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Il commercialista
10 Dicembre 2024 - 15:33
Il concordato preventivo biennale
Parte male la settimana sotto il profilo dei rapporti tra fisco e cittadini e questo a causa di una pioggia di PEC inviate a molti cittadini italiani, in possesso di partita iva, per “spingere” l’adesione al concordato preventivo biennale entro il 12 dicembre.
Per ricordare ai lettori il tema oggetto di trattazione, il concordato preventivo biennale è una misura di conciliazione fiscale tra possessori di partita iva ed Erario mediante la quale si ha l’opportunità per le annualità 2024 e 2025, di pagare le imposte non in relazione al reddito realmente prodotto ma in relazione ad una media dei redditi precedentemente realizzati, incrementata di una percentuale, fruendo come vantaggio generale della esenzione da accertamenti fiscali. E’ chiaro che se si realizzerà un reddito effettivo maggiore di quello concordato, si otterrà un vantaggio fiscale. Se si realizzerà un reddito effettivo minore, si avrà uno svantaggio, mitigato comunque da una generale esenzione da accertamento fiscale alla quale si aggiunge una sorta di “condono” per le annualità che vanno dal 2018 al 2022, pagando un supplemento di imposte.
Come anticipato nelle scorse settimane, il termine per aderire alla proposta è stato il 31 ottobre, poi prorogato al 12 dicembre prossimo. Le adesioni, stimate in due milioni e mezzo, sono state assai più scarse, arrivando a circa 700 mila. In relazione a questo mancato obbiettivo, probabilmente, Agenzia Entrate ha iniziato una straordinaria campagna di comunicazione volta a sollecitare l’adesione alla misura da parte dei possessori di partita IVA, pochi giorni prima del periodo nel quale, tra l’altro, la legge impedisce di “disturbare” i cittadini per effetto di una generale tregua fiscale. La questione non è passata inosservata nelle forze di governo, al punto da generare uno scontro tra il sottosegretario all’economia Leo e la Lega.
La mail recapitata ai cittadini, in una prima formulazione, ricorda a tutti coloro i quali hanno presentato dichiarazione annuale dei redditi entro il 31 ottobre 2024 che è stato prorogato il termine di adesione al concordato preventivo biennale per gli anni 2024 e 2025 e fin qui non ci sarebbe poi tanto di male. A questa comunicazione ne è seguita una successiva che fa leva su eventuali anomali relative al reddito dichiarato rispetto alla media del lavoratori dipendenti dello stesso settore. Proprio così: se hai un reddito inferiore a quello dei lavoratori dipendenti dello stesso settore potresti essere destinatario di una comunicazione che ti sollecita a verificare quello che hai dichiarato ed eventualmente aderire al concordato preventivo biennale con scadenza al 12 dicembre 2024. Le reazioni a questa modalità di “incentivazione” sono partite dalle categorie professionali in primis.
“I recenti invii di lettere da parte dell’Agenzia delle Entrate non favoriscono la compliance fiscale, ma generano confusione e preoccupazione tra i contribuenti. Si tratta di comunicazioni prive di reale contenuto tecnico-informativo, che provocano timori tra i cittadini e impongono ai commercialisti attività di assistenza a basso valore aggiunto, spesso difficilmente retribuibili”. Hanno dichiarato in una nota congiunta Francesco Cataldi, presidente dell’Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili, Edoardo Ginevra, presidente dell’Associazione Italiana Dottori Commercialisti, e Maria Pia Nucera, presidente dell’Associazione Dottori Commercialisti. Perfino il dipartimento economia della Lega ha sentito l’esigenza di intervenire sul tema con una nota. Nonostante le comunicazioni arrivino dall’Amministrazione finanziaria che vede come numero uno proprio un esponente del partito, Giancarlo Giorgetti.
“Troviamo sbagliata nel merito e nel metodo la pioggia di lettere che l’Agenzia delle entrate ha riversato sui contribuenti italiani per contestare ipotetiche anomalie, con l’obiettivo di indurli ad aderire al concordato preventivo biennale, indipendentemente dal loro merito fiscale. La Lega ritiene che così si snaturi uno strumento nato per stabilire un patto di lealtà fra contribuente ed erario e quindi non condivide né lo spirito nell’obiettivo di una simile comunicazione.” Cosa estremamente più inaccettabile è che un primo intervento del Governo è stato quello di introdurre la sospensione delle attività di sollecitazione fiscale in alcuni periodi specifici dell’anno, durante le festività e in piena estate. Ci troviamo di fronte purtroppo ad una inversione di tendenza rispetto a questo orientamento che aveva aiutato a migliorare la gestione della compliance fiscale.
Intanto Agenzia Entrate prova a stemperare il clima con una nuova nota nella quale specifica che: “Non occorre fare nulla. La comunicazione ricevuta ha un valore puramente informativo, non anticipa un’attività di controllo e non richiede di attivarsi per fornire un riscontro all’Agenzia delle Entrate.” Staremo a vedere dopo il 12 dicembre.
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