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IL COMMERCIALISTA
08 Ottobre 2025 - 07:17
I decreti collegati alla Manovra saranno circa 40 e toccheranno diversi ambiti
La manovra di bilancio 2026 vale 16 miliardi di euro per circa lo 0,7% del PIL, avrà una durata previsionale di 3 anni, dal 2026 al 2028, e sarà collegata a circa 40 decreti di riforma e riorganizzazione generale delle spese dello Stato. Spicca, tra i provvedimenti, un aumento graduale delle spese per la difesa fino a raggiungere la quota di 12 miliardi di euro all’anno (cioè lo 0,5% in più entro il 2028), a patto che l’Italia esca dalla procedura di infrazione UE per deficit eccessivo.
Tra i decreti delegati ci sarà sicuramente una riforma delle pensioni e misure di sostegno alle famiglie. Prevista la Rottamazione Quinquies come anticipato la scorsa settimana.
Il Ministro dell’Economia traccia tra l’altro dei nuovi obbiettivi di indebitamento massimo attraverso il Documento Programmatico di Finanza Pubblica, approvato lo scorso 2 ottobre dal Consiglio dei Ministri, e che fissa il rapporto tra indebitamento e PIL al 2,8% nel 2026, al 2,6% nel 2027 e al 2,3% nel 2028.
Per il 2025 il rapporto deficit/PIL tornerà al 3%, nei parametri UE, mentre la crescita del Paese non andrà oltre lo 0,5%.
La situazione generale del debito pubblico, cresciuto negli ultimi anni in maniera esponenziale, dovrebbe subire un calo rispetto alle proiezioni precedenti. Dal 137,8% del PIL stimato per il 2026, si prevede scenderà al 136,4% nel 2028, quando gli effetti del Superbonus 110 saranno assorbiti quasi completamente. La manovra 2026-2028 prevede interventi annui per lo 0,7% del PIL e per un totale di 16 miliardi di euro. Non prevede nuove imposte, ma la combinazione di misure sulle entrate - attraverso la riduzione di incentivi e detrazioni - e sulla spesa pubblica.
Vanno a regime gli interventi già realizzati nel 2025 come la riduzione del cuneo fiscale, il finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale, il rinnovo dei contratti pubblici e il finanziamento delle missioni internazionali.
Saliranno le spese per la difesa, che toccherà la cifra di 12 miliardi di euro, con un aumento dello 0,15% del PIL nel 2026, dello 0,3% nel 2027 e dello 0,5% nel 2028, sempre ammesso di uscire dalle procedure di infrazione UE nelle quali siamo piombati per effetto dell’eccesso di spesa avvenuto in questi anni.
I decreti collegati alla Manovra saranno circa 40 e toccheranno diversi ambiti. Il primo riguarda la riforma delle pensioni.
Le pensioni anticipate potrebbero diventare presto un ricordo ma per intanto, la prima buona notizia è che il Governo, per il biennio 2027-2028, valuta di bloccare l’aumento dell’età di pensionamento di tre mesi che sarebbe previsto dalla legge vigente per adeguarsi alla migliore aspettativa di vita certificata dall’ISTAT. Quindi almeno per il biennio in oggetto non ci sarà aumento dell’età anagrafica per andare in pensione.
La cattiva notizia tuttavia sarà che si accederà certamente alla pensione ma con una mini finestra di 1-2 mesi per ricevere il primo assegno. Significa che andando in pensione a gennaio, per esempio, si riceverà il primo assegno a marzo o aprile. Questa post datazione serve necessariamente per contenere l’aumento di circa 2 miliardi di euro necessari a gestire il mancato rinvio dell’età di accesso alla pensione.
La pensione anticipata a Quota 103 non dovrebbe essere più prorogata, anche per via del suo scarso utilizzo, ma dovrebbe restare aperta la finestra di Opzione Donna, che il Governo vuole confermare migliorandone gli importi, ad oggi molto bassi.
È pensiero del Governo anche consentire a chi si trova in regime contributivo pieno e ha il proprio TFR accantonato presso INPS di uscire dal mondo del lavoro a 64 anni, utilizzando il trattamento di fine rapporto. Il TFR verrebbe trasformato in un’integrazione previdenziale, utile a colmare il divario di chi non ha versato contributi sufficienti o non dispone di una pensione complementare.
Tra i decreti delegati si prevedono misure a sostegno delle famiglie numerose (330 mila in tutta Italia secondo l’ISTAT), la revisione delle circoscrizioni giudiziarie e l’attuazione dei LEP - livelli essenziali delle prestazioni in previsione della riforma della sanità regionale.
Saranno previste nuove assunzioni nel settore della Difesa e in quello della Giustizia.
Notizie non positive provengono invece dai risultati della riduzione dell’IRPEF. Nella migliore delle previsioni, diversi studi - tra cui quello della Fondazione di Ricerca dei Commercialisti - attribuiscono alla misura un vantaggio per i cittadini di soli 36 euro mensili, troppo poco rispetto all’incremento del costo della vita di questi anni, che faticosamente va ridimensionandosi nella stagione successiva alla pandemia da Covid-19.
Tra le altre cose, la riduzione dell’IRPEF la percepisce chi paga l’imposta, e anche qui i dati non sono confortanti: un numero costante di cittadini italiani non versa IRPEF, in Puglia addirittura un terzo dei contribuenti. Il risparmio previsto, in questi casi, è ovviamente inesistente.
*Dottore Commercialista - Revisore Legale
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