, a dirla tutta, meno male.

Racchettoni: i re incontrastati della battigia

Il suono è inconfondibile, quasi un mantra estivo. Un “toc” secco, un “toc” più sordo, un “toc” deciso. È il rumore della palla che schiocca sui piatti dei racchettoni, un ritmo ipnotico che scandisce i pomeriggi dal Gargano al Salento. I racchettoni non sono un gioco, sono un’istituzione.

Le regole ufficiali, come noto, sono un optional. L’unico, vero obiettivo condiviso è una sorta di patto di non belligeranza: non far cadere la palla. È un esercizio di collaborazione mascherato da sport. Il campo? Una porzione variabile di battigia, i cui confini sono dettati dal rispetto (o dalla mancanza di esso) per i vicini di ombrellone. Gli spettatori? Generalmente infastiditi, ma solo nel momento esatto in cui la pallina, con una traiettoria maligna, atterra sul loro asciugamano o, peggio, nel loro spritz.

Esistono diverse categorie di giocatori:

• L’Agonista: si tuffa su ogni palla, anche quella palesemente irrecuperabile, sollevando nuvole di sabbia e spruzzi d’acqua. Suda come se stesse giocando la finale di Wimbledon.

• Il Chiacchierone: usa la partita come pretesto per conversare. Tra un colpo e l’altro, ti aggiorna sulla sua vita, sui pettegolezzi del lido e sulla ricetta della parmigiana.

• Il Principiante: i suoi colpi sono imprevedibili. La palla può finire docilmente tra le tue mani o essere scagliata a velocità siderale verso il bagnino sulla torretta.

Castelli di sabbia (e altre imprese di ingegneria balneare)

Tutto inizia sempre con un’intenzione modesta: una piccola buca per i piedi, magari per trovare l’acqua fresca sotto la superficie rovente. Ma poi la cosa sfugge di mano. Quella buca diventa un fossato. Con la sabbia del fossato si erge una montagnetta. E quella montagnetta, con un po’ di immaginazione e tanta acqua di mare, si trasforma in un bastione, con torri merlate, ponti levatoi e mura difensive.

I castelli di sabbia sono un classico che unisce generazioni. C’è la scuola dei puristi, che costruisce solo con mani, fantasia e la tecnica della “sabbia bagnata colata” per creare guglie gotiche. E c’è la scuola degli attrezzati, con secchielli, palette, rastrelli e stampini a forma di stella marina. In entrambi i casi, il risultato è un’opera d’arte effimera, un capolavoro destinato a essere spazzato via dal primo schiaffo d’onda o dal passaggio di un pallone. E forse è proprio questa la sua bellezza.

Versione bambini: ogni castello ha una trama complessa. Dentro le mura vive una principessa, nel fossato si nasconde un drago (o un granchio) e sotto la torre più alta c’è un tesoro sepolto, solitamente rappresentato da un tappo di bottiglia.

Versione genitori: la dinamica è un classico. Il bambino chiede di fare un castello, il genitore inizia ad aiutarlo e, nel giro di dieci minuti, si ritrova completamente assorbito dal progetto, trasformato in un architetto ossessivo-compulsivo. I figli, nel frattempo, hanno già perso interesse e stanno giocando con la sabbia tre ombrelloni più in là.

Carte: il campionato mondiale sotto l’ombrellone

Quando il sole è allo zenit e la sabbia scotta troppo per muoversi, scatta l’ora del torneo. Briscola, Scopone scientifico, Uno, Scala 40, Machiavelli. Ogni famiglia ha il proprio campionato personale, con regole tramandate oralmente e un agonismo che farebbe impallidire un torneo professionistico.

Si gioca in condizioni estreme. Le carte, unte di crema solare, finiscono piene di sabbia. Qualche asso vola via con una folata di vento, qualche jolly si bagna con uno spruzzo d’acqua. Ma non importa. Il gioco continua, imperterrito.

Modalità tipica: due sedie da campeggio che affondano nella sabbia, un asciugamano teso tra le ginocchia a fare da tavolo, e una bottiglietta d’acqua usata come segnapunti, con i livelli che indicano i punteggi.

Grandi manovre sulla sabbia

Nel tardo pomeriggio, quando l’aria si fa più mite e la sabbia non ustiona più le piante dei piedi, scatta il momento dei giochi di squadra. Si formano capannelli di persone, alleanze estemporanee tra famiglie di ombrelloni vicini. E allora via con tiro alla corda, usando un telo mare arrotolato come fune; rubabandiera improvvisati con un pareo legato a un bastone; e l’immancabile calcetto in ciabatte, con le borse da mare a fare da pali e la regola non scritta che vieta i tiri sopra il ginocchio.

Bonus per tutti: le sfide più semplici sono spesso le più divertenti. Gare a chi arriva prima alla boa (e ritorno), la caccia al tesoro per “chi trova il ciottolo a forma di cuore”, la gara di resistenza a chi sta più tempo in equilibrio su un piede solo, e la sfida impossibile: “vediamo chi riesce a stare zitto per 3 minuti”. (Spoiler: non vince mai nessuno).

I giochi da TikTok: nuova frontiera del divertimento balneare

Negli ultimi anni, una nuova specie di gioco ha colonizzato le spiagge, complice TikTok. Sono format di intrattenimento che richiedono poca attrezzatura (uno smartphone e una buona dose di autoironia) ma molta creatività.

Esempi top:

• Lip sync tra le onde: cantare in playback la hit dell’estate con tanto di coreografia eseguita in acqua, rischiando di bere mezza Adriatico.

• Giochi tipo “questa o quella”: due amici si posizionano davanti alla telecamera, ognuno con un oggetto in mano (es. “focaccia o panzerotto?”). Il pubblico social è chiamato a votare, creando un’interazione che va oltre la spiaggia.

• Sfide fisiche improbabili: “rimbalza la palla di spugna su una sola gamba per 30 secondi” o “riesci a fare questo ponte sulla sabbia?”.

Ma il vero gioco? Stare bene insieme

Al di là dei classici intramontabili, delle tendenze social e delle mode del momento, il vero, grande gioco da spiaggia è uno solo: la compagnia. È quel tempo dilatato, lento e divertente in cui anche il manager più serioso si concede una partita a scopone, un torneo di racchettoni o la costruzione di un castello in miniatura, semplicemente per il gusto di ridere insieme a qualcuno.

È un momento di sospensione dalla realtà.

Famiglie intere si sfidano in epiche battaglie di gavettoni. Coppie giovani si rincorrono tra le onde come nei film.

Nonni tornano bambini sfidando i nipoti a bocce (e spesso, grazie all’esperienza, vincono).

E ogni giorno, su quella striscia di sabbia, c’è una scusa in più per uscire dalla routine e sentirsi un po’ più leggeri, un po’ più liberi.

Che tu sia un campione di pallina, un artista della sabbia o un asso di briscola, ricorda: il gioco più bello dell’estate è sempre lo stesso.

Ridere con le persone a cui vuoi bene, con la salsedine sulla pelle e il riflesso del sole negli occhi.

Anche quest’anno tu che cosa fai? Giochi?

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