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IL COMMERCIALISTA
30 Settembre 2025 - 15:56
Non dovrebbero rientrare nella Rottamazione Quinquies i “rottamatori di professione” e i contribuenti non meritevoli (chi non ha saldato le precedenti rottamazioni)
Primi rumors sulla introduzione nella legge di bilancio 2026 della Rottamazione quinquies arrivano dalla Commissione Finanze del Senato, la quale ha iniziato a fissare i paletti per una possibile riapertura delle condizioni di accesso alla agevolazione per i cittadini italiani.
Tanto per ricordare il funzionamento del modello di riscossione della rottamazione, introdotto per la prima volta dal Governo Renzi e poi reiterato successivamente per ben quattro volte - la prossima sarebbe la quinta - la procedura prevede la possibilità di pagare in rate periodiche, la sommatoria delle esposizioni fiscali iscritte presso l’agente della riscossione, elidendo sanzioni e interessi.
L’aspetto negativo della vicenda è che qualora non si adempia al pagamento, l’intero importo debitorio viene messo alla esecuzione da parte degli agenti della riscossione senza ulteriore possibilità di rateazione.
Nel corso degli anni il susseguirsi di formule di rottamazione ha consentito ai fuoriusciti delle precedenti versioni, di rientrare e provare a recuperare il vantaggio della agevolazione. Questo comportamento sistemico però ha allertato i controlli della Corte dei Conti che più volte ha sottolineato il danno erariale che discende da simili comportamenti e l’incentivo, offerto ai cittadini che non vogliono contribuire regolarmente, ad evitare gli effetti della riscossione, ricorrendo periodicamente alla rottamazione.
C’è da aggiungere che la rottamazione fiscale non investe in automatico tutti i tributi. In particolare per quelli che non sono amministrati dallo Stato, e ci riferiamo ad esempio ai tributi locali, occorre che i singoli enti di competenza aderiscano alla agevolazione. E così IMU, TARI ed altri tributi locali non rientrano automaticamente nella rottamazione se non previa adesione dei singoli comuni alle norme dettate dalla legge di bilancio.
Tornando alle previsioni normative dovrebbero essere esclusi dalla Rottamazione Quinquies i “rottamatori di professione” e i contribuenti non meritevoli ovvero coloro i quali hanno già utilizzato le rottamazioni delle cartelle precedenti senza mai chiudere definitivamente il debito fiscale e quindi, verosimilmente, con il solo fine di bloccare pignoramenti e fermi amministrativi.
La nuova formulazione quindi dovrebbe prevedere alcuni paletti insormontabili. Il primo, i debiti fiscali di importo superiore a 50 mila euro richiederanno un anticipo obbligatorio di almeno il 5% dell’importo per essere ammessi a rottamazione. Quindi per esempio chi detiene un debito fiscale per singolo tributo o per sommatoria di essi - la decisione non è stata ancora assunta - di 100.000 euro, dovrà immediatamente versare 5.000 euro di anticipo e poi procedere al versamento delle restanti somme.
Il piano rateale dovrebbe prevedere il passaggio a rate mensili, e non più trimestrali, in 10 anni con 120 rate complessive e la possibilità di decadere definitivamente, saltate 8 rate non consecutive.
Dovrebbe essere introdotta una nuova formula di saldo e stralcio per i debiti meno rilevanti e cancellazione automatica per le cartelle sotto un determinato livello.
La norma è tutta in divenire ma secondo le principali indicazioni fornite dal Sottosegretario Leo le priorità sono le seguenti: circoscrivere la platea dei beneficiari della agevolazione cercando di favorire solo coloro i quali non sono stati effettivamente in grado di pagare ed escludendo i recidivi e cercare di estendere l’efficacia dell’intervento in favore di cittadini incolpevoli.
Dovrebbe anche essere limitato il meccanismo di accesso che prevedeva il pagamento immediato di due rate iniziali del valore doppio rispetto alle altre.
Circa il sostegno alle classi dei contribuenti meno favorite, la normativa dovrebbe prevedere soglie di accesso legate all’ISEE e obblighi di tracciabilità dei pagamenti per chi aderisce. La prima delle condizioni dovrebbe cercare di contenere e distinguere i casi di recidivi cronici da quelli relativi a cittadini incolpevoli e sembra in effetti una delle possibili modalità di distinzione tra le due figure.
Certamente c’è da domandarsi poi come cittadini con ISEE molto bassi siano in grado di assolvere a debiti tributari magari di importi più rilevanti. Inoltre senza una connessione con i debiti tributari locali, quelli che colpiscono maggiormente i cittadini con redditi inferiori i quali per esempio non sono esposti a prelievi derivanti dall’esercizio di attività di imprese o professioni, anche la classificazione tra la casistica dei soggetti incolpevoli potrebbe non portare al risultato sperato.
La seconda questione riguarderebbe gli obblighi di tracciabilità dei pagamenti della nuova rottamazione. Qui il tema è molto più complesso perchè imporrebbe che gli stessi avvengano attraverso modalità specifiche che ancora nel 2025 non sono accessibili a tutti. Inoltre per tantissimi soggetti, l’uso del denaro contante per effettuare i pagamenti è l’unica modalità possibile in relazione alla origine delle proprie fonti di reddito.
*Dottore Commercialista - Revisore Legale
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