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Il commercialista

Nei campi oltre 200 mila lavoratori invisibili, il Ministro Calderone promette una stretta

Un lavoratore su quattro risulterebbe irregolare e il 70% dei lavoratori del comparto sarebbe composto da extracomunitari

Ancora un caso di caporalato nelle campagne

Caporalato nelle campagne

La tragica morte del lavoratore indiano, Satnam Singh, nelle campagne di Latina, terribile nelle sue modalità, riaccende un tema complesso legato alla gestione del lavoro in agricoltura, che ancora non accenna a risolversi.

I nuovi lavoratori nelle campagne italiane sono in prevalenza extracomunitari, spesso sconosciuti alle questure territoriali, impiegati in un settore in cui la manodopera è ancora determinante ed il rapporto tra le condizioni economiche e quelle dei lavoratori produce aberrazioni non tollerabili in una società civile. Un lavoratore su quattro, secondo l’incrocio dei dati Istat, risulterebbe irregolare e il 70% dei lavoratori del comparto sarebbero extracomunitari. Gli orari di lavoro andrebbero dalle 8 alle 9 ore ed in periodi di maggiore impiego toccherebbero le 14 ore, per una paga media di 30 euro da dividere con gli intermediari.

Viene da pensare che i voucher in agricoltura, introdotti diversi anni fa e poi revocati, avessero una maggiore utilità rispetto allo stato attuale delle cose. Il numero di irregolari in agricoltura, il settore economico di pronto impiego a più alto tasso di sommerso, riguarderebbe 234 mila unità, di cui 100 mila totalmente invisibili rispetto agli strumenti di analisi delle istituzioni italiane; lavoratori in nero e senza permesso di soggiorno. Il calcolo è presto fatto secondo l’Istat. Si ricaverebbe dal rapporto tra produzione agricola e ore lavorate dichiarate ufficialmente. In agricoltura sono 2,4 miliardi di ore lavorate l’anno, secondo il valore della produzione dichiarata nel settore, ma gli occupati ufficialmente rintracciabili sarebbero un milione, tra soggetti regolari e irregolari. E’ evidente che i conti non tornano. Non tornano neanche le modalità di reclutamento e sfruttamento di questi uomini e donne, ancora affidate al ruolo degli intermediari - caporali - come quello che ha reclutato il lavoratore indiano deceduto a Latina, già indagato da oltre 5 anni, secondo fonti della Procura di Latina pubblicate da alcune testate giornalistiche nazionali.

Dalle rotte della immigrazione clandestina, gli irregolari in agricoltura sono uno su quattro e soprattutto cittadini extracomunitari, circa il 70%. Sono reclutati da figure intermediarie che riescono a intercettare la richiesta di lavoro e dirottarla nei campi o per mare, nella pesca, li dove i cittadini italiani richiederebbero, come è giusto che sia, condizioni di lavoro regolari e dignitose. Un fenomeno che distorce il mercato ma che è anche difficile da contrastare. I caporali sono efficientissimi nell’intercettare i lavoratori, spesso offrono loro alloggi di fortuna e trasporti e prendono parte delle misere paghe come compenso. L’orario di lavoro in agricoltura, secondo i contratti nazionali, dovrebbe essere di 6 ore e trenta minuti ma spesso supera le 10 ore, secondo Flai CGIL che proprio attraverso il suo osservatorio “Placido Rizzotto” fa rilevare come nell’Agro pontino si siano registrati picchi di impiego irregolare sino alle 14 ore al giorno. La vicenda giudiziaria apertasi a Latina apre anche altri scenari particolarmente drammatici. Resistere alla stanchezza e allo sfinimento avrebbe richiesto uso di droghe, oppiacei e anti spastici, forniti, secondo le indagini, da un medico ASL di Latina, finito agli arresti.

Come è finito agli arresti un datore di lavoro della stessa zona che si era fatto recapitare oltre 30 chili di stupefacenti per far lavorare di più i suoi braccianti. Il “Rapporto sulle agro mafie e sul caporalato” dell’Osservatorio CGIL segnala inoltre che i drammi peggiori sono registrati tra le lavoratrici irregolari, circa 55 mila. Percepiscono un compenso più basso del 20% rispetto agli uomini, vivono in condizioni disumane e spesso subiscono abusi fisici e sessuali. Nella “classifica” delle nazionalità, gli irregolari proverrebbero maggiormente da Italia, Romania e a seguire Marocco, India, Tunisia, Algeria, Nigeria, Mali, Burkina Faso, Costa d’Avorio. Di fronte a questo dramma, che non accenna a placarsi, il Ministro Calderone, promette interventi immediati ed il 20 giugno scorso ha rilasciato il seguente comunicato stampa: “Ringrazio tutto il personale impegnato nella costante attività di controllo e contrasto al caporalato, che ha portato a risultati concreti con l’indagine coordinata per diversi mesi dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord. È anche grazie alla professionalità e alla tenacia dei carabinieri del Comando Tutela del Lavoro e degli ispettori del lavoro INL che è stata sgominata un’altra rete di sfruttatori di braccianti.

Un risultato reso possibile dalla collaborazione fra le istituzioni e diramazioni dello Stato. Continueremo a perseguire con decisione queste forme di moderno schiavismo che sfrutta lo stato di necessità delle persone, costringendole a condizioni di lavoro inaccettabili. Come Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali ribadisco l’impegno a usare tutti i mezzi a nostra disposizione per contrastare i comportamenti messi in atto da individui senza scrupoli, che pensano di comprare la vita delle persone con pochi spiccioli. Renderemo questi mezzi ancora più incisivi, come abbiamo già fatto reintroducendo il reato penale di somministrazione illecita di manodopera che era stato abrogato nel 2016”.

 

*Dottore Commercialista
Revisore Legale

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